Orcagna, Andrea (Andrea di Cione)
, Architetto, pittore e scultore fiorentino; se ne hanno notizie dal 1343 (quando è registrato nella matricola dei medici e degli speziali) al 1368 (quando, perché ammalato, i consoli dell'Arte del cambio incaricavano il fratello Iacopo di dipingere un trittico che gli era stato ordinato l'anno precedente).
È stata avanzata l'ipotesi che fosse nato intorno al 1308, poiché il Vasari lo dice morto di sessant'anni. Nel secondo Commentario del Ghiberti è ricordato come l'artista più rinomato del Trecento fiorentino dopo Giotto; si distinse per la grandiosità del comporre, il deciso plasticismo e il colore intenso.
Il maggior dipinto è la pala Strozzi in S. Maria Novella (1357), la cui parte centrale reca il Cristo entro una mandorla di cherubini in atto di dare le chiavi a s. Pietro e il libro a s. Domenico.
Anteriori al 1352, prestando fede al Vasari che asserisce esservi un ritratto di Clemente V amico dei Fiorentini, dovrebbero essere gli affreschi con il Trionfo della Morte e il Giudizio, già nella navata di S. Croce a Firenze, di cui possediamo pochi frammenti: un gruppo di derelitti che invocano la morte e parti dell'Inferno (riapparse queste ultime nel 1942). A questi dipinti, dove solo vagamente è dato rintracciare memoria di una conoscenza diretta della Commedia di D., probabilmente parteciparono anche i fratelli di Andrea, Nardo (v.) e Iacopo.
Per i posteriori affreschi (circa 1360) del Camposanto di Pisa che hanno temi eguali a quelli di S. Croce, il nome dell'O., fatto dal Vasari, è stato da tempo abbandonato (v. MAESTRO DEL TRIONFO DELLA MORTE).
Nell'ambiente fiorentino Andrea si colloca in netta reazione a quella fase di crisi pittorica attraversata dal gruppo di artisti di diretta derivazione giottesca, come Taddeo Gaddi, partendo da premesse più moderne, con un impegno morale che si ricollega a Maso e rivelando un sentimento religioso di contenuta drammaticità che pone la sua azione figurativa in parallelo con l'attiva volontà religiosa predicata dai domenicani. Nel primo convento domenicano di Firenze si trovano appunto le opere di Andrea e Nardo di Cione.
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