Dinastia, originatasi tra il 10° e l’11° sec., che regnò sull’Italia dal 1861 al 1946. Trae nome dall’omonima regione dove inizialmente ebbe propri possedimenti, poi estesi anche al di qua delle Alpi fino a formare uno Stato.
La nascita e l’espansione della contea Primo conte di S. fu Umberto I Biancamano (tab.), potente feudatario del Viennese, Sermorens e Belley che ingrandì i suoi possessi con le elargizioni dell’imperatore Corrado II. Gli successero i figli Amedeo I e poi Oddone, che sposando Adelaide, figlia di Olderico Manfredi marchese di Torino, estese i domini sabaudi al di qua delle Alpi (Aosta, Torino, Alba, Ventimiglia). Pietro I e Amedeo II successero al padre uno dopo l’altro nel titolo comitale, pur rimanendo di fatto il potere nelle mani di Adelaide, la cui morte (1091) provocò una guerra di successione che ridusse i possessi di Umberto II, figlio di Amedeo II. Sotto Amedeo III la situazione peggiorò, perché l’imperatore Enrico V concesse (1111; 1116) al comune di Torino ampi privilegi; Tommaso I, figlio del conte Umberto III che, osteggiato da Federico I Barbarossa aveva conservato a stento le valli di Susa e di Aosta, s’impadronì di Rivalta (1197), Giaveno, Pinerolo (1213), Saluzzo e, di là dalle Alpi, di Moudon, capitale del Vaud; oltralpe Pietro II estese la conquista nel Vaud (1240); Amedeo IV continuò l’opera di restaurazione in Piemonte, dove a metà del 13° sec. si era costituito un grosso nucleo centrale di possessi abbastanza compatto, prolungantesi nella valle di Susa fino al Moncenisio e circondato a N dal territorio dell’ex marca di Ivrea, a E dal marchesato di Monferrato, a S dai marchesati di Saluzzo e di Ceva. Fino ad Amedeo IV l’autorità comitale dei principi sabaudi passò di primogenito in primogenito; ma, venuto egli in lotta con i fratelli Tommaso, Pietro e Aimone che pretendevano di succedergli, dové scendere a patti con loro (accordo di Chillon, 1234) e ne conseguì che per circa due secoli i domini sabaudi restarono, benché nominalmente riuniti sotto la sovranità comitale del conte di S., praticamente divisi in tre parti. Morti Amedeo IV (1253) e il suo unico erede maschio Bonifacio (1263), contro le disposizioni di Amedeo la dignità comitale andò ai fratelli Pietro II (1263) e poi Filippo I (1268). Ad Amedeo V, che per matrimonio ottenne buona parte della Bresse, tra la Saône e l’Ain (1272), Enrico VII concesse il vicariato imperiale; in Piemonte, alla signoria sabauda si sottomisero Ivrea e il Canavese (1313). Amedeo VI nel 1359 riunì alla corona il Vaud; sul mare, con il trattato di Parigi (1355) ebbe oltralpe il paese di Gex e il Faucigny; ricevette poi la dedizione di Santhià (1377), Biella (1379) e Cuneo (1382) ed ebbe la dedizione di Nizza e della relativa contea (1388); gli successe Amedeo VII.
Il ducato di Savoia (1416-1720) Amedeo VIII nel 1416 ebbe il titolo ducale dall’imperatore Sigismondo. Sotto il suo regno si ebbe la riunificazione degli Stati sabaudi (1418) quando si spense il ramo primogenito dei S.-Acaia ed egli prese possesso del Piemonte; con acquisti e conquiste acquisì inoltre il Genevese, Vercelli, Friburgo, Saluzzo, Chivasso e Settimo. Morto bambino nel 1496 Carlo Giovanni Amedeo, figlio di Carlo I, il ducato passò al prozio Filippo II, detto Senzaterra.
