FELICE II, antipapa
Se ne ignora la data di nascita. Il Liber pontificalis, nr. 38, lo dice romano, "ex patre Anastasio". Era nel 355 arcidiacono nella Chiesa di Roma, allorché papa Liberio entrò in contrasto con l'imperatore Costanzo a causa dell'azione che questi, nel contesto della controversia ariana, aveva intrapreso a danno di Atanasio, il più deciso e influente avversario degli ariani.
Il concilio di Milano, la cui convocazione Liberio stesso nel 355 aveva caldeggiato presso l'imperatore al fine di sottoporre a una rappresentativa assemblea di vescovi la complessa questione dottrinale e disciplinare che si trascinava da tanti anni, si era concluso in modo che aveva completamente deluso le speranze e le aspettative del pontefice: infatti i vescovi là riuniti, sollecitati dai pochi ma abili e influenti esponenti filoariani e, per loro tramite, dallo stesso imperatore, si erano piegati a sottoscrivere la condanna che il concilio di Tiro aveva inflitto ad Atanasio nel lontano 335 e che era stata in Oriente più volte ribadita, mentre la questione dottrinale, che premeva tanto a Liberio, era stata elusa. Fatti deporre ed esiliare i tre vescovi, Dionigi di Milano, Lucifero di Cagliari ed Eusebio di Vercelli, che si erano opposti alla condanna di Atanasio, Costanzo invitò anche Liberio a sottoscrivere le decisioni conciliari, e poiché il papa, ripetutamente sollecitato, rifiutò di aderire, lo fece deporre e inviare in esilio a Beroea, in Tracia.
Provvide allora anche alla sua sostituzione sulla Sede romana e fece consacrare da tre vescovi Felice II. I Gesta inter Liberium et Felicem episcopos 1, ostili a F., rilevano che in precedenza egli, insieme con tutto il clero romano e alla presenza del popolo, aveva giurato fedeltà a Liberio, che si trovava già in difficoltà. Qualche tempo dopo, in data non precisabile tra la fine del 357 e l'inizio del 358, Liberio, prostrato dall'esilio, si piegò a sottoscrivere la condanna di Atanasio, e Costanzo, dopo averlo trattenuto per un po' presso la sua corte, a Sirmio, finalmente lo autorizzò a rientrare a Roma. Per altro, a questo punto si poneva all'imperatore la questione di F., dato che proprio lui lo aveva prescelto per la successione. Scrisse perciò a Roma che Liberio e F. avrebbero dovuto amministrare la Chiesa in comune. Questa sconcertante direttiva fu accolta con derisione dai Romani: si disse che delle fazioni del circo, contrassegnate da colori diversi, l'una sarebbe stata capeggiata da Liberio e l'altra da F. (Teodoreto, Historia ecclesiastica II, 14): "Avendo così irriso alla lettera dell'imperatore, tutti insieme proclamarono: 'Un solo Dio, un solo Cristo, un solo vescovo'" (ibid.). F. fu perciò costretto ad abbandonare Roma. Dai Gesta inter Liberium et Felicem episcopos s'apprende che poco tempo dopo, sollecitato dal clero che aveva preso le sue parti, egli sarebbe rientrato in città e avrebbe tentato di impadronirsi della basilica Giulia in Trastevere, ma ne sarebbe stato impedito dall'opposizione di tutto il popolo. Lo stesso testo ne fissa la morte al 22 novembre 365. Il Liber pontificalis, in una trama di notizie fittizie secondo cui egli sarebbe stato decapitato per ordine di Costanzo, da lui dichiarato eretico, annota anche che F. avrebbe fatto edificare una basilica lungo la via Aurelia, che avrebbe dotata di un ager da lui stesso acquistato e dove sarebbe stato seppellito. Il dettaglio dell'acquisto del campo trova riscontro, anche se indiretto, in un testo agiografico, Vita S. Eusebii presbyteri Romani, dove è scritto che, deposto dall'episcopato, F. si sarebbe ritirato ad abitare "in praediolo suo" (B. Mombritius, II, p. 459). Nella Passio Felicis si specifica invece che F. "habitavit in praediolo suo qui est via Portuense" (ibid., I, pp. 550-51). Le due tradizioni dovevano essere in ogni caso confuse se nel Liber pontificalis, nella biografia di Liberio, si dice che F. risiedette e fu sepolto sulla via Portuense (p. 207), mentre, nella biografia di F., il martirio e la sepoltura sono attestati sull'Aurelia (p. 211). È probabile che la basilica di F. sia da mettere in relazione con un non esteso complesso cimiteriale ipogeo individuato sulla via Aurelia antica, al di sopra del quale doveva essere situata la fondazione feliciana (G.N. Verrando, pp. 324-31, tavv. 1-5). Questa è menzionata dall'itinerario altomedievale De locis (Codice topografico, p. 107), e dalla Notitia ecclesiarum (ibid., p. 93), che la pone dopo il cimitero dei SS. Processo e Martiniano e la intitola ai "sanctos pontifices et martyres duos Felices", in base alla notizia erroneamente riportata dal Liber pontificalis (p. 158) della sepoltura del papa Felice I sull'Aurelia.
