Anglosassoni
Le antiche popolazioni germaniche
Nel 5° secolo i popoli germanici degli Angli, Sassoni, Frisoni e Iuti abbandonarono l'Europa continentale e si stanziarono nell'isola britannica. Qui formarono sette regni (eptarchia), l'ultimo dei quali sopravvisse fino all'avvento dei Normanni (1066). Dall'evoluzione dei loro dialetti deriva la lingua inglese.
Il termine anglosassoni fu coniato nell'8° secolo dallo storico longobardo Paolo Diacono, che unì il nome di due popoli germanici occidentali (Angli e Sassoni, appunto, ma anche Iuti e Frisoni), per indicare i popoli marinari che alla metà del 5o secolo lasciarono la Germania e le coste del Mare del Nord per trasferirsi in Britannia (l'odierna Gran Bretagna). Cause della migrazione furono la crescita demografica e il peggioramento climatico avvenuto nelle terre d'origine.
L'invasione incontrò la strenua resistenza dei Bretoni: sulle imprese del bretone re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda si sviluppò nel Medioevo un celebre ciclo di leggende. L'occupazione anglosassone non cancellò del tutto le tracce della passata presenza romana nell'isola: il suffisso ‒ chester con cui termina il nome di numerose città britanniche (come Manchester) deriva dal latino castrum (che significa "accampamento") e indica come queste città fossero in origine accampamenti militari romani.
Gli Angli si stanziarono nell'East Anglia, nella Mercia e nella Northumbria; i Sassoni nel Sussex, nell'Essex e nel Wessex; gli Iuti nel Kent, nell'isola di Wight e nello Hampshire. Nel giro di un secolo, nelle regioni occupate si formarono i sette regni (Northumbria, Mercia, East Anglia, Essex, Wessex, Sussex e Kent) che costituirono la cosiddetta eptarchia (ossia "sette regni") e che si combatterono in continue guerre per il predominio. Inizialmente ebbe l'egemonia il regno di Northumbria, che però entrò in crisi quando morì il re Egfrido nel 685. L'egemonia passò quindi dapprima alla Mercia, poi, poco più di un secolo dopo, al Wessex, con il re Egberto (802-839), che unificò gli Anglosassoni nel regno dell'Anglia (o England, Inghilterra). Il regno anglosassone ebbe un momento di splendore con Alfredo il Grande (871-899), che sconfisse i Danesi ormai padroni di vasti territori dell'isola. Il regno fu suddiviso in circoscrizioni (shires) affidate a sceriffi, con una struttura simile alle monarchie feudali dell'Europa continentale e sopravvisse fino al 1066, quando il re Aroldo fu sconfitto dai Normanni guidati da Guglielmo il Conquistatore nella battaglia di Hastings.
L'organizzazione sociale. Originariamente la società anglosassone si fondava su comunità contadine articolate in famiglie di uomini liberi, di struttura patriarcale: il capofamiglia aveva autorità assoluta su moglie, figli e servi. Il diritto popolare (folcriht) prevedeva inizialmente la faida (cioè la punizione dei torti subiti con la vendetta privata), sostituita poi dal guidrigildo (risarcimento materiale del danno). L'assemblea dei saggi, che comprendeva le principali autorità laiche ed ecclesiastiche, nominava e deponeva i re. Col tempo l'istituzione monarchica si rafforzò e dall'antica vita comunitaria si passò a un modello di tipo feudale.
La religione. Le prime religioni degli Anglosassoni erano naturalistiche e politeistiche: essi credevano in esseri soprannaturali come elfi e valchirie e in numerose divinità. Nel periodo di supremazia della Northumbria, nel 7° secolo, avvenne la conversione al cristianesimo, grazie alla missione del monaco Agostino di Canterbury mandato in Britannia nel 597 dal papa Gregorio I. Il sinodo di Whitby, convocato dal re di Northumbria Oswy nel 664, istituì la Chiesa anglosassone: da allora l'arcivescovo di Canterbury è la suprema autorità spirituale della Chiesa inglese.
L'arte e la lingua. Gli Anglosassoni ebbero una fiorente produzione artistica, di cui rimangono poche testimonianze: furono ottimi architetti (costruirono importanti chiese a Canterbury e York), scultori, orefici, miniaturisti. Ma l'eredità più profonda che gli Anglosassoni lasciarono all'Inghilterra moderna fu la lingua: l'inglese deriva in buona misura dai loro dialetti, che gli Anglosassoni chiamavano englisc (da cui English, cioè inglese).