Sotto il figlio Carlo II, successo (1504) al fratello Filiberto II, la casa sabauda perdette oltralpe definitivamente il Vaud, e fino al 1559 tutta la S. e la maggior parte del Piemonte, che furono restituiti per il trattato di Cateau-Cambrésis al figlio di Carlo, Emanuele Filiberto, il quale nelle guerre d’Italia aveva combattuto con l’impero e la Spagna. Portata la capitale a Torino, Emanuele Filiberto si dedicò alla ricostruzione del suo regno, che dovette a lui la sua struttura di Stato moderno; inoltre riottenne (1562) dai Francesi le piazze di Torino, Chieri e Chiasso e (1574) la piazza di Pinerolo e, dal cantone di Berna (1564), il Genevese, lo Sciablese e il Gex; nel 1575, la Spagna rese Asti e Santhià. Dopo Emanuele Filiberto, la successione nell’unico ramo legittimo sarebbe continuata, di figlio in figlio, fino a Carlo Emanuele IV. Carlo Emanuele I occupò il marchesato di Saluzzo (1588), appartenente alla Francia, che il trattato di Lione (1601) assicurò poi al ducato di S., ponendo termine al lungo conflitto con la Francia, che ebbe la Bresse e il Gex. All’estinguersi del ramo diretto dei Gonzaga (1612), invase il Monferrato, che rivendicava alla nipote Maria figlia del defunto Francesco. In capo ai due conflitti (1612-17; 1627-31) che opposero i S. ai Gonzaga di Mantova e che videro il coinvolgimento di Spagna e Francia e poi anche di Inghilterra e Venezia, Vittorio Amedeo I ottenne (Pace di Cherasco, 1631) solo Alba e Trino; il marchesato sarebbe rimasto ai Gonzaga-Nevers fino al 1708; inoltre cedette alla Francia Pinerolo e, impegnatosi ad aiutarla in caso di guerra, le divenne alleato nella guerra dei Trent’anni: il trattato di Münster (1648) confermò quello di Cherasco; nel 1659 la pace dei Pirenei obbligò la Spagna a restituire Vercelli. Morto bambino l’erede Francesco Giacinto (Torino 1632 - ivi 1638), Carlo Emanuele II regnò entro l’orbita della politica francese.
Il regno di Sardegna (1720-1861) Nella guerra della Grande Alleanza (1688-97), Vittorio Amedeo II si schierò con la Lega di Augusta contro i Francesi, che lo batterono più volte e occuparono tutta la Savoia. Nella pace generale di Rijswijk (1697) ebbe la restituzione di Pinerolo, sottraendo la casa di S. alla soggezione francese. Scoppiata la guerra di successione spagnola, si schierò con i Francesi (1702) ma, non ottenendo dalla Francia la promessa del Milanese, entrò (1703) nella lega antiborbonica e con il trattato di Utrecht (1706) ebbe la Sicilia con il relativo titolo regio, cambiato poi nel 1720 in quello di re di Sardegna. Carlo Emanuele III fu con la Francia nella guerra di successione polacca e per il trattato di Vienna (1738) ebbe dall’Austria Novara e Tortona. Nella guerra di successione austriaca invece si alleò all’Austria, ottenendo con la pace di Aquisgrana (1748) il Vigevanasco, l’alto Novarese e il Pavese, ma per la successiva alleanza tra Austria e Francia, il regno di Sardegna restò tagliato fuori dalla politica attiva europea.
Con Vittorio Amedeo III, salito al trono nel 1773, il regno di Sardegna, legato alla Francia da rapporti dinastici (la figlia Maria Giuseppina aveva sposato il conte di Parigi, futuro Luigi XVIII), si trovò coinvolto nelle guerre della Rivoluzione francese. L’esercito piemontese fu definitivamente sconfitto da Napoleone Bonaparte nel 1796 e con l’armistizio di Cherasco Vittorio Amedeo III cedette alla Francia Nizza e la S., staccandosi dall’alleanza austriaca; nel 1798 la Repubblica francese impose a Carlo Emanuele IV di abdicare. Abbattuta la repubblica piemontese dalle forze austro-russe, il Piemonte tornò alla Francia dopo Marengo (1800), incorporato in essa quale 27ª divisione militare (1801).
La corona d’Italia Con la Restaurazione, Vittorio Emanuele I riebbe i suoi possedimenti accresciuti della Liguria. Restauratore dell’assolutismo, fu insensibile alle aspirazioni costituzionali dei liberali piemontesi e allo scoppio dei moti del 1821 abdicò in favore del fratello Carlo Felice, nominando reggente il nipote Carlo Alberto principe di Carignano (1821). Questi fu indotto dai circoli rivoluzionari piemontesi a concedere la Costituzione, ma sconfessato dal nuovo re, con l’aiuto degli Austriaci abbatté poi il governo liberale. Succeduto a Carlo Felice (1831), riaffermò l’assolutismo monarchico e accentuò l’indirizzo reazionario della politica estera sabauda, aprendo poi sotto la spinta di patrioti come V. Gioberti e M. d’Azeglio, il Piemonte a un cauto liberalismo fino a concedere dopo molte indecisioni lo Statuto (marzo 1848). All’annuncio della ribellione di Milano dichiarò guerra all’Austria, ma definitivamente sconfitto a Novara, abdicò (1849) a favore del figlio Vittorio Emanuele II. La pace negoziata con l’Austria non comportò perdite territoriali.
