BONGIOVANNI, Antonio
Nato a Perarolo (Vicenza) nel 1712, studiò dapprima sotto la guida del fratello maggiore Giovanni, che divenne poi arciprete di Lonigo. Inviato a completare gli studi a Padova, conseguì la laurea inutroque e apprese la lingua greca dall'abate Giacomo Giacometti, acquistando anche una buona conoscenza della lingua ebraica e della teologia. All'età di ventiquattro anni fu chiamato a Venezia dal senatore Lorenzo Tiepolo, bibliotecario di San Marco, affinché compilasse insieme con Antonio Maria Zanetti i cataloghi dei manoscritti della medesima biblioteca. L'opera, iniziata nel luglio del 1736, era già finita nel settembre 1738 e nel 1740 veniva stampata a pubbliche spese col titolo: Graeca D. Marci Bibliotheca codicum manuscriptorum per titulos digesta,praeside et moderatore Laurentio Theupolo (Venetiis 1740). Il nome dei due autori compare solo nella prefazione. Il catalogo contiene la descrizione di seicentoventiquattro codici greci, appartenenti all'antico fondo del Bessarione e ai fondi più recenti di Iacopo Gallicio, di Iacopo Contareno e di Giovanni Battista Recanati. Nell'anno seguente era dato alle stampe anche il secondo volume, comprendente i codici latini e italiani: Latina et Italica D. Marci Bibliotheca codicum manuscriptorum... (Venetiis 1741). In segno di riconoscenza per queste opere la Repubblica donò a ciascuno dei due autori una medaglia d'oro espressamente coniata.
Riguardo a quest'opera si devono fare alcune osservazioni: innanzi tutto bisogna scindere le responsabilità dei due autori. Parlando di cataloghi marciani si usa comunemente citare lo Zanetti, il quale invece si dedicò in maniera particolare allo studio dell'arte e dell'incisione e doveva conoscere il greco in modo assai superficiale: perciò il primo volume del catalogo e probabilmente anche la parte latina del secondo sono soprattutto opera del B., al quale non si deve negare il merito d'aver letto con estrema cura e dato la trascrizione quasi sempre esatta (pochissimi gli errori) dei testi greci. L'importanza di questo catalogo, che ebbe molte lodi, dai contemporanei, è indiscutibile, perché rese noto per la prima volta il fondo antico della Biblioteca bessarionea e con ordine descrisse un patrimonio codiceo che, senza inventario, sarebbe stato certo più esposto a dispersioni e furti. Ma purtroppo gli autori erano ben lontani dall'esperienza e dall'accuratezza che deve essere la nota caratteristica di simili studi. La fretta ha impedito di fissare con precisione il secolo dei codici, tanto che ve ne sono alcuni attribuiti al sec. X, mentre appartengono al sec. XV; talvolta è omesso il nome dei copisti, quasi sempre quello dei possessori; codici cartacei sono trasformati in membranacei e viceversa; di certi manoscritti è fatta un'analisi minuziosa e sono riferite le lezioni varianti rispetto alle edizioni, di altri invece mancano perfino le notizie essenziali; non sempre è detto quando le opere sono mutile o presentano lacune, l'indice si riduce a sei. pagine, per cui non si possono contare le omissioni. L'appunto più grave poi sta nell'aver tralasciato numerose opere contenute nei codici descritti, specie se mutile o anonime: le omissioni di questo tipo sono circa quattrocento. Dopo i cataloghi del De Nessel e del Lambeck per Vienna e quello del Montfaucon per la Bibl. Coisliniana, i due volumi di Zanetti-Bongiovanni non segnano certo un progresso per la codicologia e si possono ritenere inventari soltanto indicativi e spesso incompleti ed imprecisi. Gli autori stessi si accorsero ben presto di queste deficienze e prepararono subito un'appendice al catalogo greco per aggiungere ventitré codici greci dimenticati: quest'appendice fu pubblicata solo nel 1781 dal De Villoison, il quale apportò anche numerose aggiunte e correzioni al catalogo stesso. Vent'anni dopo il Morelli, spinto soprattutto da interessi filologici (edizioni dei testi e lezioni particolari dei singoli codici), riesaminò, in forma tuttavia né sistematica né esauriente, un centinaio di manoscritti del Bessarione, colmando solo in parte le lacune dei predecessori, ma nel complesso la Biblioteca Marciana attende ancora un vero catalogo del fondo antico dei suoi manoscritti greci.