La documentazione antica dà su F. giudizi contrastanti. Si è già rilevata l'ostilità dei Gesta inter Liberium et Felicem episcopos, testo che, redatto nell'ambiente di Ursino, l'avversario di Damaso, contrappone la successione Liberio-Ursino a quella F.-Damaso. Di contro, il Liber pontificalis non solo è pienamente a favore di F. nella notizia a lui dedicata, della cui inattendibilità si è già detto, ma ne parla bene anche nella notizia su Liberio. E se Atanasio, che nulla di preciso sa riguardo a F., si esprime in tono sprezzante nei suoi confronti, l'atteggiamento di Socrate, Sozomeno e Teodoreto è più articolato, in quanto, se rilevano il contatto di F. con gli ambienti filoariani, lo definiscono per altro personalmente irreprensibile. Soprattutto va rilevato che, se F. è stato ed è tradizionalmente considerato antipapa, però il suo nome compare nelle antiche liste episcopali di Roma, ed egli è stato ed è tuttora specificato come Felice II, cioè quasi che sia stato vescovo legittimo. Per spiegare questa varietà di giudizi e valutazioni, si deve innanzitutto tener conto della correlazione tra lui e Liberio, nel senso che anche la valutazione degli antichi su Liberio fu controversa: se il popolo romano viene descritto come in gran parte a lui favorevole nel contrasto con l'imperatore, senza perciò che abbia annesso importanza decisiva al suo cedimento riguardo ad Atanasio, successivamente però il peso di questa vicenda si fece avvertire, provocando la cessazione dell'incipiente culto di martire e confessore a lui dedicato ma che si confuse con quello di omonimi martiri romani, come quello ricordato il 29 luglio. In questo contesto, per quanto riguarda F., va tenuto debito conto sia della dirittura morale del personaggio, ben attestata nelle fonti, sia dell'alto rango che egli rivestiva nella gerarchia ecclesiastica della Chiesa di Roma, per cui era secondo soltanto al papa. Non deve altresì essere anticipato al tempo suo il metro di giudizio invalso soltanto successivamente, in base al quale egli è stato considerato antipapa. Va infatti tenuto conto che da Costantino a Teodosio anche in Occidente fu indiscussa la primazia dell'imperatore su tutta la Chiesa e che la procedura messa in atto da Costanzo a danno di Liberio, per quanto sia potuta apparire, agli occhi dei Romani di allora e poi dei posteri, ispirata alla violenza, era formalmente regolare: infatti il concilio di Milano aveva tutti i crismi di un concilio ecumenico, in quanto era stato convocato dall'imperatore e vi avevano partecipato, insieme con la maggioranza degli occidentali, anche alcuni vescovi orientali, sì che il rifiuto di Liberio di sottoscriverne la deliberazione a danno di Atanasio era passibile, secondo la prassi dell'epoca, di deposizione ed esilio. In altri termini, il trattamento che Costanzo inflisse a Liberio non differiva affatto da quello che Costantino aveva applicato a danno dell'influente Eusebio di Nicomedia, quando questi si era rifiutato di sottoscrivere la deliberazione del concilio di Nicea del 325 a danno di Ario. Solo nel VI secolo (sinodo Palmare) sarebbe stato deliberato che il concilio non può mettere sotto accusa il papa. Va da ultimo rilevato che, se la maggioranza del popolo romano viene presentata dalle fonti come favorevole a Liberio, però anche F. ebbe un suo seguito che, alla luce del successivo contrasto tra Ursino e Damaso, appare non essere stato esiguo. Insomma, le diverse sfaccettature che ancora oggi permettono letture diverse della vicenda Liberio-F. tanto più spiegano la varietà dei giudizi che a suo tempo furono dati di Felice II.
fonti e bibliografia
Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, I, Paris 1886, pp. 207-15.
Atanasio, Historia Arianorum 75, a cura di H.-G. Opitz, in Athanasius Werke, II, 1, Berlin 1939, pp. 224-25.
Girolamo, Chronicon, ad a. 356, a cura di R. Helm, ivi 1956 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, VII), p. 240.
Socrate, Historia ecclesiastica II, 37, a cura di G.C. Hansen, ivi 1995 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller, N.F. 1), pp. 87-8.
Sozomeno, Historia ecclesiastica IV, 11, a cura di J. Bidez-G.C. Hansen, ivi 1960 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller, 50), pp. 152-54.
Teodoreto, Historia ecclesiastica II, 14, a cura di L. Parmentier, Leipzig 1911 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller, 19), pp. 125-28.
Gesta inter Liberium et Felicem episcopos 1, in Collectio Avellana, a cura di O. Guenther, Pragae-Vindobonae-Lipsiae 1895 (Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, 35, 1), pp. 1-4.
Per una precisa rassegna dei dati forniti dalle fonti antiche, v. Regesta Pontificum Romanorum, a cura di Ph. Jaffé-G. Wattenbach-S. Loewenfeld-F. Kaltenbrunner-P. Ewald, I, Lipsiae 1885, pp. 35-6.
Sugli aspetti agiografici v.: B. de Gaiffier, Les notices des papes Félix dans le Martyrologe Romain, "Analecta Bollandiana", 81, 1963, pp. 336-46.
Per la documentazione archeologica v.: B. Mombritius, Sanctuarium, seu Vitae sanctorum, I-II, Parisiis 1910²; Codice topografico della città di Roma, a cura di R. Valentini-G. Zucchetti, II, Roma 1942 (Fonti per la Storia d'Italia, 88); G.N. Verrando, Analisi topografica degli antichi cimiteri sotterranei ubicati nei pressi delle due vie Aurelie, "Rivista di Archeologia Cristiana", 63, 1987, pp. 293-357.
Per gli studi moderni, v. la bibl. relativa a Liberio.