GATTOLA, Andrea
Nacque a Gaeta intorno al 1475 da un'antica famiglia di origine amalfitana legata agli Aragonesi.
Seguendo la tradizione del proprio casato, si trasferì in giovane età a Napoli per compiervi gli studi di diritto e iniziare la carriera nelle magistrature e nell'amministrazione del Regno. Durante il periodo del passaggio dagli Aragonesi ai Francesi e agli Spagnoli, si accostò con convinzione al partito filospagnolo mettendo in luce le proprie capacità all'interno delle cariche elettive dell'amministrazione cittadina.
Nel 1508 infatti Luca Russo, nella sua Relación sobre el gobierno interior de Nápoles redatta per Ferdinando il Cattolico, inseriva il nome del G. in un elenco di 20 "docturi" che avevano ricoperto o ricoprivano cariche pubbliche nella Municipalità, definendolo "virtuoso, fidele et jovene", da tener presente per essere utilizzato in amministrazione.
La segnalazione del Russo non fu vana perché poco tempo dopo il G. ottenne l'iscrizione nel seggio nobiliare di Portanuova e nel 1511 la carica di sindaco di Napoli e, come tale, rappresentante delle istanze non solo della città, ma anche dell'intero Regno al Parlamento generale di quell'anno. Come eletto di Portanuova, il G. fu convocato in Castelnuovo il 6 ott. 1511 dal viceré per ricevere l'annuncio della conclusione della Lega santa con il papa e l'incarico di renderlo noto al capitano della piazza.
Nel 1512 divenne giudice per le cause civili della Gran Corte della Vicaria. Restò in questa magistratura anche l'anno successivo, mentre nel 1514 passò alla più ambita carica di presidente del Tribunale della Sommaria, che conserverà fino alla morte.
L'ascesa sociale del G. fu contrassegnata anche dall'acquisto di diversi pubblici uffici per mezzo dei quali trovò sistemazione anche ad altri membri della sua famiglia: nel 1515 ottenne l'ufficio di "dohanero, thesorero et baglivo" della città di Lecce, con uno stipendio di 118 ducati (oltre ai 300 che percepiva dalla Sommaria), attività che svolse tramite i suoi fratelli. In quello stesso anno inoltre svolse una missione in Puglia e Calabria in nome dell'amministrazione vicereale per controllare l'operato dei "commissari et percepturi privinciali".
Il G. rischiò di compromettere la propria posizione alla morte di Ferdinando il Cattolico (1516), quando i seggi di Capuana, Porto e Portanuova sostennero la successione nel Regno del figlio di Federico d'Aragona, Ferdinando, duca di Calabria; ma non appena il viceré Ramón de Cardona dimostrò di voler far valere il testamento del sovrano il G. cambiò rapidamente idea e prese parte alla cavalcata del viceré per le vie di Napoli annunciante, il 20 febbr. 1516, l'avvento della regina Giovanna e di Carlo d'Asburgo.
Un anno dopo, sempre nella veste di eletto di Portanuova, il G. partì per le Fiandre con l'ambasciata che la città di Napoli inviò a Bruxelles il 5 maggio 1517 per rendere omaggio al nuovo re Carlo e ricordargli i capitoli e i privilegi concessi dai precedenti sovrani alla capitale e alle città demaniali del Regno. Nonostante lo sfarzo e il gran numero di servitori di cui si circondarono gli ambasciatori napoletani, solo l'eletto popolare G. Folliero riuscì a ottenere la conferma dei privilegi per la sua piazza, mentre i seggi nobili non ottennero nulla. Il G. fece così ritorno a Napoli il 28 ottobre, riprendendo la sua attività alla Sommaria (dove lo incontrò il commissario generale di re Carlo, C. Leclerc, durante la sua lunga indagine, svolta dal 1517 al 1521, sullo stato delle finanze del Regno) e l'acquisto di cariche.
Tra queste desiderava anche un feudo e gli parve d'averlo trovato nel 1521, quando comprò dal sovrano, ora imperatore Carlo V, il borgo di Taverna, antica terra demaniale presso Cosenza. Tuttavia, recatovisi, incontrò la decisa ostilità degli abitanti che non volevano perdere il loro status precedente sicché, non riuscendo a controllare la situazione, preferì tornare a Napoli e considerare il fatto un affare finito male.
Forse aspirava alla luogotenenza della Sommaria, peraltro saldamente nelle mani di G. De Francesco quando, prematuramente, la morte lo colse nel 1527, con ogni probabilità in seguito alle conseguenze della peste di Napoli del 1526. Il suo ufficio alla Sommaria rimase vacante per tre anni finché Carlo V non lo concesse, nel 1530 e 1531, prima a B. Bonvino e poi a B. Camerario.
Il G., come ha notato G. Coniglio, è rappresentativo di una classe di persone che, con la fedeltà alla Spagna, l'acquisto di uffici e la professione giuridica, conquistò le leve dell'amministrazione del Viceregno e innalzò la propria nobiltà; un secolo dopo i Gattola faranno parte a pieno titolo della piazza nobile di Gaeta con titoli comitali, marchionali e baronali.
Fonti e Bibl.: N. Toppi, De origine tribunalium Urbis Neapolis, III, Catalogus cunctorum regentium & iudicum Magnae Curiae Vicariae: locumtenentium, praesidentium, fisci advocatorum et rationalium Regiae Camerae Summariae Neapolis ab anno Domini 1500, Neapoli 1666, pp. 11 s., 101-104; D.A. Parrino, Teatro eroico e politico de' governi de' viceré del Regno di Napoli, I, Napoli 1770, p. 42; G. Passero, Storie in forma di giornali, a cura di M.M. Vecchioni, Napoli 1785, pp. 175, 177, 227, 235, 241; O. Gaetani d'Aragona, Memorie storiche della città di Gaeta, Caserta 1885, p. 102; R. Zeno, Il Liber privilegiorum della città di Taverna, in Arch. stor. della Calabria, II (1914), p. 317; J.E. Martinez Ferrando, Privilegios otorgados por el emperador Carlos V en el Reino de Nápoles, Barcelona 1943, pp. 39, 45; G. Coniglio, Il Regno di Napoli al tempo di Carlo V, Napoli 1951, p. 57; C. De Frede, Un medico filosofo del Rinascimento: Clemente Gattola di Vico, in Arch. stor. per le provincie napoletane, LXXVI (1958), p. 107; T. Pedio, Il Regno di Napoli e il suo bilancio in una relazione del 1521, in Annali del Mezzogiorno, VIII (1968), p. 73; G. D'Agostino, Il governo spagnolo nell'Italia meridionale (Napoli dal 1503 al 1580), in Storia di Napoli, V, 1, Napoli 1972, pp. 27, 30; G. Valente, Calabria, calabresi e turcheschi nei secoli della pirateria (1400-1800), Chiaravalle Centrale 1973, p. 100; G. D'Agostino, Parlamento e società nel Regno di Napoli (secoli XV-XVII), Napoli 1979, p. 132; Id., La capitale ambigua. Napoli dal 1458 al 1580, Napoli 1979, pp. 150, 154; Consulte e bilanci del Viceregno di Napoli dal 1507 al 1533, a cura di G. Coniglio, Roma 1983, pp. 23, 25-27, 104, 222, 254, 286.