Andrea di Bonaiuto (o Bonaiuti o da Firenze)
Pittore attivo in Toscana nella seconda metà del 14° secolo. Nato a Firenze probabilmente intorno al 1320; dal 1346 iscritto all'Arte dei medici e degli speziali, abitava nel quartiere di S. Maria Novella. Nel 1366-1367 è citato come membro della commissione che esaminava i progetti per il duomo fiorentino: intanto, come provano i pagamenti del 1366, lavorava agli affreschi della sala capitolare del convento di S. Maria Novella (Cappellone degli Spagnoli). Nel 1368 è ricordato a Orvieto e nel 1374 divenne membro della Compagnia di s. Luca; all'ottobre del 1377 risalgono i pagamenti per il ciclo affrescato con le Storie di s. Ranieri nel Camposanto di Pisa. Nello stesso anno il pittore faceva testamento e poco dopo moriva.
A partire dal 1846, quando Bonaini scoprì e pubblicò i pagamenti a un Andrea da Firenze per gli affreschi pisani, e dal 1878, anno in cui, nel suo commento alle Vite di Vasari, Milanesi affermò l'identità di questo pittore con A., membro della commissione per S. Maria del Fiore e della Compagnia di s. Luca e autore del testamento del 1377, la figura del pittore ha attirato un notevole interesse; soprattutto perché la sua opera si presta particolarmente a interpretazioni di tipo contenutistico o sociologico e, più recentemente, iconologico.
Egli fu infatti strettamente legato ai Domenicani, per i quali operò nel Cappellone degli Spagnoli e nel Camposanto di Pisa; in effetti in ambedue i casi gli affreschi possono dirsi portatori di significati direttamente ispirati alla dottrina dell'Ordine.
La vasta sala capitolare di S. Maria Novella ha volta scompartita in quattro vele, che recano rispettivamente, a partire da quella soprastante l'ingresso e procedendo verso destra, la Resurrezione, la Navicella, l'Ascensione e la Pentecoste. In corrispondenza delle vele, sulle pareti, nello stesso ordine, si trovano: le Scene della vita di s. Pietro martire, la c.d. Chiesa Militante e Trionfante, la Crocifissione, con la Salita al Calvario e la Discesa al limbo, e infine il Trionfo di s. Tommaso.
È subito evidente che la stessa vastità di concezione, complicazione di elementi, abbondanza di particolari fittamente intenzionati non autorizzano interpretazioni troppo univoche: come quella - in passato la più fortunata - per la quale il programma degli affreschi sarebbe stato ispirato da Jacopo Passavanti, priore di S. Maria Novella fino al 1357, e rifletterebbe la sua opera, lo Specchio di vera penitenza.Si sono evidentemente riversate nel programma degli affreschi tutte le valenze più strettamente 'domenicane', della glorificazione dell'Ordine, nell'attività dei suoi santi (Domenico, Tommaso, Pietro Martire) e dei suoi frati inseriti nel corpo della Chiesa; ma di certo il programma tentava anche di dare una rappresentazione sintetica e simbolica della vita e della dottrina cristiana, nell'ottica speciale domenicana. Il nucleo generatore è stato quindi ricercato nella celebrazione del Corpus Domini, visto in funzione antiereticale e quindi nella specifica attività dell'Ordine, impegnato contro gli eretici nella vita quotidiana oltre che nella speculazione teorica (Romano, 1976). Oppure è stato sottolineato il legame della decorazione del Cappellone con quella delle altre sale capitolari conventuali toscane, emiliane o venete, tenuto conto del fatto che l'ambiente decorato accoglieva non solo i capitoli solenni dell'Ordine, ma anche quelli quotidiani, dedicati al momento comunitario e di verifica nella vita dei frati (Gardner, 1979).
