Regione storica dell’Italia settentrionale che nel tempo ha avuto limiti diversi in conseguenza delle particolari vicende politiche a cui è andata soggetta. Attualmente ha come confini: a N l’alveo del fiume Reno, da Bastia (ove confluisce il torrente Sillaro) al Mare Adriatico; a NO il Sillaro fino alle sorgenti e poi la dorsale che separa la valle del Santerno dalle valli confluenti da destra nella valle del Reno e culminante nei monti Bastione (1190 m) e Sasso di Castro (1276 m); a SO la dorsale dell’Appennino per una lunghezza all’incirca di 120 km, da un’elevazione a 952 m a O del Passo della Futa, fino al Monte Maggiore (1384 m), nell’Alpe della Luna; a SE, la dorsale che dall’Alpe della Luna raggiunge i 1415 m nel Monte Carpegna e si spinge poi fino al mare con lo sprone di Focara. Da un punto di vista geologico, comprende il settore romagnolo dell’Appennino Settentrionale e la porzione più meridionale della Pianura Padana.
La regione romagnola non forma amministrativamente un’unità: è frazionata tra l’Emilia-Romagna, in cui ne rientrano 7/10, le Marche, che ne hanno 2/10, e la Toscana, a cui ne appartiene circa 1/10 (la cosiddetta R. toscana, fino al 1859 R. granducale). Anche la Repubblica di S. Marino si trova in Romagna. Trae tuttavia motivo di unità da certe caratteristiche distintive che emergono sia negli aspetti geologici e geografico-fisici, sia in quelli climatici e botanici, sia per analoghe condizioni e sviluppi storici, per omogeneità di dialetto e singolarità di tradizioni etnologiche, per forte complementarità fra la sua montagna e la sua pianura. I principali centri della R. sono quelli lungo la Via Emilia (Cesena, Forlì, Faenza, Imola) e quelli litoranei (Ravenna e Rimini).
In età preromana la R. fu popolata da genti di stirpe umbra, etrusca e celtica. Il contatto con Roma avvenne nei primi decenni del 3° sec. a.C. e la fondazione della colonia latina di Rimini (268 a.C.) segnò l’inizio della fase di romanizzazione. Dopo essere stato occupato da Odoacre e dai Goti, il territorio divenne il centro del dominio bizantino in Italia, in particolare dopo l’invasione longobarda, tanto da assumere il nome di Romania. Nonostante le donazioni franche delle terre già bizantine al papato a partire dall’8° sec., di fatto l’autorità dei re d’Italia e degli imperatori vi si esercitò in pieno, finché il movimento comunale creò una situazione nuova. Nel 1278 l’imperatore Rodolfo d’Asburgo riconobbe il buon diritto della Santa Sede, la quale intervenne a più riprese nella vita delle città nel frattempo erette in signorie, che ripresero poi il loro prepotere durante lo scisma d’Occidente. Complicò la situazione il nepotismo papale: Sisto IV insediò il nipote Girolamo Riario a Imola e Forlì (1473-80) e Alessandro VI offrì la possibilità al figlio Cesare Borgia di crearsi nella regione uno Stato a danno delle piccole signorie. Finalmente Giulio II riuscì a sottomettere alla Chiesa la R.; ma nelle città prevalsero le fazioni dei nobili. Cessate le lotte interne, il governo della Santa Sede subì nel 1796 l’invasione francese e l’insurrezione popolare. Unita alla Cispadana e poi alla Cisalpina, dopo l’occupazione austriaca (1799-1800), la R. fece parte della Repubblica italiana e del Regno italico. Caduto Napoleone, il restaurato governo pontificio costituì le tre legazioni di R., divenute poi quattro (Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna). Ma la R., centro di sette e congiure contro il malgoverno papale, insorse nel 1831, costituendo con le altre regioni pontificie lo Stato delle Province unite italiane, abbattuto dagli Austriaci l’anno dopo. Partiti gli Austriaci nel 1838, le agitazioni sfociarono nei moti del 1843 e 1845; la R. aderì alla Repubblica romana, ma nel maggio 1849 fu di nuovo occupata dagli Austriaci, che vi rimasero fino al 1859, quando la sconfitta dell’Austria segnò la fine del governo pontificio. Il plebiscito del marzo 1860 ne decise l’annessione al Regno d’Italia.
Manufatti testimoniano l’età paleolitica (Mercato Saraceno). Numerosi sono gli insediamenti conosciuti del periodo tra Neolitico (Fornace Cappuccini, Imola, Miramare) e Bronzo finale (Bertarina di Vecchiazzano, Verucchio). Tra 6° e 4° sec. a.C. le ricche necropoli di Imola, San Martino in Gattara, Casola Valsenio, Dovadola e i depositi votivi rinvenuti nelle zone di Rimini e Ravenna documentano una cultura di tipo medio-adriatico. Sono inoltre attestate presenze etrusche. Indagini recenti hanno approfondito la conoscenza delle fasi romane di Rimini, Ravenna e Ferrara. In diverse località della regione sono stati individuati vari impianti produttivi (fornaci di Forlimpopoli, Maronello e Cesenatico).