Celestino II, antipapa
Teobaldo, o Tebaldo, cardinal diacono di S. Maria Nuova e successivamente cardinal prete di S. Anastasia, appartenne, con ogni probabilità, alla famiglia romana dei "Buccapecus"; l'unica fonte che tramanda questo cognome è la vita di Onorio II del cardinale Bosone († ca. 1178): "Hic electus est sub contentione cum Tebaldo Buccapecu, presbitero cardinali tituli sancte Anastasie" (Le Liber pontificalis, II, p. 379).
A proposito di questa citazione, H. Tillmann rileva che si tratta di uno dei pochissimi cardinali della prima metà del XII secolo il cui cognome è indicato da una fonte contemporanea. Le menzioni di persone con questo cognome elencate dalla stessa Tillmann non indicano però necessariamente l'esistenza di un legame di parentela con Teobaldo e comunque non ne segnalano la qualità (II, pp. 317-18): si tratta degli eredi di Rainero "Buccapecus" (1113), di un "Buccapecus" (1140), di un "Leo Buccapecus" (1145) e di un "Petrus Buccapecus" (1192). A questi nomi vanno aggiunte le schede raccolte nei Monumenta Onomastica Romana (pp. 966-67). Ancora la Tillmann segnala che al tempo di Teobaldo i "Buccapecus" possedevano due case a Roma, una in Campo Marzio e l'altra in Valle Pertica davanti a porta S. Pietro; quest'ultima risulta appartenere alla famiglia fin dall'XI secolo. Nella valutazione di queste - scarse - informazioni va ricordato che all'epoca il cognome non era ancora stabilizzato e che inoltre il nome "Buccapecus" è all'origine un appellativo scherzoso riferito alla caratteristica fisica di una singola persona: ciò fa sì che il termine possa poi passare ad indicare il gruppo familiare di appartenenza.
La prima menzione di Teobaldo è contenuta in un privilegio papale del 3 luglio 1103, che però risulta essere stato falsificato (H. Tillmann, I, p. 449). Si deve quindi attendere il 30 gennaio 1110 per trovarlo citato in un documento di S. Maria Nuova: "per iussionem domni Theobaldi diaconi sacri Lateranensis palatii" (P. Fedele, nr. XXXV, pp. 163-64); fra i sottoscrittori è presente anche un "Alexander nepos diaconi"; il 23 marzo 1112 un "Theobaldus" è presente come cardinal diacono al concilio Lateranense (Pontificum romanorum, p. 75); il 23 luglio 1116 lo si trova citato in occasione di una vendita alla chiesa di S. Maria Nuova. L'ultimo atto dell'archivio di S. Maria Nuova che riguarda Teobaldo è del 3 marzo 1119 e per la prima volta egli compare esplicitamente come cardinale della chiesa di S. Maria, "in qua nunc preest dominus Tebbaldus cardinalis diaconus". Ancora come cardinal diacono sottoscrive nel 1121 (17 aprile, Italia pontificia, I, nr. 5, p. 125; Regesta Pontificum Romanorum, nr. 6901) un documento pontificio, mentre nel 1123 (6 aprile, Italia pontificia, VI, 2, nr. 10, p. 324; Regesta Pontificum Romanorum, nr. 7056) e poi nel 1124 (1° aprile, Italia pontificia, III, nr. 36, p. 153; Acta Pontificum Romanorum inedita, p. 245; Regesta Pontificum Romanorum, nr. 7147) sottoscrive due atti papali come cardinal prete di S. Anastasia, titolo conferitogli da Callisto II: "Teobaldum sanctae Anastasiae" (Le Liber pontificalis, II, p. 323). Rimane aperta la questione: se il diacono Teobaldo, il cardinal diacono di S. Maria Nuova e il cardinal prete di S. Anastasia siano la stessa persona, anche se tutti gli studiosi che hanno affrontato recentemente il curriculum di C. (H.W. Klewitz, G. Fürst, H. Tillmann, R. Hüls) hanno risposto affermativamente.
