BORZÌ, Antonino
Nacque a Castroreale (Messina) il 20 ag. 1852 da Pietro e Dorotea Lucifero e attese agli studi classici a Messina, manifestando inclinazione per le arti, in specie per la pittura.
Contro il desiderio paterno, il B., fortemente interessato agli aspetti del mondo organico ed in particolare a quello dei vegetali, volle iscriversi nel 1869 all'istituto forestale di Vallombrosa, dove trovò un maestro eccezionale, Federico Delpino, che influenzò in modo duraturo tutta la sua vita scientifica.
Egli divenne così un convinto vitalista e finalista in contrapposizione con i dominanti orientamenti dell'ambiente scientifico contemporaneo. Non poca influenza dovette esercitare su di lui anche un altro eccezionale uomo di scienza che insegnava allora a Vallombrosa: Adolfo Bérenger, il celebre autore dell'Archeologia forestale (Treviso e Venezia 1859-1863), uomo di grande cultura e sensibilità storica.
Rivolse le sue prime ricerche alle Crittogame, ai Licheni prima, poi ai Funghi e quindi con crescente impegno alle Alghe. Divenne ben presto assistente di Delpino, e dopo un breve periodo di perfezionamento presso l'istituto superiore di Firenze - allievo di Filippo Parlatore - nel 1875, essendosi trasferito il Delpino a Genova, a soli 23 anni lo sostituì nell'insegnamento. La scuola di Vallombrosa assurse poi a grande importanza, specialmente dopo il trasferimento a Firenze.
Nel 1879 il B. vinceva il concorso per la cattedra di botanica dell'università di Messina, e prendeva possesso della sede che era stata di P. Castelli e M. Malpighi; ora però la cattedra era decaduta e priva di attrezzature scientifiche; fu cura del B. creare un nuovo Orto botanico che si collegasse idealmente all'antico "Hortus Messanensis" e nuovi laboratori in cui rivivesse lo spirito biologico malpighiano. Proprio qui anzi fondava nel 1886 la rivista botanica dal significativo nome di Malpighia che ebbe lunga vita e fortuna anche per opera di altri botanici, come O. Penzig, G. Pirotta e L. Buscalioni. Fu questo un periodo preparatorio nella carriera scientifica del B., dedicato alle prime ricerche algologiche e alle indagini su alcune specie di querce. Nel 1892 venne chiamato alla cattedra di Palermo, essendo morto il botanico A. Todaro. Qui il clima eccezionalmente favorevole e la particolare topografia avevano consentito la costruzione di uno degli orti botanici più ricchi e belli d'Europa e del Mediterraneo; il B. comprendendo che in questo luogo e senza cure eccessive avrebbe potuto essere coltivata la maggior parte delle piante tropicali, propose la creazione a Palermo di una "Stazione botanica internazionale" allo scopo di studiare su materiale ricchissimo la fisiologia vegetale delle piante mediterranee e subtropicali. Anche se questo significativo disegno era destinato a fallire, ebbero successo crescente altre iniziative: la costruzione del nuovo istituto - al cui ingresso si erge ancor oggi un busto del B. -, l'aumento e arricchimento dell'insigne Orto botanico, e soprattutto la fondazione del Giardino coloniale. Erano tempi di crescenti interessi in Italia per i problemi di agricoltura subtropicale e tropicale in seguito alle recenti esperienze di colonizzazione. Il botanico Pirotta istituiva a Roma un Erbario e Museo coloniale, destinati poi a trasferirsi e ad assumere ben più imponente sviluppo a Firenze; nasceva ancora a Firenze un Istituto agricolo coloniale. Il B. ispirandosi alle tradizioni stesse dell'Orto botanico di Palermo, che già aveva provveduto all'acclimatazione di piante agrarie in Sicilia, come il mandarino, e alla sperimentazione di piante originarie di paesi caldi, in special modo del tabacco e del cotone, ideava l'istituzione di un giardino sperimentale di acclimazione per contribuire validamente ai nuovi compiti che l'Italia era chiamata ad affrontare nei paesi d'oltremare. Si veniva rivelando una disponibilità del B. anche per i problemi di scienza applicata a vantaggio di interessi economici e umani; in questo aveva avuto un valido precursore in A. Todaro che peraltro era un botanico applicato.
