BELFORT, Andrea
Originario della Piccardia, risulta attivo come copista e tipografo a Ferrara fra il 1470 è la fine del secolo.
La maggior parte di coloro, che hanno trattato del B., sino a D. Fava (l'ultimo che di lui ha scritto), asseriscono che il suo cognome deriva dalla città che gli diede i natali. Nulla di meno esatto: Belfort (Alto Reno) si trova tra i Vosgi e il Giura e faceva parte della Franca Contea; in un documento ferrarese (Atti del notaio Giovanni Agolanti)relativo alla concessione al B. di una casa posta nella parrocchia di S. Agnese si legge: "Investivit magistrum Andreani filium quondani Roberti de Belfortis de Picardia scriptorem civeni et habitatorem civitatis Ferrarie". Dunque il B. era di origine piccarda, e la Piccardia si trova sulle coste dell'Atlantico (Somme, Oise, ecc.) e Belfort ne è ben lontana. Più probabile è che il "Belfortis" sia la latinizzazione di "Beaufort", cognome molto comune nelle regioni nord-occidentali della Francia. Ancora meno rispondente a verità è stata l'opinione di taluno che fece del B. un cittadinQ- originario di Ferrara (e non un cittadino di quella città per "incolato") dal cognome Belforte. Ad essa si oppongono le molte sottoscrizioni del B.: "Per Andream Gallum", "per Andream Gallicum", "Andreas cui Francia nomen tradidit", "Andreas Belfortis gallicus", "Andrea Francigena", ecc.
Nel 1470 il B. era a Ferrara, ove esercitava. l'arte del copista, ed era già cittadino di quella città (evidentemente per "incolato" di almeno dieci anni). In quell'anno acquistò la casa nella contrada di S. Croce (parrocchia di S. Agnese), ove sempre abitò. Prese in moglie una Maddalena, e ne ebbe un figlio Roberto (che nel 1503 sposò Lucrezia di Lodovico Pasolari, della famiglia che ha oggi il cognome Parolari, di Revere, distretto del Mantovano) ed una figlia Francesca (che sposò un tal Giovanni di Francia, falconiere del duca).
Nell'ambiente raffinatamente colto della capitale estense il B. intuì presto che la- nuova tecnica di produzione libraria avrebbe rapidamente fatto tramontare la vecchia arte dei copisti. Un documento (Atti del Maestrato) del 22 nov. 1470 ci informa che un tal Clemente Donati aveva fatta istanza al duca perché gli fosse concesso di venire con la famiilia "ex Roma" ad impiantare una tipografia in Ferrara, a condizione -che il pubblico erario gli garantisse il mantenimento suo, della famiglia e di otto torcolieri per tre anni. La proposta - della quale si riconobbe l'utilità - non poté essere accolta per le gravi spese che la città aveva dovuto sostenere in quell'anno a causa della rotta del Po a Bariano e Berra e per i lavori di rafforzamento e completamento della cinta muraria. Il B. - probabilmente a conoscenza del, favore che l'iniziativa avrebbe trovato da parte dei reggitori di Ferrara - cominciò l'impresa a sue spese nel 1471, senza chiedere né sovvenzioni né favori particolari, pubblicando nello stesso anno gli Epigrammata di Marziale, le Elegantiolae di A. Dati, e le Facetiae di Poggio Bracciolini.
Sugli inizi della sua attività vi sono due questioni non chiare né facili da, risolvere: fu veramente solo il B. nel 1471, oppure ebbe un socio, tipografo già esperto? Fu il Dati o il Marziale il suo primo prodotto e quindi il primo libro stampato a Ferrara? Un documento del 17 ott. 1471 (rogito di Tomaso Meleghini) ci informa che Andrea francese e maestro Stazio figlio di Simone - francese "ambo sotii et impressores librorum ad stampam" promettono a Tommaso Ferrando di Brescia che uno di loro si recherà in quella città insieme col detto Ferrando e vi risiederà per non meno di tredici mesi per "laborare ibidem Brixiae et libros imprimere". L'atto considera tutte le eventualità della collaborazione e dei programma tecnico ed economico della società. Questo documento - che è importantissimo per la datazione delle prime edizioili bresciane - lascia il dubbio ragionevole che il B. fosse già socio di fatto dei connazionale e che ad entrambi - e non. a lui solo - vada il merito dell'introduzione della stampa in, Ferrara: e questo in contrasto con tutta la tradizione bibliografica. Non fu certo il B. a recarsi a Brescia, perché n" tredici mesi successivi alla data dell'atto citato egli si trovava sempre m Ferrara; e necessariamente dovette essere stato lo Stazio dì Simone francese, ma il suo nome non si incontra mai né in edizióni bresciane, né in edizioni