Saint-Exupéry, Antoine de
In volo con il piccolo principe
Pioniere del volo e inventore della letteratura di aviazione, Antoine de Saint-Exupéry deve principalmente la sua fama al celebre personaggio da lui creato: il piccolo principe, protagonista di un racconto per bambini che è anche una fiaba per adulti
Nato a Lione nel 1900, Antoine de Saint-Exupéry fu il primo a raccontare il cielo ai suoi contemporanei, così come Joseph Conrad o Herman Melville avevano raccontato il mare. Ma il vero romanzo risiede probabilmente in un’esistenza irripetibile. Dopo le gioie di un’infanzia luminosa e protetta e un’adolescenza segnata da una intelligenza inquieta, tutto sembra accadere in pochi mesi: nell’aprile del 1926 Saint-Exupéry esordisce con il racconto L’aviatore; in luglio ottiene il brevetto di pilota civile; in ottobre viene assunto dalla società di aviazione Latécoère.
Da questo momento vita e letteratura si incrociano, finendo spesso per completarsi a vicenda: fra il 1927 e il 1928 è responsabile della Compagnia aeropostale nel Sahara spagnolo, a Cap Juby, scalo tecnico fondamentale lungo la linea Tolosa-Dakar; fra il 1929 e il 1931, con l’ampliamento della linea in America Latina, diviene direttore dell’Aeroposta argentina a Buenos Aires. Inviato speciale in Spagna durante la guerra civile (1936-37), presta servizio in aviazione allo scoppio del secondo conflitto mondiale.
Nel 1941 raggiunge gli Stati Uniti ove si ferma fino alla primavera del 1943, quando sbarca ad Algeri per unirsi ai vecchi compagni d’armi del suo reparto. Nonostante l’età e i problemi di salute, ottiene di poter pilotare ancora. Con circa 7.000 ore di volo alle spalle, decolla un’ultima volta dalla Corsica in ricognizione il 31 luglio del 1944, senza fare più ritorno.
Nell’ispirazione di Saint-Exupéry, la pratica e la passione per il volo agiscono da elemento propulsore e coagulante. È nell’esperienza del deserto che si rivela la sua vocazione e che prendono forma i motivi fondamentali della sua scrittura: la solidarietà, il senso di fratellanza che accomuna gli uomini, la solitudine come dimensione tanto eroica che conoscitiva, il sacrificio, l’esilio doloroso dall’infanzia.
A Cap Juby rielabora L’aviatore, ricavandone il primo romanzo, e scrive Corriere del Sud (1928), cui seguiranno Volo di notte (1931), Terra degli uomini (1939), Pilota di guerra (1942) e, senza aver avuto il tempo di rivederlo, il brogliaccio di riflessioni che forma l’ambizioso affresco di Cittadella (postumo, 1948).
Durante il soggiorno statunitense, il suo editore americano lo sorprende mentre disegna sulla tovaglia di carta di un ristorante e gli propone di scrivere un racconto per l’infanzia. Nasce così Il piccolo principe (1943), destinato a divenire non solo l’opera più nota di Saint-Exupéry (che lo ha anche illustrato) ma – per un certo numero di anni e grazie anche alle innumerevoli traduzioni – uno dei libri più venduti al mondo.
Lo spunto narrativo si basa su un fatto realmente accaduto: a causa di un guasto Saint-Exupéry fu costretto a un atterraggio di fortuna nel deserto e a trascorrere la notte vicino al suo aereo attendendo i soccorsi. Prese forma, così, a distanza di anni, quell’Africa disegnata con pochi abili tratti che fa da sfondo alla fiaba: giunto sulla Terra da un pianeta lontano, il piccolo principe – immagine metaforica del fanciullo che sopravvive nell’uomo – soccorre l’aviatore e ne è a sua volta soccorso, condividendo con lui le stesse esperienze. Dal dialogo fra i due emergono le angosce e gli interrogativi circa quel che sta più a cuore a Saint-Exupéry (celebre la massima pronunciata da uno degli animali che il principe incontra, la volpe: «l’essenziale è invisibile agli occhi»).
Il libro, unico nel suo genere, fu scritto in difficili condizioni fisiche e morali e le ultime pagine del racconto, che fanno presagire la scomparsa di Saint-Exupéry, ne hanno accentuato il valore di testamento spirituale. Giudicata incline a un «facile estetismo», quest’opera non ottenne successo immediato: pure la sua crescente e straordinaria fortuna risiede probabilmente nell’essere, in modo originale, sia racconto per bambini sia fiaba per adulti.