Filosofo ed economista (Castiglione, Salerno, 1713 - Napoli 1769). A Napoli dove, dopo aver indossato l'abito talare, si era recato nel 1738, ascoltò le ultime lezioni di G. Vico. Dal 1741 al 1745 insegnò metafisica all'univ. e poi etica fino al 1753. Ma la sua libertà nell'insegnamento e la pubblicazione della Metafisica (1743-47) lo avrebbero portato alla condanna per eresia se non fosse stato protetto da C. Galiani, prefetto degli studî. Egli continuava tuttavia a dimostrare ossequio per le dottrine della Chiesa, pur manifestandosi nella sostanza seguace dell'empirismo lockiano. Sono di questo periodo le sue opere filosofiche: Disciplinarum metaphysicarum elementa (1743; 2a ed. in it. 1766); Elementa artis logico-criticae (1745; 2a ed. in it. 1766). Dopo il 1754 si dedicò soprattutto all'economia, e partecipò attivamente all'azione rinnovatrice del governo. Ottenuta in quell'anno la prima cattedra di Economia pubblica, con le Lezioni di commercio (1765-67), G. gettò le basi della cosiddetta "scuola napoletana", proponendo una consistente revisione della politica economica dello stato napoletano basata su una fusione equilibrata di alcuni aspetti teorici del mercantilismo con elementi delle nuove correnti fisiocratiche e liberiste. Altre opere: Meditazioni filosofiche (1758); Lettere filosofiche (1759); Lettere accademiche (1764); Logica per li giovanetti (1766); Metafisica per li giovanetti (1766); Diceosina (1766; 2º libro, postumo, 1777).