Il nuovo re chiamò nel 1852 alla presidenza del Consiglio C. Benso di Cavour di cui appoggiò sostanzialmente l’azione di politica estera volta a creare le condizioni favorevoli a una soluzione della questione italiana concertata; contemporaneamente, la modernizzazione delle istituzioni politiche in senso liberalcostituzionale confermò il ruolo guida assunto dal Regno di Sardegna nel processo di liberazione nazionale e gli ambienti patriottici si mobilitarono intorno a Vittorio Emanuele. Fu proclamato re d’Italia nel 1861; in cambio del riconoscimento francese, la S. con Nizza era stata ceduta alla Francia (trattato del 24 marzo 1860); portò a compimento il processo di unificazione in chiave monarchico-unitaria con l’acquisizione del Veneto (1866) e la presa di Roma (1870). Con la proclamazione di Roma a capitale d’Italia la storia degli Stati sabaudi si inserì in quella dell’Italia.
Con la proclamazione della Repubblica (2 giugno 1946), la XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione stabilì che i membri e i discendenti di casa S. non erano elettori e non potevano rivestire uffici pubblici né cariche elettive, mentre agli ex re, consorti e discendenti maschi erano vietati l’ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale. Con la stessa norma furono avocati allo Stato i beni degli ex re, loro consorti e discendenti maschi facenti parte del loro patrimonio. La cessazione degli effetti dei commi primo e secondo della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione è stata decretata dalla legge costituzionale promulgata il 23 ottobre 2002.
Aimone (m. 1237), signore di Chillon, figlio del conte Tommaso I, ebbe in appannaggio lo Sciablese e il Basso Vallese. Beatrice (m. prima del 1259), figlia di Amedeo IV di S., moglie di Manfredo III marchese di Saluzzo (1233), dal 1244 resse lo Stato per il figlio Tommaso I; in seconde nozze sposò Manfredi Lancia, figlio illegittimo di Federico II, futuro re di Sicilia (1247) e fu madre di Costanza d’Aragona. Tommaso II (m. Aosta 1259), conte di Fiandra, figlio di Tommaso I, abusivamente indicato come conte Tommaso II di S., perché erede del padre fu il primogenito Amedeo IV. Ebbe in feudo il Piemonte da Avigliana in giù (1233) e fu vicario del fratello; sposando Giovanna contessa di Fiandra e di Hainaut (1237), assunse il governo di quello Stato. Ritornato in Piemonte alla morte della moglie (1244), ottenne dall’imperatore Federico II Torino, Ivrea e il Canavese. Sposata poi Beatrice Fieschi, nipote di Innocenzo IV (1251), ottenne il riconoscimento delle precedenti donazioni imperiali. Sconfitto in guerra con Asti (1255), subì una lunga prigionia. Il figlio Tommaso III (1252 ca.-1282), detto Tommasino, al pari del padre reca abusivamente il numero d’ordine, pur non essendo stato mai conte di Savoia. Fu privato del diritto all’eredità comitale dagli zii Pietro II e Filippo I; sotto il governo di quest’ultimo, resse i domini subalpini, cui aspiravano Guglielmo VII di Monferrato e Carlo d’Angiò. Per ovviare alla minacciata spartizione dei domini, catturò Guglielmo VII mentre attraversava il Piemonte; in cambio della libertà si fece cedere Torino. Bianca (forse Chambéry 1336 - Pavia 1387), figlia del conte Aimone e di Iolanda di Monferrato, sposò Galeazzo II Visconti (1350), da cui ebbe il futuro duca di Milano Gian Galeazzo. Giacomo (1450-1486), conte di Romont, figlio del duca Ludovico, ricevette nominalmente in appannaggio il paese di Vaud (1460), di fatto possesso del fratello Amedeo (poi IX). Servì il duca di Borgogna Carlo il Temerario; in occasione della rivolta di Filippo Senzaterra (futuro conte Filippo II), si rese signore quasi indipendente di tutto il Vaud, ma ne fu scacciato dalle truppe di Berna e di Friburgo (1475). Renato (1473 ca.