Nel 1906 costituiva, come primo abbozzo di un più grande disegno, una sezione coloniale dell'Orto botanico di Palermo e iniziava una lunga lotta contro le difficoltà che si frapponevano alla creazione di un apposito istituto autonomo, finché l'11 luglio 1913 il Parlamento approvava una legge per l'istituzione del Giardino coloniale annesso all'Orto botanico di Palermo. Dovettero però trascorrere ancora quattro anni perché il 27 apr. 1917, ancora durante la guerra, si giungesse alla vera inaugurazione solenne del Giardino.
Il graduale potenziarsi dell'istituzione emerge chiaramente dai rapporti e dalle relazioni scientifiche e tecniche che apparvero nel Bollettino del R. Orto botanico e giardino coloniale di Palermo, prendendo inizio dal 1907 cioè dal funzionamento della sezione coloniale provvisoria. Questi contributi alla conoscenza di piante esotiche acclimatabili in Italia hanno avuto prosecuzione anche coi successori del B., e continuano ancor oggi dimostrando la vitalità di quella felice iniziativa.
Si ampliavano intanto gli interessi scientifici spaziando su diversi, importanti e moderni campi della botanica; nella morfologia, nella fisiologia e fisioecologia, nella sistematica delle Alghe, così che la sede di Palermo assurse a notevole importanza nella botanica italiana durante quegli anni: già nel 1902 aveva accolto il Congresso botanico nazionale, e altri congressi progettava il B., particolarmente un Congresso coloniale.
L'opera del B. emerge singolarmente nella botanica italiana al principio di questo secolo, non soltanto per varietà e numero della produzione, ma per la ricchezza e originalità delle idee. Continuatore delle concezioni biologiche delpiniane, il B. è antidarwinista e vitalista, ma allarga ed approfondisce il pensiero di Delpino estendendo l'indagine e la speculazione al campo microscopico ed a quello fisiologico-ecologico. Si può dire che egli precorreva i tempi perché molte sue impostazioni sono ancor oggi, anzi specialmente oggi, di piena validità. Il B. concepisce la botanica come scienza sperimentale, e non soltanto scienza di descrizioni e classificazioni, quindi come vera e propria dottrina biologica; come tale la botanica partecipa di quelle virtù illuminatrici ed educative che sono attributo della scienza nel senso più autentico. Pone di conseguenza problemi di metodo, e punta verso una nuova biologia distinta dalla pura fisiologia, una biologia che pone in relazione processi vitali e forme macroscopiche col mondo esteriore, con l'ambiente. Possiede il B. un chiaro senso dello sviluppo storico, del momento storico della biologia in generale, e della biologia vegetale in particolare; intuisce che le scienze della vita si incamminano verso una preminenza, assoluta, e per ciò che riguarda la botanica non esita (1909) a parlare di "supremi problemi della botanica moderna", frase che potrebbe sembrare eccessiva, e che oggi sentiamo così realistica. Merito del B. è di aver valorizzato ancor più di Haeckel, ancor più di Delpino, l'ecologia, "la scienza della vita e dei costumi delle piante", la "scienza che tratta dei rapporti degli organismi col mondo circostante", e di aver evidenziato i rapporti intimi fra problemi fisiologici ed ecologici. I suoi concetti di "equilibrio funzionale", di "potenza riparatrice di equilibri turbati" si estendono quindi dal campo individuale al campo delle "convivenze" di individui e di specie. Rifiutando la lotta per l'esistenza di Darwin, invoca il commensalismo come regola di convivenza delle piante, un commensalismo che non esclude urti e affollamenti. Nel lavoro Vita,forme,evoluzione... parla esplicitamente di "associazioni vegetali" che tendono a costanza di strutture, come "fortezze inespugnabili, chiuse a ospiti stranieri", come entità fitogeografiche determinate, suscettive di mantenersi inalterate nel tempo. Nel "proletariato vegetale" di una prateria una forza di coesione accomuna le piante, come su un albero sono accomunate le foglie ed i rami. Da un equilibrio di mutui rapporti, risultante dalla dispersione dei semi e dalle condizioni di ricettività dell'ambiente, derivano i caratteri del "paesaggio vegetale". Giunge il B. fino all'idea moderna di "stirpe ecologica", cioè di forme vegetali che rispecchiano modi di vita in peculiari ambienti, mirando perfino ad un possibile "sistema naturale ecologico". È facile riconoscere in questi concetti una modernità precorritrice, una vivida intuizione di principî fondamentali della ecologia odierna. Questa sensibilità biologica ed ecologica traspare da tutte le opere del B., talora perfino in alcune interpretazioni premature e forzate, introdotte nelle sue ricerche sulle Missoficee.
