Uomo politico (Chantilly 1493 - Parigi 1567) che derivò il suo singolare nome da quello della madrina, Anna di Bretagna, moglie di Carlo VIII. Salito a grande autorità sotto Francesco I, che lo nominò (1526, anno del suo matrimonio con Maddalena di Savoia di Tenda) gran maestro della casa reale e governatore della Linguadoca, spinse il re a partecipare alla lega di Cognac. Corresponsabile della defezione di Andrea Doria e quindi del disastro di Napoli, a Cambrai (1529) sacrificò i Veneziani all'imperatore, guadagnandosi la fiducia di Margherita d'Austria e degli ambasciatori imperiali. Fautore della pace e portato dalle sue idee assolutistiche all'alleanza politico-religiosa con l'imperatore, nel 1535 lasciò la corte che era contraria alla sua politica. Ricominciata la guerra, il re lo nominò tuttavia luogotenente generale. Vittorioso sugli Spagnoli davanti a Narbona (1536) e distintosi in Piemonte nella campagna del 1537, M. alla conclusione della pace vide notevolmente accresciuto il suo prestigio. Tuttavia, quando Carlo V cedette il ducato di Milano al figlio Filippo, M. dovette nuovamente lasciare la corte (1541). Richiamato dal nuovo re Enrico II (1547), riacquistò presto l'antica influenza: nel 1551 fu nominato duca e pari. La sua politica di pace non poté evitare la ripresa delle ostilità: dopo un primo successo nella conquista di Metz (1552), fu sconfitto a San Quintino (1557). Conclusa la pace di Cateau-Cambrésis (1559), si unì al duca di Guisa, già suo avversario, e al maresciallo J. d'Albon signore di Saint-André contro i calvinisti, cui tolse Rouen, ma ne fu poi battuto nella battaglia di Dreux (1562). Nel 1567, a capo della difesa di Parigi assediata dai protestanti, morì nel tentativo di difendere contro gli ugonotti l'abbazia di Saint-Denis.