-1525), detto il Gran Bastardo di S., figlio naturale di Filippo II, fu luogotenente del ducato (1496). Sposando (1501) Anna Lascaris, figlia del conte di Tenda, fu capostipite della linea dei S. conti di Tenda. Ostile alla cognata Margherita d’Austria, ebbe revocata la legittimazione e si rifugiò in Francia presso Luigi XII, che lo creò gran siniscalco del regno e governatore della Provenza. Combatté nella battaglia di Pavia e fu imprigionato con il re. La beata Luisa (o Ludovica; 1462-1503), figlia di Amedeo IX e di Iolanda di Francia, andò sposa a Ugo di Chalon-Arlay signore di Chatelguyon (1479) e, rimasta vedova, si ritirò nel convento di clarisse di Orbe (nel Vaud), dotando riccamente la chiesa. Luisa (n. 1476 - m. Grès, Gâtinais, 1531), figlia di Filippo II, sposò Carlo d’Orléans conte di Angoulême (1488), di cui rimase vedova (1496); madre di Margherita di Navarra e di Francesco I, ebbe largo ascendente sul sovrano; fu reggente di Francia nel 1515 e dopo la battaglia di Pavia (1525), che lasciò il re prigioniero degli Spagnoli. Claudio (n. 1507 - m. 1566), conte di Tenda, figlio di Renato il Gran Bastardo, con cui fu imprigionato nella battaglia di Pavia. Dopo la morte di Clemente VII comandò le galee che trasportavano i cardinali francesi a Roma per il conclave; contribuì alla difesa della Provenza invasa da Carlo V (1536). Con il delfino, il futuro Enrico II, riconquistò il Rossiglione. Nel 1563 vendette al duca Emanuele Filiberto le signorie del Maro e di Prelà. Filippo Emanuele (n. 1586 - m. Madrid 1606), figlio primogenito ed erede di Carlo Emanuele I, inviato con i fratelli alla corte di Spagna, premorì al padre. Emanuele Filiberto (Chambéry 1588 - Palermo 1624), gran priore di León e Castiglia, terzogenito di Carlo Emanuele I, visse alla corte di Madrid (1603-06) dove ritornò dopo l’assassinio del re di Francia Enrico IV (1610) per fare atto di sottomissione a nome del padre e allontanare dal Piemonte la minaccia spagnola. Ebbe da Filippo III di Spagna incarichi militari e diplomatici. Fu viceré di Sicilia (1622-24). Maurizio (Torino 1593 - ivi 1657), quartogenito di Carlo Emanuele I, fu arcivescovo di Monreale, canonico di Torino e vescovo di Vercelli (1611), protettore della corona di Francia presso il Vaticano. Dopo il trattato di Rivoli (1634) si schierò contro l’alleanza tra Francia e Piemonte, assumendo la protezione dell’Impero e della Spagna, in luogo di quella di Francia. Morti il fratello Vittorio Amedeo I (1637) e il piccolo duca Francesco Giacinto (1638), cercò appoggi in Italia per una sua eventuale ascesa al trono, e attaccò, con il fratello Tommaso Francesco principe di Carignano, il governo della reggente Cristina (Madama Reale), dando origine alla guerra civile tra ‘cardinalisti’ e ‘madamisti’. Pacificatosi con la cognata, ottenne la mano della nipote Luisa (m. 1692), figlia di Cristina, e il governo di Nizza (1642). Maria Adelaide (Torino 1685 - Versailles 1712), figlia di Vittorio Amedeo II, sposò Luigi di Borgogna, nipote di Luigi XIV, e fu madre di Luigi XV. Clotilde (Torino 1843 - Moncalieri 1911), figlia del re Vittorio Emanuele II e di Maria Adelaide Asburgo-Lorena, nel 1859 sposò Napoleone Giuseppe Girolamo Bonaparte, nipote di Napoleone I. Mafalda (Roma 1902 - Buchenwald 1944), secondogenita di Vittorio Emanuele III, sposò nel 1925 Filippo principe d’Assia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 fu internata dai Tedeschi nel campo di concentramento di Buchenwald, dove morì per le ferite riportate durante un bombardamento aereo.
Si ricordano, inoltre, Adelaide Enrichetta, principessa elettrice di Baviera, e Maria José, ultima regina d’Italia.
