Pittore (Bologna 1560 - Roma 1609), fratello di Agostino. Fu, della sua famiglia, l'ingegno più fecondo e più vivo. Nelle prime opere si notano influssi di B. Cesi, di O. Samacchini, di P. Fontana. A Parma studiò il Correggio, a Venezia il Veronese e i Bassano. Nel 1582 fondò a Bologna, con Agostino, l'Accademia dei Desiderosi, detta poi degli Incamminati, con lo scopo di ricondurre la pittura, fuori delle angustie del manierismo, all'esempio dei grandi maestri del sec. 16º. Nelle opere di questo periodo si matura un'interpretazione profondamente classica della natura, eppur vivamente commossa e mediata attraverso la pittura del Cinquecento; rielaborando varie ascendenze culturali, il C. giunge progressivamente a una chiara definizione del suo ideale classico e naturalista nello stesso tempo. In seguito (1582-94) lavorò, con l'aiuto di Agostino e del cugino Ludovico, alla decorazione dei palazzi Fava, Magnani e Sampieri, ed eseguì molte pale d'altare per chiese bolognesi. Nel 1595 si recò a Roma per decorare con scene mitologiche la galleria di palazzo Farnese. A contatto con l'opera di Raffaello e l'arte antica, il C. elaborò le grandi composizioni con semplicità classica e libertà inventiva, perseguendo un'armoniosa sintesi tra mondo naturale empirico e tradizione classica. Durante questo periodo dipinse anche varî quadri più severi e concentrati (L'Assunzione, in S. Maria del Popolo; il Quo vadis?, ora nella Gall. Naz. di Londra; ecc.). È stato troppo recisamente sottolineato il contrasto tra il classicismo eclettico di A. e l'anticlassicismo rigoristico del Caravaggio: in realtà ambedue si contrappongono recisamente al gusto manieristico, il primo proponendosi di restaurare il classicismo cinquecentesco, il secondo mirando a un totale rinnovamento dei contenuti e forme dell'arte. Enorme fu la sua influenza in Italia e fuori.