Astronomo (Reggio nell'Emilia 1818 - Roma 1878). Entrato nella Compagnia di Gesù (1833), fu poi nel Collegio Romano (1835), quindi insegnò fisica e matematica nel collegio dei gesuiti a Loreto (1841). Allontanati i gesuiti da Roma, andò in esilio in Inghilterra e negli USA. Tolto il bando tornò in Italia (1849) e succedette a F. De Vico nella direzione dell'osservatorio del Collegio Romano, che egli ricostruì e sviluppò accanto all'antico e cui fece in breve acquistare fama mondiale nel campo dell'astrofisica e della geofisica. Anche quando i gesuiti furono allontanati dal Collegio Romano, S., per interessamento di Q. Sella, M. Minghetti e A. Scialoja, rimase al suo posto. La sua attività fu molto vasta. Rintracciò (1852) in cielo i due frammenti della cometa di Biela. Nel 1859, credette di individuare su Marte due "canali" (le strutture alle quali è legato soprattutto il nome di G. V. Schiaparelli, che tuttavia, in seguito, si rivelarono illusorie). Dedicatosi alla fisica solare, fu tra i primi a fotografare la corona in eclisse e a ottenere immagini spettroscopiche del bordo del Sole. Nel campo della fisica stellare, si può considerare il fondatore della spettroscopia astronomica, per avere classificato le stelle in quattro tipi spettrali (sistema poi soppiantato da quello di Harvard). Notevoli anche gli studî sulle nebulose e sulla struttura dell'Universo. Fra le sue opere principali: L'unità delle forze fisiche (1864; rist., in 2 voll., 1874); Le recenti scoperte astronomiche (1868); Le soleil (1875-77); Le stelle (1877). Insieme a P. Tacchini fondò Memorie della Società degli spettroscopisti italiani, la prima rivista dedicata esclusivamente all'astrofisica.