BORGIA, Andrea
Appartenente ad un ramo minore della grande famiglia valenciana illustrata dai pontificati di Callisto III e di Alessandro VI, ramo trapiantato nello Stato ecclesiastico sin dal principio del secolo XVI, nacque a Palestrina nel 1601.
Destinato alla carriera ecclesiastica, il B. seguì dapprima i corsi giuridici dello Studio romano della Sapienza, e qui si addottorò in diritto canonico e civile presumibilmente intorno al 1620. Entrato quindi in prelatura, probabilmente ottenne subito qualche modesto impiego di Curia, forse nelle cancellerie di Grazia e di Giustizia dirette allora dal cardinale Maffeo Barberini: un'ipotesi questa che sembra autorizzata dalla successiva familiarità del B. con la famiglia di Urbano VIII, il quale in effetti amò circondarsi dei suoi antichi collaboratori curiali. Quali fossero comunque le sue prime attribuzioni non è dato sapere: certo è che sin dai primi anni del pontificato barberiniano, lo si trova a fianco del cardinal nepote Francesco Barberini con incarico di segretario. Se e quanto il B. partecipasse intale veste alla elaborazione e alla realizzazione della politica barberiniana, non è possibile stabilire, poiché, come spesso accade, la figura del segretario rimane completamente assorbita e oscurata pubblicamente da quella del suo patrono. Del resto è possibile che le incombenze del B. fossero meramente familiari e private.
Una sola volta fu attribuito al B. un incarico di rilievo pubblico, che testimonia anche dell'assegnamento che da parte del cardinale e dello stesso pontefice si faceva sulla sua accortezza e sulla sua discrezione, e fu nel 1631, quando la diplomazia barberiniana fu impegnata a realizzare la pacifica devoluzione del ducato di Urbino alla Santa Sede, vivo ancora, e consenziente, l'ultimo duca, il vecchio Francesco Maria Della Rovere.
Si trattava, in sostanza, di mantenere il duca nelle sue buone disposizioni, non provocando occasioni di attrito ed evitando di creare difficoltà a un tranquillo passaggio di poteri. Senza alcuna veste diplomatica ufficiale, proprio per non sottolineare l'importanza della missione, il B. fu inviato da Urbano VIII nell'antico ducato in qualità di vicario generale del cardinale Francesco Barberini nell'abbazia di Castel Durante, una carica che faceva ottimamente al caso poiché il Della Rovere, ridotto ormai praticamente alla condizione di privato, aveva eletto appunto il feudo di Castel Durante quale suo ultimo rifugio. Il B. seppe assolvere con il tatto richiesto al compito affidatogli, mantenendo ottimi rapporti con il duca, e raccogliendo in nome del pontefice il giuramento di fedeltà delle popolazioni al nuovo regime senza che incidenti turbassero l'operazione.
In premio del suo contributo in questa occasione e dei suoi antichi servizi, Urbano VIII il 13 luglio del 1643 elevò il B. alla dignità episcopale, chiamandolo a succedere a Francesco Romualdo Mileti nel seggio di Segni. Alla sua opera si dovette la costruzione nella diocesi del seminario e del Monte di pietà.
Il B. morì a Roma il 17 luglio 1655 e fu seppellito in S. Maria del Popolo.
Bibl.: L. Cecconi, Storia di Palestrina, Ascoli 1756, pp. 367 ss.; (P. Petrini), Memorie prenestine, Roma 1795, p. 249; P.Gauchat, Hierarchia catholica..., IV, Monasterii 1935, p. 315.