BIANCHI, Antonio
Nato a Savignano sul Rubicone (Forlì) il 27 marzo 1784, da Tommaso e da Cecilia Beltramelli, compì i propri studi a Rimini, dove si era trasferito insieme col padre all'età di sette anni, e dove rimase fino alla morte. Coadiutore di L. Nardi alla Biblioteca Gambalunghiana di Rimini dal 2 maggio 1833, si dedicò presto a studi di numismatica e di epigrafia e, soprattutto, di antichità riminesi. Ebbero cosi origine quelle raccolte, trascrizioni, elaborazioni di dati e di documenti, mai pubblicate e conservate manoscritte nella Gambalunghiana: così, le Inscriptiones Arminenses (4. F. I. 25) e l'Aes grave ed altre antichità di Rimini (4. F. I. 28); così ancora, le Decime della diocesi di Rimini dell'anno 1379(4. F. I. 33) e la Copia degli statuti di Rimini (4. F. I. 22).
La raccolta delle Inscriptiones, della quale si ha pure manoscritto (4.F.I.26) un "primo abbozzo" del 1829 (o 1827, come si ricava da L. Nardi,Dei compiti..., Pesaro 1827, pp. 149 ss.), è del 1832 e comprende tutte le epigrafi riminesi allora conosciute, divise in dodici classi (nn. I-CLXXVI, pp. 25 ss.) e seguite ancora da epigrammi e testi relativi all'instrumentum domesticum. Condotta diligentemente e con prudenza veramente esemplare sulla base del codice Rigazziano del sec. XV e delle precedenti sillogi di S. Bovio e di A. Fiori, venne ampiamente consultata da E. Bormann per la redazione del Corpus inscriptionum Latinarum.
Di eguale importanza, i risultati delle ricerche che il B. condusse sull'aes grave di Rimini. Sin dal 1775 A. Degli Abati-Olivieri aveva pubblicato (Memorie di Gradara, Pesaro 1775, pp. 39 s.) una moneta di bronzo coniata, che presentava al rovescio l'immagine di un guerriero in movimento, armato di spada e di un lungo scudo ovale, con grosso torques al collo, e nell'esergo la leggenda "Arim(i)n(um)". Un confronto era istituibile fra questa moneta e le serie fuse, che recavano al diritto il tipo del galata con torques, ed esso si impose ben presto all'attenzione del Bianchi. Si trattava di serie costituite da pezzi di cinque, quattro, tre, due, una e mezza oncia, che rimandavano tutti ad una libbra maggiore di quella romana (caratteristica delle popolazioni italiche del versante adriatico) e ad un criterio di frazionamento decimale, invece che duodecimale (assicurato dalla presenza del quincunx in luogo del semisse). Rapporti tipologici e ponderali collegavano queste monete alle emissioni della Italia centrale e meridionale; ma il riscontro puntuale con l'esemplare coniato di zecca riminese permetteva al B. di suggerire anche per esse una loro appartenenza a Rimini. Questa attribuzione, avvalorata per altro dalla natura stessa dei rinvenimenti, venne immediatamente accolta e confermata da B. Borghesi (lettere a G. P. Secchi e ad A. Gennarelli del 15 genn. 1836 e del 16 ag. 1842), che riferiva l'emissione ai Galli Senoni negli anni precedenti alla deduzione della colonia latina di Ariminum del 268, e successivamente da G. Marchi e da P. Tessieri, cui il B. aveva generosamente passato i suoi risultati e che assegnavano la monetazione agli Umbri, prima ancora dell'arrivo dei Senoni (L'aes grave del Museo Kircheriano..., Roma 1839, pp. 106 ss.). Accettata da F. Lenormant (Essai sur l'organisation polit. et économique de la monnaie dans l'antiquité, Paris 1863, p. 133) e contrastata da T. Mominsen (Geschichte des römischen Münzwesens, Berlin 1860, pp. 183, 185, 291), ma nuovamente difesa da L. Tonini (Sull'antichità dell'aes librale di Rimini, Rimini, 1872), l'ipotesi del Borghesi s'inserisce, a ben vedere, nella più ampia questione della prima moneta romana e della datazione del denario; mentre la proposta del B. rimane un dato stabilmente acquisito della ricerca numismatica.
