Artù
Il re della Tavola Rotonda
L'inventore della Tavola Rotonda, il capo della resistenza bretone contro i Sassoni, è esistito davvero o è soltanto un'invenzione letteraria? Nel 6° secolo c'è un Artù nella storia dei Britanni, ma il suo mito non sarebbe mai nato né si sarebbe perpetuato se nel 12° secolo Enrico II d'Inghilterra non avesse avuto bisogno di un 'antenato' illustre
Nel 1152 Eleonora d'Aquitania andò sposa a Enrico II d'Inghilterra, portandogli in dote metà dei possedimenti del suo primo marito, Luigi VII re di Francia. In seguito a questa unione, la dinastia inglese si trovò ad avere urgente bisogno di rintracciare nel proprio passato qualcosa che potesse competere con la sacralità dei discendenti di Carlomagno: si pensò quindi al capo della resistenza bretone contro i Sassoni, di cui si profetizzava un leggendario ritorno. La Storia dei Britanni di Nennio (9° secolo) citava Artù e gli Annali di Cambria parlavano di una vittoria contro i Sassoni in cui Artù avrebbe portato per tre giorni sulle spalle la croce di Cristo. La Storia dei re di Britannia di Goffredo di Monmouth (1134) riportava più diffusamente la leggenda arturiana, che inizialmente si ispirava alle saghe della mitologia celtica (Celti), fondendosi in seguito con leggende cristiane.
A queste opere si ispirò il normanno Robert Wace per il suo Romanzo di Bruto (1155), nel quale si parla di una Tavola Rotonda attorno a cui sedevano i cavalieri di Artù, tutti alla pari, senza che nessuno primeggiasse. Il libro era dedicato a Eleonora d'Aquitania che, insieme alla figlia Maria di Champagne, animava un salotto letterario nella corte di Poitiers. Fu in questo clima culturale che venne suggerito al grande poeta medievale Chrétien de Troyes di sviluppare trame cavalleresche sulla base delle leggende celtiche. Nacquero il Lancillotto o il cavaliere della carretta (1176-77) e il Perceval o il racconto del Gral (1176-90).
Chrétien denominò Camelot la reggia di Artù e introdusse il tema dell'amor cortese. Tra il 1215 e il 1255 alcuni ignoti autori ripresero il tema in un gruppo di romanzi in francese che va sotto il nome di Lancillotto in prosa, e Robert de Boron, nel Giuseppe d'Arimatea o il romanzo del Santo Gral e nel Persifal in prosa, cristianizzò la vicenda.
Intorno al 1450 Sir Thomas Mallory, in La morte di Artù, raccolse in un'unica opera i principali elementi dell'epopea arturiana. La storia prende il via dalla passione del re Uther Pendragon per Ygerne, moglie del duca di Tintagel, e dalla nascita del loro figlio, Artù; Merlino il mago ‒ consigliere di re Uther ‒ lo prende sotto la sua protezione. Una volta cresciuto, Artù riesce a estrarre una spada mitica, Excalibur, dalla roccia in cui era magicamente infissa, divenendo re dei Britanni in virtù di questa prodezza.
Artù governò saggiamente e unificò la Britannia, ma la sua vita privata fu infelice: aveva sposato la giovane Ginevra, figlia del re dei Nani, che lo tradì con Lancillotto, uno dei cavalieri della Tavola Rotonda. La storia si intreccia con quella del Gral, un sacro reperto che si fa risalire a Giuseppe d'Arimatea, evangelizzatore della Britannia. Secondo la leggenda il Gral era il recipiente (un calice o un piatto) nel quale era conservato il sangue di Gesù. Artù verrà ucciso, infine, da Mordred, il figlio avuto da sua sorella, la fata Morgana; Merlino, imprigionato da Viviana, la Signora del Lago di Avalon, continuerà a vivere in un mondo parallelo, attendendo la resurrezione del suo re.
La storia di Artù sembra ricalcata su quella di Carlomagno, e i suoi cavalieri ricordano i paladini francesi, un comitato di dodici pari che affiancava il sovrano. Per Artù si creò anche un luogo di culto che potesse rivaleggiare con quelli francesi: l'abbazia di Glanstonbury, dove, nel 1191, furono ritrovate la sua tomba e quella della regina Ginevra.
Quello di Artù costituisce uno dei miti più noti della cultura europea ed è stato più volte celebrato dal cinema: ricordiamo I cavalieri della Tavola Rotonda di Richard Thorpe (1954), Excalibur di John Boorman (1989), Il primo cavaliere di Jerry Zucker (1995), King Arthur di Antoine Fuqua (2004) e il cartone animato della Walt Disney La spada nella roccia (1963), che s'ispira al primo volume del ciclo romanzesco Re in eterno di Terence Hanbury White (1958).