antisemitismo
Le forme dell'odio verso il popolo ebraico
L'antisemitismo ha costituito e costituisce tuttora una delle più significative espressioni del razzismo nella storia dell'umanità. È basato sull'intolleranza, la discriminazione e l'ostilità nei confronti degli Ebrei. Nel corso del Novecento ha assunto le dimensioni di un'enorme tragedia con lo sterminio di circa sei milioni di Ebrei compiuto dalla Germania nazista in Europa (l'Olocausto)
L'antisemitismo ha una storia di lunghissima durata. Era già diffuso all'epoca dell'Impero romano e acquisì ulteriore vigore con la diffusione del cristianesimo, il quale contribuì a costruire un'immagine negativa degli Ebrei lanciando contro di essi l'accusa di deicidio, cioè di aver contribuito alla morte di Gesù Cristo. Con la diaspora ‒ compiutasi tra il 1° e il 2° secolo ‒ l'antisemitismo acquistò una nuova concretezza: cacciati dalle loro terre, infatti, gli Ebrei si dispersero in tutto il mondo conosciuto, dando vita a piccole comunità fortemente coese sul piano religioso, rituale e sociale, che determinarono per secoli, presso i popoli ospitanti, un senso di profonda estraneità culturale e religiosa. Sostanzialmente integrati nel mondo arabo, essi furono oggetto di discriminazione e di aperta persecuzione nell'Europa cristiana medievale e moderna, sia da parte delle élite politiche e religiose, sia da parte dei ceti popolari. Presso questi ultimi si radicarono svariate leggende sull'origine demoniaca degli Ebrei e sulle loro pratiche blasfeme contro il cattolicesimo. Da ciò derivarono, per un verso, atti di emarginazione e discriminazione sino all'espulsione degli Ebrei dai singoli Stati e, per un altro verso, veri e propri massacri alimentati da credenze superstiziose. Costretti da molteplici divieti a esercitare professioni ritenute sconvenienti o apertamente condannate dalla Chiesa, come il prestito a usura (che impone a chi ha ricevuto una somma in prestito di restituire un importo molto più alto), gli Ebrei furono spesso obbligati a risiedere nei ghetti, quartieri chiusi e rigidamente separati dal resto del contesto cittadino.
La Rivoluzione francese segnò una battuta d'arresto nella storia della discriminazione degli Ebrei, che fu esplicitamente condannata dalla Costituzione del 1791. Nel corso dell'Ottocento l'antisemitismo riemerse con nuovo vigore, saldandosi a teorie razziste costruite su fondamenti pseudoscientifici. In questo quadro esercitarono una grande influenza il Saggio sull'ineguaglianza delle razze umane del francese Joseph Arthur conte di Gobineau, pubblicato nel 1853-55, e I fondamenti del 19° secolo di Houston Stewart Chamberlain, scrittore tedesco di origine inglese, che apparve nel 1899. Entrambi i testi esaltavano il primato della razza ariana. Chamberlain in particolare individuava negli Ebrei il principale nemico da combattere. Al di là delle teorie, l'antisemitismo divenne presto un problema di prima grandezza. Dapprima in Francia alla fine dell'Ottocento, con il cosiddetto Affaire Dreyfus, dal nome di un ufficiale francese di origine ebraica, Alfred Dreyfus, ingiustamente accusato di spionaggio e di collusioni con la Germania. Quindi, e soprattutto, in pieno Novecento, in una parte assai ampia dell'Europa centrale e orientale.
L'antisemitismo, divenuto l'ideologia dominante nella Germania nazista tra il 1933 e il 1945, si tradusse in una sistematica persecuzione degli Ebrei condotta alle sue estreme conseguenze (la soluzione finale) nell'Europa occupata dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, con il sostegno di molti regimi collaborazionisti. Fu questo la shoah, parola della lingua ebraica che indica il genocidio degli Ebrei nei campi di sterminio nazisti, chiamato anche Olocausto.