Dalla concezione ecologica della scienza dei vegetali alla concezione utilitaria, applicativa della botanica a beneficio dell'agricoltura, ma di un'agricoltura "su fondamento essenzialmente biologico" il passo era breve. Si comprendono assai bene quindi le sollecitudini per la creazione del Giardino coloniale, per la istituzione di corsi di qualificazione tecnica a tutti i livelli, ma costantemente con ispirazione biologica.
La varietà di argomenti affrontati dal B. dimostra la sua grande versatilità e il vivacissimo spirito di osservazione. Dai Licheni, oggetto dei primi lavori compiuti (1874 e 1875), passò allo studio della sessualità degli Ascomiceti evidenziando le somiglianze morfologiche con le Alghe rosse, poi alle Alghe verdi-azzurre, inaugurando una lunga e fertile attività culminata con gli Studi algologici del 1895 che gli ottenevano il premio internazionale per gli studi crittogamici della fondazione Desmazières.
Della modernità di queste ricerche sulle Alghe fa fede il giudizio della commissione giudicatrice (Comptes rendus de l'Academie des Sciences del 27 dic. 1895). Il B. ampliava ulteriormente l'indagine e la visione biologica del regno vegetale nelle Contribuzioni alla biologia vegetale pubblicate fra il 1894 e il 1905. Consegnava infine un compendio delle idee direttrici della sua vasta esperienza botanica in un documento che apparve nel 1921 e che si ispira nel titolo a una indimenticabile opera del Linneo: Filosofia botanica.
L'opera del B. ebbe vasta eco e alti riconoscimenti in Italia e fuori d'Italia. Fu nominato socio dei Lincei e dell'Accademia dei XL, fu presidente dell'Accademia delle scienze, lettere ed arti di Palermo, della Società microscopisti italiani, della Società di scienze naturali ed economiche di Palermo, della Società botanica italiana (negli anni 1906-1908). Nel 1917 gli fu assegnata la medaglia d'oro del ministro dell'Agricoltura in occasione del quarantesimo anno di insegnamento universitario. Ricevette l'ordine svedese della Stella Polare e la laurea honoris causa dell'università di Uppsala (nel 1907).
