DELLA TERZA, Andrea
Ricordato nella cronaca del convento domenicano di Orvieto con l'appellativo "de Tertia", il D. apparteneva con tutta probabilità a una famiglia orvietana attestata nelle fonti coeve. Non esiste infatti nell'Orvietano e fuori una località facilmente identificabile con questo nome, mentre "Della Terza" è un cognome tuttora ricorrente. Non si conoscono né il nome del padre né la data della nascita che dovette però cadere nell'ultimo scorcio del sec. XIII.
Il Masetti, particolarmente versato nelle memorie domenicane umbre, lo dice "Fr. Andreas cognomento della Terza Urbevetanus" ed è probabile ch'egli adoperi il termine "cognomento" nel senso più esplicito, cioè di vero e proprio cognome. La stessa Cronica del convento d'Orvieto, nella lista necrologica del continuatore di Giovanni Mattei Caccia, ricorda altri religiosi "de Tertia", morti tra il 1348 e il 1363: Andreas Nalli de Tertia, Thomas Iutii de Tertia, Nerius de Tertia (pp. 131 s.). Ma più significativa è l'identificazione del terzo necrologio: "Frater Symonettus, diaconus, de domo de Tertia traxit originem" (p.113), ove la frase "de domo de" sta chiaramente a significare il casato.
Il D. entrò nel convento di S. Domenico di Orvieto appena tredicenne. Fu religioso di vita austera e per due volte coprì la carica di sottopriore del convento orvietano e di visitatore nella provincia romana: fu anche priore di Pistoia e di Tivoli.
Nel 1315 partì missionario per il Vicino Oriente, ove stava formandosi la Società o Congregazione dei frati peregrinanti, retta da un suo confratello umbro, Franco da Perugia, che nel 1318 lasciò la carica di vicario generale perché promosso alla sede arcivescovile di Sultaniyeh (Soltānïyeh) in Persia. Il campo d'azione dell'attività missionaria del D. fu soprattutto la costa del Mar Nero, dove, a Trebisonda, capitale dei Comneni e sede d'una fiorente colonia genovese, fondò - in data non conosciuta - un ospizio o un convento per i frati. Nel 1322 tornò in Europa e si recò alla Curia papale di Avignone, ove si prodigò per ottenere da Giovanni XXII nuovi privilegi per i missionari. In data 10 settembre, poco prima di lasciare Avignone, ricevette un'elemosina di 20 fiorini dalla Camera apostolica. Nel viaggio di ritorno fece sosta nel suo convento di Orvieto, nell'intento di reclutare religiosi per la missione in Oriente.
Nella seconda fase della sua permanenza in Oriente fu eletto vicario generale della Società dei frati peregrinanti. Stando sempre ai dati del necrologio, ciò sarebbe avvenuto sedici anni dopo la sua prima partenza, cioè verso il 1331, al tempo del maestro generale Barnaba Cagnoli da Vercelli.
Non è, tuttavia, molto certa - benché accettata dagli specialisti - questa interpretazione del passo della Cronica del convento di Orvieto che dice: "Qui postquam per XVI annos inter nationes gentium seminavit verbum Dei, fructum meruit percepire salutarem... Ita quod, propter industriam qua ponebat in spiritualibus et temporalibus, factus est vicarius generalis per magistrum ordinis super omnes fratres cuntes ad nationes" (pp. 110 s.). Tra il primo vicario generale, Franco da Perugia, fino alla nomina del D. - cioè dal 1318 al 1331 - rimarrebbero troppi vuoti e troppe incertezze nella serie dei vicari generali; d'altra parte, i due periodi della permanenza del D. in Oriente non debbono essere stati necessariamente connessi. Rimane tuttavia documentato che dal 1325 al 1329 circa fungeva da vicario generale Giovanni da Cori, successo a Franco da Perugia nell'arcivescovado di Soltānïyeh o Sultaniyeh il 9 ag. 1329, e che il capitolo generale di Milano del 1340 nominava un nuovo vicario generale nella persona di Giacomo da Fossano.
Il D. morì a Trebisonda nel 1343.
Un'aggiunta del sec. XV al necrologio di Giovanni Mattei Caccia farebbe del D. il primo inquisitore tra gli infedeli, notizia non confermata da altre fonti, benché accettata e riportata quasi ad litteram dal Masetti.
Fonti e Bibl.: Acta capitulorum provincialium provinciae Romanae (1243-1344), a cura di T. Käppeli-A. Dondaine, Romae 1941, p. 159(il capitolo provinciale romano di Rieti del 1305assegna il D. al convento di Orvieto); P. T. Masetti, Monumenta et antiquitates veteris disciplinae Ordinis praedicatorum, I,Romae 1864, p. 460;J. Mactei Caccia, Chronique du couvent des Prêcheurs d'Orviéto, a cura di A. M. Viel-P. M. Girardin, Rome-Viterbe 1907, pp. 109 ss.,113, 131 s.; R. Loenertz, Les missions dominicaines en Orient au XVème siècle et la Société des frères pérègrinants pour le Christ, in Archivum fratrum praedic., II (1932), pp. 23 s., 60, 69;Id., recens. a B. Altaner, Die Kenntnis des Griechischen in den Missionsorden während des XIII. und XIV. Jahrhunderts, ibid., V (1935), p. 388;Id., La Société des frères pérègrinants. Étude sur l'Orient dominicain, I,Roma 1937, pp. 12, 30, 36, 98; Id., Iacobi praedicatoris ad Andronicum Palaeologum maiorem epistula, in Archivum fratrum praedic., XXIX (1959), p. 75 n. 7.