Quanto alla promozione cardinalizia di Teobaldo, sembra di dover escludere la data del 1103, tradita da un documento falso. La data del 1116, proposta da H. Tillmann (II, p. 318), sembra la più probabile; in ogni caso, la prima menzione esplicita del titolo cardinalizio si ritrova solo, come si è detto, nel 1119.
L'estrema rarità di informazioni sulla sua vita impedisce di cogliere i tratti della personalità di Teobaldo, al quale non sembra comunque siano mai stati conferiti incarichi di grande responsabilità; non si conosce la sua formazione, anche se si può ipotizzare che sia avvenuta all'interno delle famiglie romane vicine agli ambienti curiali. Anzi, fu forse proprio questa sua "omogeneità curiale", lontana da una precisa collocazione ideologica, a far sì che, il 15 o il 16 dicembre 1124, pochissimi giorni dopo la morte di Callisto II, accantonata la candidatura di Saxo di S. Stefano, Teobaldo fosse designato papa su proposta del cardinal diacono Gionata dei SS. Cosma e Damiano, vicino ai Pierleoni. Non si sa perché i Pierleoni non abbiano insistito su Saxo di Anagni, cardinale che aveva partecipato alla legazione di Worms e che godeva - secondo però l'unica fonte che ne parla, cioè il Liber pontificalis di Pandolfo (II, p. 370), fautore dei Pierleoni - del favore popolare. Tra l'altro, Saxo diventerà in seguito cancelliere dell'antipapa Pierleoni, Anacleto II. Assunto il nome di Celestino II, Teobaldo indossò il manto rosso, ma durante la celebrazione, al canto del Te Deum, Roberto Frangipane e i suoi entrarono armati nella cappella di S. Pancrazio, situata presso il Laterano, e colpirono Teobaldo, acclamando al suo posto Lamberto, cardinal vescovo d'Ostia. Pochi giorni dopo (21 dicembre), a seguito della rinuncia di Teobaldo, gravemente ferito e abbandonato dai suoi elettori, Lamberto fu eletto papa all'unanimità e prese il nome di Onorio II.
Non si può quindi dire che C. sia stato un antipapa; eletto, ma non consacrato, lo si può piuttosto definire un papa mancato. È probabile che C. sia morto poco dopo, in ogni caso non si ha più alcuna sua notizia.
L'elezione papale resta quindi l'avvenimento centrale della vita di Teobaldo e di conseguenza assumono una particolare rilevanza le fonti contemporanee che la descrivono.
Tra le fonti, la più ricca al riguardo è la sezione del Liber pontificalis ad opera di Pandolfo; ma solo la versione contenuta nel codice di Tortosa risale alla redazione originale, in quanto scevra dalle aggiunte e omissioni dovute al monaco Pierre-Guillaume, che in questo caso specifico sono state particolarmente pesanti. Pandolfo infatti, essendo partigiano dei Pierleoni, era naturalmente avverso ai Frangipane, la famiglia romana che aveva impedito la consacrazione di C. e appoggiato l'elezione di Onorio II. Per questo è interessante notare il giudizio espresso dal redattore sull'azione di Roberto Frangipane: "Quid dicam? Quod fecit heri Cencius Gelasio, hoc complevit hodie in Celestino Robertus" (Le Liber pontificalis, III, p. 171), in riferimento alla cattura di Gelasio da parte dei Frangipane (1118), quando il papa fu liberato grazie all'intervento di vari gruppi romani tra i quali troviamo "Buccapecorini cum suis" (ibid., II, p. 313). In epoca d'instabilità della forma del cognome, opponendosi entrambi ai Frangipane, non si può escludere che "Buccapecorini" sia una variante di "Buccapecus". Attraverso la mancata affermazione di C., Pandolfo allude piuttosto alla storia degli attacchi contro il papa da parte dei Frangipane, invitando così implicitamente il lettore ad interpretare nello stesso senso lo scisma che si verificherà alla morte di Onorio II, quando in due elezioni separate saranno nominati papa Innocenzo II, candidato dei Frangipane, e l'antipapa Anacleto II, sostenuto dai Pierleoni.
Fonti e Bibliografia
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