Opere principali: Intorno agli offici dei gonidi dei Licheni, Messina 1874; Studi sulla sessualità degli Ascomiceti, in Nuovo giorn. botan. ital., XV (1878), pp. 43-78; Flora forestale italiana, I, Firenze 1879; Compendio della flora forestale italiana, II, Messina 1885; Studi algologici, I, Messina 1883; II, Padova 1895; Discorso per l'inaugurazione delle feste del primo giubileo centennale del R. Orto botanico di Palermo, Palermo 1895; La Quercus macedonica A. DC. in Italia, in Malpighia, II (1888), pp. 133-147 e 379-385; L'acqua in rapporto alla vegetazione di alcune xerofile mediterranee,ibid., V (1893), pp. 473-501; Proposta di stazione botanica internazionale a Palermo, in Bull. della società botanica italiana, 1895, pp. 184-186; Note di biologia vegetale, in Contrib. di biol. veget., II (1897), pp. 43-80; L'apparato di moto delle Sensitive, in Riv. di scienze biologiche, I (1899), pp. 160-295; Biologia della germinazione dell'Araucaria Bidwilli Hook, in Contrib. di biol. veget., III (1905), pp. 357-373; Discorso inaugurale del congresso botanico naz. (maggio 1902), in Rend. del Congresso, Palermo 1901, pp. 1923; Anatomia dell'apparato senso-motore dei cirri delle Cucurbitacee, in Contributi di biol. veg., III (1905), pp. 121-176; F. Delpino. Commemorazione, in Nuovo giorn. botan. ital., n.s., XII (1905), pp. 417-439; Botanica e botanici in Sicilia nel secolo XVIII, in Bull. d. R. Orto bot. di Palermo, V (1906), pp. 3-21; Il Giardino coloniale e la sua funzione,ibid., VI (1907), pp. 2-14; Sulle condizioni della indagine scientifica di fronte ai supremi problemi della botanica moderna, in Atti d. soc. ital. per il progresso delle scienze, II (1908), pp. 195-203; Sui fondamenti pratici della botanica moderna,ibid., III (1909), pp. 197-204; Ricerca sulla disseminazione delle piante per mezzo dei Sauri, in Mem. d. soc. ital. delle scienze detta dei XL, s. 3, XVIII (1911), pp. 95-115; Le querce della flora italiana. Rassegna descrittiva, in Boll. d. R. Orto e giardino colon. Palermo, X (1911), pp. 41-66; Il Giardino coloniale di Palermo e la sua funzione in rapporto allo sviluppo dell'agricoltura coloniale. Relazione,ibid., pp. 67-82;in coll. con G. Catalano: Ricerche sulla morfologia e sull'accrescimento dello stipite delle palme, in Rendic. d. R. Accad. d. Lincei, s. 5, XXI (1912), pp. 73-84; Alghe terrestri xerofile della Tripolitania, in Boll. d. studi e informaz. d. R. giardino colon. di Palermo, I (1914), pp. 91-130; Le forme vegetali della flora libica all'azione dei venti nella funzione aereofilactica nel regno vegetale,ibid., III (1916), pp. 185-237; Studi sulle Mixeficee, in Nuovo giorn. botanico ital., n.s., XXI (1914), pp. 307-360;XXIII (1916), pp. 559-588; XXIV (1917), pp. 17-30, 65-112, 198-211, Vita,forme,evoluzione nel regno vegetale, Palermo 1915; Metagenesi nelle Mixoficee in rapporto alla evoluzione del regno vegetale, in Boll. d. R. Accad. di sc.,lett. e belle arti di Palermo, 1919, pp. 24-33; Intorno al fondamento ecologico dell'organizzazioni vegetale, in Rivista di biologia, I (1919), pp. 181-212; Filosofia botanica, Roma 1921.
Bibl.: G. Catalano, Di A. B. nel suo pensiero scientifico e nel suo carattere, Palermo 1921; In memoria di A. B., in Giornale di Sicilia, LXI (1921), n. 226;F. Cavarra, A. B., in L'Agricoltura coloniale, XVI (1922), n. 1; L'Opera botanica ed agraria di A. B., in Atti d. soc. agronomica italiana, II-III, n. 3, Aquila 1924;F. Cortesi, A. B., in Rivista di biologia, III (1921), n. 6, pp. 844-851;S. di Marzo, Commemorazione del prof. A. B., in Atti d. R. Accad. di sc.,lett. e belle arti di Palermo, XII (1922), pp. 3 s.; D.Lanza, Commemorazione del prof. A. B.,ibid., pp. 5-24;O. Mattirolo, Commemorazione dell'accademico A. B., in Rendic. d. Acc. Naz. d. Lincei, XXXI (1922), pp. 527-538; Onoranze al prof. A. B., in Boll. di studi e informazioni d. R. giardino coloniale di Palermo, XVI (1936), estr. (con discorsi di F. Bruno e L. Montemartini); N. Passerini, Commemorazione, in Bull. d. soc. botan. ital., 1921, pp. 84-86.