ANSELMO da Besate
Di questo curioso retore, che per amor d'Aristotile si soprannominò da sé il Peripatetico, tutto ciò che sappiamo si apprende o si deduce dai suoi scritti. Nato a principio del sec. XI a Besate presso Pavia di nobile famiglia, Anselmo era entrato giovinetto a far parte del clero milanese, aveva studiato dialettica a Parma sotto Drogone, retorica a Reggio sotto Sichelmo, e allo studio delle arti liberali aveva unito quello delle scienze giuridiche.
Aveva scritto un trattato di retorica ora perduto, De materia artis, quando volle di tanti bei precetti dare un esempio pratico, anzi un modello, e compose la Rhetorimachia, dedicandola con una lettera al maestro Drogone. Con un'altra lettera la ridedicava più tardi (tra il 1049 e il 1056) all'imperatore Enrico III, presso il quale s'era recato in Germania. Ma prima, in Italia e in Germania, nei maggiori centri intellettuali, s'era dato attorno a raccogliere approvazioni per il suo libro, e a Magonza, ove nessuno (certo per invidial) si decideva a parlarne, aveva pubblicamente dimostrato l'obbligo che ognuno aveva di dirne o bene o male. Che cosa facesse Anselmo dopo aver presentato a Enrico III il suo libro, e dopo aver ottenuto da lui l'ambita carica di cappellano imperiale, non è noto, e della sua attività si perde ogni traccia. Nella Rhetorimachia, dopo aver respinto le calunniose accuse d'un suo cugino Rollando, Anselmo si scaglia violentemente contro costui, mostrando di quanti vizî e di quanti delitti egli sia macchiato. Ma in ciò non v'è niente di vero; e l'autore stesso dichiara, nella sua prima lettera dedicatoria, che Rollando è un brav'uomo, e che non ha mai fatto quanto il libro narra: "l'arte retorica non ha lo scopo di provar la verità ma la verosimiglianza". Il libro è dunque una pura esercitazione letteraria, e deve servir soprattutto a mettere in luce l'abilità dell'autore. Fonte preziosa per la storia della vita intellettuale italiana in quei tempi, esso ci rivela l'anima di un letterato intelligente e colto, ma vano e presuntuoso, in cui il sentimento della propria persona assume forme eccessive, appena velate da un sottile umorismo. Perciò Anselmo incarna già nel sec. XI un tipo di letterato che sarà poi frequente nel nostro Rinascimento.
Bibl.: E. Dümmler, Anselm der Peripatetiker, Halle 1872 (contiene anche la migliore edizione della Rhetorimachia).