annunzio
. Nei tre luoghi della Commedia in cui appare, il sostantivo ha sempre propriamente il valore di " predizione ": l'annunzio di dogliosi danni (Pg XIV 67) è la predizione di Guido del Duca dei delitti che commetterà Fulcieri da Calboli. Delle Arpie si ricorda che cacciarono i Troiani dalle Strofadi con tristo annunzio di futuro danno (If XIII 12); l'ultima parte del discorso di Vanni Fucci, ove si profetizza la sconfitta dei Bianchi di Pistoia, viene introdotta dall'esortazione: apri li orecchi al mio annunzio, e odi (If XXIV 142).
In Pg XII 94 a. è variante di invito, lezione quest'ultima senz'altro preferibile, sulla scorta dell'intero contesto, e confortata del resto da codici autorevoli (cfr. Petrocchi, Introduzione 199, e ad l.).