S. di Vaud Capostipite della linea fu Ludovico I (n. 1250 - m. Napoli 1302), figlio di Tommaso II, che ebbe in appannaggio il Vaud al momento dell’avvento del fratello Amedeo V alla contea di S.; suo figlio Ludovico II (1269 ca.-1348) ereditò l’appannaggio paterno (1302); premortogli l’erede Giovanni (1339), lasciò i domini alla figlia Caterina che, d’accordo con il marito Guglielmo di Fiandra conte di Namur, li vendette (1359) ad Amedeo VI.
S.-Acaia Ebbe origine da Filippo I figlio di Tommaso III. Suo figlio Giacomo (Pinerolo 1319 ca. - ivi 1367) si scontrò con Amedeo VI, che lo spogliò dei beni reintegrandolo poi nel titolo principesco e nei possessi in cambio dell’omaggio feudale. Nel 1356 si impadronì di Ivrea, ma ne fu cacciato da Amedeo VI. La sua morte segnò l’inizio di intrighi e lotte che ridussero i suoi discendenti in rovina; la famiglia si estinse con Ludovico (1366-1418).
S.-Racconigi Ebbe origine con Ludovico (m. 1459), figlio naturale dell’ultimo discendente della linea di Acaia; maresciallo di S., partecipò alle guerre di Amedeo VIII. Claudio (m. 1522), maresciallo di S., si segnalò nella lotta contro Carlo il Temerario (1476); fu governatore di Vercelli (1497). Il ramo si estinse con Bernardino II nel 1605.
S.-Nemours Capostipite fu Filippo (1490-1533), figlio del duca Filippo II Senzaterra, che nel 1528 sposò Carlotta d’Orléans venendo investito da Francesco I re di Francia del ducato di Nemours. La famiglia si estinse nella seconda metà del 17º sec. (➔ Nemours).
S.-Carignano È il ramo laterale più prossimo della casa, che si scisse poi in 3 rami: quello primogenito, da cui provengono Carlo Alberto re di Sardegna e la sua discendenza, quindi i sovrani d’Italia; quello di Soissons, e quello di Villafranca Ne fu capostipite Tommaso Francesco (n. 1596 - m. Torino 1656), che ebbe dal padre Carlo Emanuele I il titolo di principe di Carignano; sposò (1625) Maria di Borbone-Soissons. Dopo il trattato di Cherasco (1631), preoccupato delle mire francesi sulla Savoia, fu vanamente fautore dell’alleanza con la Spagna e scoppiata la guerra fu sconfitto ad Avain (1635); nel 1636 comandò uno dei tre eserciti imperiali che minacciavano Parigi. Invano si mise a disposizione della cognata, la reggente duchessa Cristina, per la difesa del ducato e quando temette per la successione nella sua casa (1638-39), insidiata dalla Francia, si schierò con il fratello Maurizio vescovo di Vercelli (1593-1667) e gli Spagnoli; si riconciliò poi con la cognata e passò al servizio della Francia (1639-40). Nel 1641 tornò ad allearsi con la Spagna; l’anno successivo concluse la pace con la cognata e il re di Francia, ricevendo la luogotenenza di Ivrea e Biella durante la minorità di Carlo Emanuele II. Vittorio Amedeo (Torino 1690 - Parigi 1741), figlio di Emanuele Filiberto Amedeo (1656-1709) 2° principe di Carignano, sposò Vittoria Francesca, figlia legittimata del duca Vittorio Amedeo II (1714), e fu generale delle armate di Francia. Carlo Emanuele (Torino 1770 - Chaillot 1800), 6° principe di Carignano, combatté contro i Francesi (1792-96), ma dopo l’abdicazione di Carlo Emanuele IV aderì al nuovo governo repubblicano. Sposò la principessa Maria Cristina Albertina di Sassonia (1797), da cui ebbe Carlo Alberto, il futuro re di Sardegna, e Maria Elisabetta (1800-1856), moglie (1820) dell’arciduca Ranieri d’Austria.
