BLADO, Antonio
Tipografo editore romano, nato nel 1490 forse a Piadena (Cremona), più probabilmente ad Asolo, che ne dista 10 km., morto tra il 17 e il 27 marzo 1567. Il più antico prodotto noto della sua attività sono i Mirabilia Urbis Romae (21 novembre 1516). Abitò in Roma nelle case di G. B. de' Massimi sicuramente fino dal 1534. Dei primi anni della sua attività poche memorie ci restano: certo la sua produzione fu allora rivolta soprattutto ai libri sacri e ai libri popolari (relazioni, avvisi o ragguagli derivati dagli avvisi dei gazettanti). Nel 1531-32 pubblicò l'edizione principe del Machiavelli, condotta sugli originali autografi, oggi rarissima. Nel 1539 o poco dopo fu prescelto dal papa Paolo III, e dal card. Cervini, per fondare in Roma una tipografia greca, da cui uscì nel 1542 il primo volume dell'Eustazio e che fu attiva fino al 1550 o poco più tardi. Fu nominato tipografo camerale nel 1549: come tale stampò il primo indice dei libri proibiti, che venne soppresso dall'autorità ecclesiastica. Non ne esiste alcuna copia e pochissime ne rimangono della ristampa del 1558. Fece due edizioni anche fuori di Roma: gli Statuta sive Constitutiones Civitatis Reatae (Rieti 1549), e il Theologicarum Institutionum Compendium del card. Dolera (Foligno 1562).
La stampa e la pubblicazione di libri illustrati fu una delle attività principali dell'officina del B. (L. Vicentino, Operina da imparare di scrivere littera cancelleresca, 1522; Antiquae Romae topographia di Bartolomeo Marliano, del 1534 e 1548; traduzione del De ossibus di Galeno, 1535; Libro nel quale si insegna a scrivere ogni sorte di lettera antica e moderna, di Giovambattista Palatino, del 1540, Essemplare di più sorti lettere, di M. Giovan Francesco Cresci; Trattato di scientia d'arme di Camillo Agrippa, 1553; Libro d'architettura d'Antonio Labacco, 1552).
Seguitarono l'arte paterna i figli Bartolomeo, Stefano, Paolo e Orazio. La ditta rimase nelle case de' Massimi fino al 1572 (è incerto se poi mutò residenza) e seguitò poi fino al 1589, anno probabile di morte della vedova Paola; sembra che allora proseguisse l'attività editoriale il solo figlio Paolo che si ritirò nel 1593, pur restando sempre proprietario della stamperia camerale fino alla sua morte, avvenuta nel 1609.
I caratteri più adoperati dai B. sono i corsivi italici, di ogni corpo. Insegna della tipografia fu un'aquila incoronata ad ali spiegate, volta a sinistra, che tiene un palvese negli artigli. Le edizioni sono spesso mediocri, e non molto corrette; ma presentano per lo più scritti originali.
Bibl.: D. Bernoni, Dei Torresani, Blado e Ragazzoni celebri stampatori a Venezia e a Roma nel XV e XVI secolo, Milano 1890; G. Fumagalli, A. B. tipografo romano, Milano [1893]; id. e G. Belli, Catalogo delle edizioni romane di A. B. asolano ed eredi, ecc., fasc. 1 e 2 (1516-1573; soli pubblicati), Roma 1891; E. Calvi, Per la storia del libro in Roma, Roma 1913.