ferraresi. La seconda questione - a guardar semplicemente le date delle edizioni belfortiane - sembra non sussistere, giacché si ha Dati Agostino, Elegantiolae: 12 marzo 1471 (unicum nella Bibl. Com. di Piacenza) e Martialis Epigrammata: 2 luglio 1471 (unicum a Londra, British Museum). Ma esaminando l'unicum della Comunale di Piacenza ci si accorge che nell'incipit si legge il nome esatto dell'autore: Agostino Dati, mentre nell'explicit questo nome èsostituito da quello di Maffeo Vegio, errore certo inesplicabile e molto grave. Ed ancora: nella Bibi. Universìtaria di Pisa è conservato un diverso esemplare della 1 medesima operetta che ha il colophon corretto e la data di stampa 19 ott. 1471. Che si tratti di una nuova edizione non è probabile, giacché bisognerebbe ammettere che in pochi mesi si fosse esaurita la prima, cosa non credibile conoscendo con quanta lentezza si smerciavano i libri nel sec. XV. Più probabile sembra che si tratti di due tirature parziali, nelle copie della seconda essendosi corretto l'errore sfuggito nella prima. In questo caso bisognerebbe ammettere che il B. abbia impiegato sette mesi per accorgersi dell'errore. Ma anche ammesso questo, perché la continuazione della tiratura non si sarebbe proseguita tutta nel marzo, quando il B. non si fosse avveduto dell'errore? Se infine si ammette che il colophon delle Elegantiolae sia errato anche nella data, le contraddizioni non esistono più. Ma questa è una questione che si può prospettare, ma non risolvere con i dati che oggi si possiedono. All'edizione delle Facetiae di Poggio (già pubblicate a. Roma da Georg Lauer l'anno innanzi) il B. non appose il suo nome, ma solo la data 5 ag. 1471.Il 19 ottobre dello stesso anno si ha invece l'edizione delle Elegantiolae sopra citata.
L'attività editoriale svolta dal B. seguita nel 1472 e negli anni successivi. Da un atto rogato dal notaio Giacomo della Mella in data 10 giugno 1473 si apprende che tra "Andreas francigena" e maestro Bernardo Camerio si conviene una società occasionale per la durata di cinque mesi e mezzo, allo scopo di pubblicare le Institutiones Iustiniani cum glossis: il Carnerio si obbligava a fornire "omnem quantitatem papyri" necessaria alla stampa di 200 copie dell'opera, mentre il B. si impegnava a porre ogni sua cura nell'esecuzione della stampa stessa., Con successivo atto del 5 nov. 1473 i due soci si danno mutua quietanza e sì dichiarano soddisfatti l'un dell'altro. Questo Bernardo Carnerio era un cartolaio di antica famiglia ferrarese, già in commercio dal 1457, e padre di quell'Agostino, che divenne celebre stampatore in Ferrara, in concorrenza con il Belfort. Dal settembre 1475 alla fine del 1481 l'attività del 33 ha una lacuna, proprio quando si sviluppa (1474-1479) la nuova azienda del Carnerio. E di questa interruzione non si conoscono le cause. Nel 1481 il B. riprende a stampare e continua (con opere, anche scientifiche, di notevole impegno: M. Savonarola, Gordonius, Arculanus, Avicenna, ecc.) sino al 3 sett. 1493, quando con la Compilatio astronomica dell'Alfraganus la sua azienda si chiude. Ed in questo suo ultimo prodotto per la prima volta compare (mai il B. aveva illustrato i suoi libri) una figura assai bella, che presenta nell'incisione influenze dello stile di Cosmè Tura. Il B. visse ancora più anni: da un atto del 4 apr. 1495 (notaio Bellino Pregolini) si ricava che egli aveva ripreso il vecchio stato di "scriptor et venditor librorum a stampa" e che abitava ancora a Ferrara. La tradizione bibliografica lo fa vivere sino all'anno 1505 circa: ma si ignora su quali documenti essa possa fondarsi.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Ferrara, Atti del Maestrato (1470); Ibid., Arch. notarile, Atti Giovanni Agolanti (1470); Atti Tomaso Meleghini (1471); Atti Giacomo della Mella (10 giugno 1473 e s nov. 1473); Atti Giovanni da Carpi (1473); Atti Bellino Pregolini (1495); L. N. Cittadella, La stampa in Ferrara, Torino 1873, pp. 6 ss.; A. Baldini, Il Primo libro stampato in Ferrara, in Il Bibliofilo, IX (1888), pp. 127-129; G. Fumagalli, Lexicon..., Firenze 1905, pp. 125, 283; V. Scholderer, Catal. of printed books in the XV century now in the Brit.Mus., VI, London 1923, pp. 601 ss.; D. Fava, B. A., in Encicl. Ital., VI, Roma 1930, p. 503; G. Agnelli, La stampa in Ferrara, in Tesori delle Bibl. Ital.: Emilia e Romagna, Milano 1932, pp. 454, 459, 462, 470, 481.