Pittore e incisore (Reggio nell'Emilia 1818 - Torino 1882). Fu il più sensibile dei pittori romantici italiani e uno dei più intimamente partecipi al movimento europeo. Dipinse quasi esclusivamente paesaggi, nei quali il meditato gioco dei rapporti di luce e d'ombra, il segno nervoso e tormentato, pur entro composizioni che difficilmente intaccano gli schemi compositivi tradizionali, non impediscono al colore di manifestarsi con una ricchezza e una libertà che, se pur felicemente connessa con la grande esperienza europea, mantiene un accento inconfondibilmente "lombardo".
Formatosi alla scuola di P. Minghetti, esordì dipingendo paesaggi e vedute. Combatté con Garibaldi (1848-49), e si rifugiò poi a Lugano e a Ginevra, dove rimase fino al 1865, entrando in contatto con A. Calame e C.-F. Daubigny. Fu a Parigi (1855 e 1861), dove conobbe Corot e Troyon, a Londra (1865), dove poté ammirare soprattutto Turner e Constable, a Firenze (1866), dove s'incontrò con Signorini e Fattori; nel 1868 fu chiamato a insegnare a Lucca, nel 1869 ebbe la cattedra di paesaggio nell'Accademia albertina di Torino. Amareggiato per le ostilità ivi incontrate, nel 1875 accettò di recarsi a insegnare nell'Accademia di Tokyo; ne tornò tre anni dopo, ammalato, per riprendere il suo posto a Torino, dopo aver tentato di stabilirsi nel Delfinato, ove strinse amicizia con A. Ravier.
Tra i molti quadri e studi, emergono alcune grandi composizioni (Aprile, 1873; Le Nubi, 1880, Torino, Museo Civico, dove è conservata la maggior parte delle sue opere). Le sue acqueforti e litografie, tecnicamente perfette, sono tra le migliori prodotte in Italia nell'Ottocento.