Nell'intervallo tra la stampa del primo e quella del secondo volume dei cataloghi il B. trascrisse e tradusse in latino alcuni scoli greci dell'Iliade, tratti dai codici omerici A (Marc. 454) e B (Marc. 453). Il procuratore Lorenzo Tiepolo, dei cui nipoti intanto egli era divenuto precettore, fece stampare a pubbliche spese, donandogli poi tutti gli esemplari, anche quest'opera, che reca il titolo: Graeca Scholia ScriptorisAnonymi in Homeri Iliados lib. Iex vetustis Codicibus Bibl. Venetae A. B. eruit,Latine interpretatus est notisque illustravit (Venetiis 1740). Poco tempo dopo il B. fu invitato a fare il precettore al figlio del senatore Giovanni Mocenigo Soranzo, il quale, con l'aiuto del senatore Grimani, voleva farlo chiamare ad una cattedra dell'università di Padova, ma il B., d'indole modesta e schivo d'onori, non volle accettare quest'impegno e preferì trascorrere la sua vita nell'ospitale casa dei Soranzo e nella Biblioteca di S. Marco, tutto dedito agli studi, al servizio anche dei dotti che si rivolgevano a lui per avere notizie e trascrizioni di codici marciani. Il B. poté così pubblicare altre opere. La prima, Leontii Monachi Hierosolymitani quaedam ad Historiam Ecclesiasticam spectantia, fuinclusa nell'appendice del tomo VI della Nova collectio Conciliorum, stampata a Lucca nel 1752: essa contiene i brani salienti del libro I di Leonzio contro Nestorio ed Eutiche, tratti dal cod. Marc. gr. 69 e riguardanti in modo particolare il concilio di Calcedonia. La seconda opera, scritta in collaborazione con Girolamo Zanetti, contiene Vari Epigrammidella Greca Antologia recati in lingua volgare eindirizzati a S. E. il Sig. TommasoMocenigo Soranzo I nell'occasione delle sue felicissime nozze con S. E. la Sig. Elena Contarini (Venezia 1752). I centotrenta epigrammi sono tradotti in versi dalla Antologia Planudea (Marc. gr. 481). Seguì due anni dopo il volume: Libanii Sophistae Orationes XVII Antonius Bonjoannes nunc primum e mss. codd. eruit,latine vertit,notisque illustravit (Venetiis 1754): pubblicazione questa molto criticata dai contemporanei, sia perché il traduttore diede come inedita un'orazione di Libanio già pubblicata sia per qualche scusabile errore di stampa. Nell'edizione veneta del codice Teodosiano ilB. stampò: Constitutiones aliquot Imperatorum Theodosii et Iuliani e ms.codice primum editae. Due epistole attribuite a Gregorio Nazianzeno il B. pubblicò in traduzione latina nelle Memorie per servire alla storialetteraria (IV, 3 [1754], pp. 54-59 e V, 5 [1755], pp. 53-64). L'ultima opera del B. fu stampata a Venezia nel 1759: Theodoreti opuscula duo nunc primumex codice ms.Bibliothecae Vindobonensis.
Il B. si spegneva a Venezia il 12 marzo 1762, come attesta il necrologio pubblicato in La Minerva, nel pieno fervore della sua attività di studioso, lasciando incompiute ed inedite numerose opere che sono conservate in cinque voluminosi tomi, ora codici Marc. gr. II. 172-176.
È impossibile dare qui il contenuto completo di questi codici, finora mai descritti in un catalogo a stampa e annotati solo in poche righe negli inventari manoscritti della Biblioteca. In attesa che sia completata la stampa del catalogo dell'appendice greca marciana e tralasciando le numerose trascrizioni greche dai codici marciani, è giusto ricordare: cod. II 172: uno studio sulla traduzione Hierichuntina della Bibbia, estratti dalle "catene" della Sacra Scrittura, una introduzione alle opere di Origene, versioni o annotazioni su opere di S. Basilio e S. Giovanni Crisostomo; cod. II 173: traduzione latina delle epistole 1-14 e 17-18 di Michele Glycas, prefazioni ad opere di Teodoreto e Basilio; cod. II 174: traduzione latina delle epistole 19-55 e 58-64 di Michele Glycas; cod. II 175: proemio e versione latina al commentario sui salmi di Esichio. note al commento del simbolo niceno dello Pseudo-Basilio, una lettera al Tiraboschi contro la censura ecclesiastica. Due lettere autografe del B., con la data del 1756 e indirizzate all'abate Giovanni Brunacci sono nel cod. Marc. it. X 157, ff. 249-250.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1629-1630; Anonimo, Elogio del dott. A.B., in La Minerva osia Nuovo giorn. de' letterati, luglio 1762, pp. 185-192; C. Frati, Diz. bio-bibliografico..., Firenze 1933, D. 113; M. Parenti, Aggiunte al dizionario…, Firenze 1952, p. 164; A. David in Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, Paris 1937, coll. 868-869. Sui cataloghi di Zanetti-Bongiovanni si può vedere: Y.-B. G. D'Ansse de Villoison, Anecdota graeca, II, Venetiis 1781, pp. 242-267; I. Morelli, Bibliotheca manuscripta graeca et latina, Bassano 1802, pp. VI-VIII; R. Fulin, I codici della Bibl. di S. Marco in Venezia, in Giornale delle Biblioteche, Genova, II (1868), 23, p. 193; C. Valentinelli, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum, I, Venezia 1868, pp. 77-84; C. Castellani, Catalogus codicum graecorum qui in Bibliothecam D. Marci Venetiarum... inlati sunt, Venezia 1895, pp. 1-4. Sugli epigrammi dell'AntologiaPlanudea tradotti dal B. scrisse J. Hutton, The Greek Anthology in Italy to the year 1800, Ithaca, N. Y., 1935, pp. 400-402.