Importante, per una migliore valutazione del B., la Cronaca riminese degli anni 1830-32che chiude il manoscritto dell'Inscriptiones (lacui raccolta era peraltro preceduta da un saggio storico e antiquario su Rimini e seguita da un Ristretto di storia patria dalle origini della città fino a tutto il 1821).
La Cronaca si compone di due parti nettamente distinte: la prima costituita dalla narrazione dei fatti; la seconda, da una nota sulle condizioni dello Stato pontificio e, in particolare, sull'amministrazione delle Legazioni durante il periodo della Restaurazione:
Il B., che era stato frattanto eletto fra i magistrati di Rimini, non si limita qui a una semplice registrazione degli avvenimenti rivoluzionari del 1831, ma si sforza altresì di individuare ad una ad una le cause dei disordini, portando la sua disanima sull'impianto generale dello Stato e sul funzionamento della burocrazia, e rivelando la sua disposizione verso programmi ed idee di carattere liberale moderato (Zuffa, p. 394).
Succeduto al Nardi nella direzione della Gambalunghiana nel 1837, il B. continuò la sua opera di epigrafista e numismatico, raccogliendo inoltre una preziosa collezione di iscrizioni e monete, di sigilli e di bronzi, che egli metteva sempre a disposizione degli studiosi e di cui sono testimonianza, fra l'altro, la pubblicazione del Borghesi di un diploma militare di Decio (Intorno ad un nuovo diploma militare dell'imperatore Traiano Decio, in Oeuvres complètes, IV, Paris 1865, p. 277 ss.: vedi Corpus inscriptionum Latinarum, XVI, n. 154)e quella di G. De Minicis di uno specchio etrusco con la raffigurazione di Ida, Marpessa e Apollo (Congettura sopra uno specchio etrusco inedito, in Giorn. scient-letter. pubblicato in Perugia, 1838, parte 1, pp. 302 s.: vedi E. Gerhard,Etruskische Spiegel, III, 1, Berlin 1862, pp. 82 s., tav. LXXX). Faceva parte delle raccolte del B. anche il decreto sull'uso di pesi e bilance di C. Settimio Candido e P. Munazio Celere inciso su di una tavola di bronzo proveniente da Cattolica (Corpus inscriptionum Latinarum, XI, 2, 1, n. 6375).
Sposatosi con Marianna Marazzani Gualdi, dalla quale ebbe un figlio, Tommaso, il B. morì a Rimini l'11 nov. 1840.
Bibl.: L. Tonini,Biografia di A. B., in Biografie e ritratti di uomini illustri romagnoli, a cura di A. Hercolani, IV, Forlì 1839, pp. 57ss.; Id.,Del riminese A. Gambalunga..., in Atti e mem. della Deputaz. di storia patria per le prov. di Romagna e Bologna, VIII (1869, pp. 33s.; B. Borghesi,Oeuvres complètes, VII, Paris 1872, pp. 130ss, 386ss.; C. Tonini,La cultura letter. e scient. in Rimini…, I, Rimini 1884, p. 427; E. Bormann,Corpus inscriptionum Latinarum, XI, 1, Berolini 1888, pp. 73ss.; C. Tonini,Compendio della storia di Rimini, II, Rimini 1896, p. 603; M. Zuffa,Pensieri polit. di un bibliotecario gambalunghiano..., in Studi romagnoli, X(1959), pp.388s. Sullo specchio etrusco e sull'aes grave, vedi ancora: C. Cavedoni,Nuove congetture sopra lo specchio etrusco rappresentante Marpessa con Apollo e Ida, in Giorn. scient-lett. pubbl. in Perugia, 1838, parte 2, pp. 157ss.; F. Panvini Rosati,La monetazione di Ariminum, in Studi romagnoli, XIII(1962), pp. 159 ss.