Pseudonimo della poetessa russa A. A. Gorenko (Bol´šoj Fontan, Odessa, 1889 - Mosca 1966), legata al movimento dell'acmeismo, il cui fondatore, N. Gumilëv, fu il suo primo marito. Popolarissime le sue brevi poesie (Večer "La sera", 1912; Belaja staja "Lo stormo bianco", 1917; Anno Domini MCMXXI, 1922; Iva "Il salice", 1940) per l'immediatezza con cui l'A. esprime la sua limpida visione della vita e ritrae, con procedimenti stilistici di una raffinata semplicità, il proprio amore e le proprie nostalgie. Dopo il 1923 si dedicò soprattutto alla critica letteraria (notevoli i saggi su Puškin). Durante la seconda guerra mondiale, a Taškent, scrisse Poema bez geroja ("Un poema senza eroe", 1940-62, trad. it. 1966), solo parzialmente pubblicato nell'URSS. Nel 1946, fu attaccata, insieme allo scrittore M. Zoščenko, da A. Ždanov, per la sua poca adesione al realismo socialista. Ha anche tradotto da varie lingue, tra cui l'italiano. In traduzione italiana, oltre l'opera citata e singole poesie in scelte antologiche, si hanno due raccolte del 1962.