BIANCHI (Blanqui), Andrea
Nato il 25 nov. 1677 a Campione, fu accolto nella Compagnia di Gesù in qualità di fratello coadiutore, a Roma, il 1º febbr. 1716. Dopo aver trascorso due mesi nel noviziato di S. Andrea al Quirinale, il B. partì per le riduzioni del Paraguay, aggregandosi a una spedizione di circa sessanta missionari gesuiti. L'anno successivo lavorava come architetto a Buenos Aires, in compagnia del confratello G. B. Primoli, al compimento della chiesa di S. Ignazio, progettata e iniziata nel 1710 da G. Kraus, anch'egli appartenente alla Compagnia, morto nel 1714.
Nulla sappiamo della formazione architettonica del B.: l'analisi delle opere che ci ha lasciato, oltre che la provenienza lombarda, lascerebbe, pensare a un soggiorno in Toscana e a un attento studio dei trattati del Serlio. L'attività infaticabile di architetto che lo tenne intensamente occupato per ventitré anni tra Buenos Aires e Córdoba (Tucumán) ci viene segnalata da documenti che gli attribuiscono il nome spagnolizzato di Blanqui.
L'edificio che reca impressa con maggiore chiarezza l'impronta personale dello stile del B. è la chiesa del Pilar di Buenos Aires (1717-1732).
La pianta corrisponde allo schema tipico dell'edilizia gesuitica che si rifà come modello al Gesù di Roma; la luce penetra dall'alto distendendosi sulle superfici dei lisci pilastri, sulle volte, sulla cupola schiacciata e senza tamburo; nella facciata, coronata da un timpano triangolare, pilastri e cornici di pietra scura chiudono in un rigido gioco geometrico zone bianche nelle quali si aprono nicchie. Tanta semplicità e compostezza di elementi contrasta con gli eccessi ornamentali ai quali si abbandonava l'architettura barocco-coloniale dell'epoca.
Tra il 1721 ed il 1733 il B. edificò a Buenos Aires la chiesa detta "La Merced", che è simile alla precedente, ma è più grande ed è coronata da una cupola che si leva su un alto tamburo. Sua opera è anche in Buenos Aires il convento delle monache cateriniane con chiesa annessa. Quest'ultimo complesso è stato molto manomesso nei secoli successivi, ma ciò che è possibile intuire del suo aspetto originale ci parla di uno stile concepito in termini austeramente serliani. Dal 1730 il B. risiedette presso il collegio dei gesuiti a Córdoba, dove è accertata la sua collaborazione ai lavori della cattedrale.
L'impronta dello stile del B. è evidente nel solenne e composto portico a tre arcate, quasi un'anticipazione neoclassica, col suo timpano triangolare, i suoi pilastri toscani, il suo geometrismo così palesemente in urto con le parti dello stesso edificio compiute da altri architetti, che sentivano in maniera ben più irrequieta il fascino del decorativismo barocco sposato agli elementi emblematici propri della tradizione artistica locale.
Nelle vicinanze di Córdoba l'opera del B. è presente nelle chiese di Jesús Maria e Alta Gracia, due delle estancias che erano vaste fattorie possedute dai gesuiti ed amministrate ad imitazione delle riduzioni. Questi due edifici sono fra gli esempi più belli dell'architettura coloniale argentina; erano però incompiuti quando il B. morì a Córdoba il 25 dic. 1740.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Societatis Iesu,Rom. 175, p. 67; Ibid.,Paraq. 6, f. 83v, 139, 177v, 218, 245; M. J. Buschiazzo,Argentina: monumentos histór. y arqueológ., Mexico 1959, pp. 34 ss.; G. Furlong,Arquitectos argent. durante la dominación hispánica, Buenos Aires 1946, pp. 149 ss.; M. Solá,Historia del arte hispano-americano, Barcelona 1935, p. 256; M. Batllori, recens. a Publicaciónes de la Academia de Bellas Artes…, in Archivum Historicum Societatis Iesu, XIX (1950), pp. 291 s.