Andro
(gr. ῎Ανδϱοσ; lat. Andrus)
Isola del mar Egeo meridionale, seconda per estensione dell'arcipelago delle Cicladi. Posta a ridosso dello stretto di Kafereús, ove passava la principale via marittima per Costantinopoli, essa dovette ricoprire un ruolo importante nel sistema amministrativo dell'impero. Nel sec. 8° ci sono testimonianze della presenza di un governatore ed è attestata ad A. una sede della dogana imperiale. Il vescovado di A. fino al sec. 9° fu sottoposto al metropolita di Rodi e passò poi sotto la giurisdizione di quello di Atene.
Il sito dell'omonima antica capitale coincide con l'attuale cittadina di Palaiupolis. Qui nella località di Plátu e nei pressi delle attuali piccole chiese della Panaghía e della Sotíras, sono stati individuati i resti di tre basiliche, probabilmente paleocristiane, due delle quali conservano resti di pavimenti musivi; sono inoltre pervenuti molti frammenti marmorei dei secc. 4° e 5°, parte dei quali sono ora esposti nell'Archaeological Coll. di Andro. Pochi frammenti scolpiti del sec. 5°, trovati nella zona di Zagorá e di Chóra, testimoniano inoltre l'esistenza di importanti costruzioni paleocristiane.
Le testimonianze secondo cui il filosofo Leone Matematico apprese qui retorica, filosofia e matematica e studiò nelle ricche biblioteche dei monasteri dell'isola sottolineano l'importanza culturale di A. nel 9° secolo. Una transenna marmorea con raffigurazione di un leone, del sec. 9° o 10°, attualmente all'Archaeological Coll. di A., ne testimonia del pari l'alto livello artistico. Peraltro secondo un'opinione corrente, che non trova riscontro nelle fonti, nel sec. 10° lo stesso imperatore Niceforo Foca (963-969) avrebbe fondato il monastero della Panáchrantos sul monte Katafíghion, nei pressi di Chóra, la cui veste attuale risale però al periodo postbizantino.
Sotto i Comneni per l'isola iniziò un periodo di grande prosperità; nel sec. 12° fu un importante centro di produzione e commercio di tessuti di seta e le preziose stoffe exámita e zentáta erano rinomate anche in Occidente. Testimoni di questa prosperità sono i monumenti pervenuti, tra i quali sette chiese bizantine.
La chiesa del Taxiárca della Melída, nel cimitero del villaggio di Pitrofós, è stata datata alla seconda metà del sec. 11°; nel naós si conservano affreschi di questo periodo, nel bema la Vergine Platitéra e sulla volta resti dell'Ascensione. Del sec. 12° sono invece le chiese del Taxiárca di Messaría, in origine interamente affrescata, del Taxiárca il Mirabile, l'affresco della Dormizione della Panaghía di Mesatúri, la chiesa di S. Nicola nel villaggio di Kórthi, con resti di pitture nel diaconico, e quella di S. Giorgio nella località di Vathiá, presso il villaggio di Ménites, dove nel catino della protesi si conserva un affresco con un santo diacono. La chiesa della Palatianí a Chóra è stata datata all'inizio del sec. 13°, ma alcuni studiosi la ritengono di epoca postbizantina.
Tranne la chiesetta di Vathiá, che è coperta a volte, tutte le altre chiese sono a croce inscritta con cupola.
Numerosi e di ottima fattura sono anche i frammenti scultorei del sec. 12°, provenienti dalle decorazioni architettoniche e dalle iconostasi marmoree, che dimostrano stretti legami con la scultura di area ateniese. I frammenti più significativi si trovano nella chiesa del Taxiárca a Messaría, altri furono riutilizzati nella chiesa parrocchiale di S. Nicola, del sec. 18°, sempre a Messaría; nell'Archaeological Coll. di A. sono conservati quelli provenienti dalla chiesa del Taxiárca di Melída e da un'ignota chiesa bizantina demolita; infine altri pezzi sono nella chiesa del Taxiárca di Amonaklíos.
La chiesa più importante dell'isola, databile con certezza, è quella del Taxiárca di Messaría che secondo due iscrizioni pervenute fu fondata nel 1158, sotto l'imperatore Manuele Comneno, da Costantino Monastiriòti e dalla moglie Irene Prassini. Nonostante i restauri eseguiti nel sec. 18°, la piccola ma elegante costruzione mantiene le perfette proporzioni e buona parte della decorazione scultorea e pittorica. Nel bema e sul lato ovest del naós si sono conservati affreschi raffiguranti l'Ascensione, la Vergine Blacherniótissa, l'arcangelo Michele, la Nascita e la Presentazione al tempio della Vergine, l'Ospitalità di Abramo, figure di Padri della Chiesa, di santi e di santi guerrieri; nelle volte del nartece è infine rappresentato il Giudizio universale. Gli affreschi del nartece e parte di quelli del naós sono stati scoperti recentemente sotto strati di calce che li ricoprivano e il restauro è ancora in corso.
La chiesa mostra, per il tipo architettonico, per il regolare sistema costruttivo a conci di pietra inquadrati da mattoni e per la decorazione scultorea, una dipendenza da Atene. Le raffinate pitture, coeve alla chiesa, sono di qualità artistica sorprendente per una piccola costruzione provinciale e hanno una innegabile importanza per lo studio della pittura del sec. 12° in Grecia, soprattutto per quella di Atene, al cui metropolita era sottoposto il vescovado di Andro.
Dopo la presa di Costantinopoli da parte dei crociati, durante il dominio veneziano sulle Cicladi (1204-1566) e fino all'occupazione da parte dei Turchi, l'isola di A. fu governata da molti despoti, soprattutto veneziani. A quest'epoca risalgono la chiesa di S. Andrea dei Cattolici a Chóra, il Kàto Kástro (fortezza inferiore) a Chóra, l'Apàno Kástro (fortezza superiore), il castello di Makrotándalos e altre fortificazioni.
Bibliografia
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