S.-Soissons. Iniziatore del ramo S.-Soissons fu Eugenio Maurizio (Chambéry 1633 - Vestfalia 1673), conte di Soissons, figlio di Tommaso Francesco di S.-Carignano. Ebbe dal re di Francia il governo del Borbonese e delle province della Champagne e di Brie. Partecipò agli assedi di Dunkerque e di Bergues (1658). Suo figlio Eugenio (Parigi 1663 - Vienna 1736) fu tra i più grandi condottieri. Entrato al servizio dell’imperatore Leopoldo I, si distinse nel conflitto austro-turco (1683-99): tenente generale, feldmaresciallo (1693), nel 1697 sconfisse i Turchi al passaggio del Tibisco per cui ebbe in dono vasti possessi fra i fiumi Drava e Danubio. Nella guerra per la successione di Spagna (1701-13), batté il maresciallo N. Catinat fra Carpi e l’Oglio (1701), F. Villeroi a Chiari e L.-J. Vendôme, a Luzzara (1702). La battaglia di Torino (1706) si risolse con la sconfitta degli assedianti francesi e la conquista del Milanese, di cui divenne governatore. Insieme al duca di Marlborough vinse ad Audenarde (1708) e a Malplaquet (1709). Ritiratisi gli Inglesi dalla lotta, dopo la pace di Utrecht (1713) si trovò solo contro la Francia. Negoziò la pace di Rastatt (1714) che pose fine alla guerra. Nel 1717 conquistò Belgrado, costringendo l’Impero ottomano alla Pace di Passarowitz (1718). Vicario d’Italia nel 1724. Collezionista d’arte, amico di scienziati, letterati e filosofi, ebbe un ruolo importante nel governo dell’Impero.
S.-Villafranca. Del ramo S.-Villafranca fece parte Eugenio Emanuele (Parigi 1816 - Torino 1888), conte di Villafranca, luogotenente del regno durante le guerre d’indipendenza, reggente in Toscana (1860), luogotenente a Napoli (1861), partecipò all’assedio di Gaeta.
S.-Aosta Ebbe inizio con Amedeo Ferdinando Maria, figlio di Vittorio Emanuele II e re di Spagna nel 1870-73. Sposò in seconde nozze Maria Letizia (Parigi 1866 - Moncalieri 1926), figlia della sorella Clotilde; durante la Prima guerra mondiale la duchessa d’Aosta trasformò il castello di Moncalieri in ospedale per i mutilati di guerra. Dei figli avuti dalla prima moglie, Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, Emanuele Filiberto (Genova 1869 - Torino 1931) fu generale nella Prima guerra mondiale; sposò Elena (Londra, 1871 - Napoli 1951), figlia di Luigi Filippo d’Orléans, conte di Parigi, che nel 1919 fondò l’Opera nazionale di assistenza all’Italia redenta; Luigi Amedeo (Madrid 1873 - Villaggio Duca degli Abruzzi, od. Johar, 1933), duca degli Abruzzi; ufficiale di Marina, fu anche famoso esploratore e alpinista. Ispettore delle siluranti nella guerra italo-turca (1911), viceammiraglio nel 1912, allo scoppio della Prima guerra mondiale fu nominato comandante in capo delle forze navali e diresse la Marina in Adriatico fino al 1917. In Somalia (1919), nella bassa valle dell’Uebi Scebeli fondò la colonia agricola denominata Villaggio Duca degli Abruzzi, dove morì; Umberto Maria (Torino 1889 - Crespano Veneto 1918), figlio di Maria Letizia, conte di Salemi, volontario della Prima guerra mondiale, ebbe 2 medaglie d’argento al valor militare.
Ereditò il titolo da Emanuele Filiberto Amedeo (Torino 1898 - Nairobi 1942); dopo aver combattuto nella Prima guerra mondiale, viaggiò in Africa e fu al comando di truppe sahariane in Tripolitania (1928-30). Viceré d’Etiopia (1937), contribuì alla realizzazione di ingenti opere pubbliche; partecipò poi alla Seconda guerra mondiale in Africa Orientale, venendo insignito della medaglia d’oro al valor militare. Costretto ad arrendersi agli Inglesi sull’Amba Alagi (maggio 1941), morì in prigionia; suo fratello Aimone (Torino 1900 - Buenos Aires 1948), duca di Spoleto, poi d’Aosta, ammiraglio, pluridecorato, fu designato nel 1941 re di Croazia, ma non assunse mai la corona.
S.-Genova Linea discesa da Ferdinando Maria Alberto (Firenze 1822 - Torino 1855), figlio di Carlo Alberto, duca di Genova; diresse l’assedio di Peschiera; nel 1848 rifiutò la corona di Sicilia. Il figlio Tommaso Alberto (Torino 1854 - ivi 1931), ammiraglio, fu luogotenente generale del regno (1915-19), in sostituzione del sovrano trasferitosi al fronte.