Meno complessa l'orditura teologica degli affreschi del Camposanto pisano: si tratta in questo caso di una rappresentazione di alcuni fatti della vita di s. Ranieri, cui sono estranee le elaborazioni concettuali del ciclo fiorentino del quale, invece, ripete palmarmente figure e soluzioni formali. Il ciclo fu comunque lasciato incompleto per la morte di A. e fu terminato da Antonio Veneziano.
È piuttosto recente l'interesse critico, strettamente filologico, verso A. ed è dovuto essenzialmente alla corrente di studi sul Trecento fiorentino (in particolare Boskovits, 1975; Offner, Steinweg, 1979). La pittura di A., della quale già Vasari, scindendo la paternità del ciclo di S. Maria Novella tra Taddeo Gaddi e Simone Martini, aveva indicato la caratteristica bipolarità stilistica, assunse una funzione rilevante negli anni successivi alla metà del secolo, dopo la grande crisi che Meiss (1951) ha focalizzato e riunito intorno al 1348, l'anno della peste nera. Più che verso Taddeo Gaddi, tuttavia, è verso Maso di Banco che A. si mostra debitore, specie per quella 'abbreviazione' formale di cui parla Boskovits (1975), che produce una fluidità delle forme colorate, una semplificazione dei volumi e dei rilievi in favore degli effetti di piano continuo, fittamente popolato di figure e di particolari. In questo il pittore, oltre che ai senesi, si avvicina anche ad artisti a lui cronologicamente più vicini: al Maestro della cappella Strozzi, ad Andrea e Nardo di Cione, al Maestro della cappella Rinuccini, e con essi - specie con i fratelli di Cione - condivide il gusto per i molteplici particolari esotici, per le fisionomie caricaturali, per le 'categorie' più curiose dell'esistente.
Leggermente più impersonale rispetto agli affreschi è la produzione di dipinti su tavola circa la quale, tuttavia, si è ben lontani dall'aver raggiunto un 'catalogo' sufficientemente omogeneo e di affidabile cronologia. Ci si limita quindi a citare alcune delle opere di più probabile attribuzione e quelle sulle quali concordano gli studi più autorevoli e recenti, rinviando, per le altre attribuzioni proposte, alla bibliografia citata in calce, quali per es.: Altenburg, Staatl. Lindenau-Mus., S. Gregorio e S. Andrea; Firenze, S. Maria del Carmine, sagrestia, Madonna con il Bambino e santi; Firenze, Gall. dell'Accademia, S. Agnese e S. Domitilla; Houston, Mus. of Fine Arts, S. Barnaba e S. Nicola, S. Agnese e S. Elisabetta, Natività e Crocifissione, scomparti di polittico da completare con la Madonna con il Bambino e santi dello Statens Mus. for Kunst di Copenaghen (Boskovits, 1975); già Parigi, Coll. Mori, S. Pietro e S. Benedetto; gi'a Genova, Coll. Gnecco, Crocifisso; Tours, Mus. des Beaux-Arts, Nicodemo; Roma, Mus. Vaticani, Pinacoteca, S. Agostino (?), S. Giuliano, S. Paolo, S. Michele e Crocifissione. Ancora da ricordare: Berlino, Coll. Benedict, Madonna con il Bambino e santi; già Bruxelles, Coll. Stoclet, S. Giovanni Battista e S. Giacomo Maggiore; già Bruxelles, Coll. Van Gelder, otto figure di santi; già Firenze, Coll. Della Gherardesca, S. Bartolomeo (forse da unire ai santi di Altenburg); Firenze, Coll. Berenson, Madonna con il Bambino, santi e angeli. Vanno infine ricordati alcuni affreschi con figure di santi, nella navata destra di S. Miniato al Monte, e una Crocifissione con S. Tommaso e S. Domenico nel Chiostro Verde di S. Maria Novella, molto ridipinta; praticamente unanime è il riferimento ad A. del cartone per la vetrata dell'òcchio' di S. Maria Novella, raffigurante l'Incoronazione della Vergine.
Bibliografia
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