LUBIN, Antonio
Nacque in Dalmazia a Traù (Trogir) il 22 ott. 1809 da Renzo (Lovre) e da Domenica Koščina.
Di famiglia modesta - il padre era fabbro -, il L. frequentò le prime classi nel collegio di S. Lazzaro sull'isola di Bua (Čiovo) e poi il ginnasio del seminario di Spalato, presso cui avevano studiato U. Foscolo e N. Tommaseo. Terminato il liceo a Zara (1825-29), iniziò gli studi in seminario, ma fu costretto a interromperli a causa della malferma salute. Come seminarista fu maestro a Traù e in seguito direttore delle scuole elementari inferiori. Si trasferì quindi all'Università di Padova per seguire i corsi di teologia e filosofia. A questi anni risalgono le sue prime composizioni: il carme In faustissimum natalis diem Francisci I (Venetiis 1833) e l'elegia In faustissimum natalis diem Francisci I publicae felicitatis auctoris Dalmatiaeque amantissimi parentis (Patavini 1835).
Conseguita la laurea in filosofia nel 1838, fece ritorno nella città natale dove fu ordinato sacerdote. Fu anche tesoriere del duomo finché non si trasferì a Ragusa (Dubrovnik) quale precettore presso i conti Gozze. Dal 1842 al 1844 fu supplente di grammatica presso il ginnasio di Zara e contemporaneamente di filosofia teoretica e pratica. Dal 1844 al 1846 insegnò umanità presso il ginnasio di Spalato e ricoprì ad interim la carica di prefetto. Trasferito nuovamente a Zara, dal 1846 al 1854 fu professore d'umanità nel ginnasio, e tenne inoltre nel 1848-49 corsi di religione e pedagogia nel liceo. Dal 1850 insegnò italiano e latino nel ginnasio superiore fino al 1854, quando chiese e ottenne di essere trasferito a Venezia presso il ginnasio di S. Caterina.
Il 2 ott. 1856 fece domanda per diventare professore di lingua e letteratura italiana presso l'Università di Graz, nonostante la scarsa conoscenza della lingua tedesca. La sua attività quale professore straordinario ebbe inizio l'anno seguente (21 genn. 1857); al termine del periodo di straordinariato chiese (2 ott. 1860) di essere stabilizzato per poi passare di ruolo pur avendo al suo attivo un solo studio, La Matelda di Dante Alighieri (Graz 1860). Il Consiglio e il Senato dell'Università appoggiarono la richiesta sottolineando i suoi meriti nell'istruzione e l'interesse che le sue lezioni destavano non solo tra gli studenti di lingua italiana che studiavano a Graz, ma anche tra quelli di altre parti dell'Impero. Divenne di ruolo due anni più tardi con la motivazione che la lingua italiana era la più importante dopo quella tedesca nei territori asburgici.
Uomo di vasta cultura, poliglotta, il L. parlava oltre all'italiano, il croato, il latino, il francese; conosceva l'arabo, il caldeo, il siriano e la lingua del Siam. Per l'attività e la fama raggiunta negli studi gli venne conferito l'Ordine di Francesco Giuseppe e, successivamente, fu creato cavaliere della Corona ferrea. Quale deputato di Traù fu ricevuto due volte in udienza dall'imperatore Francesco Giuseppe (1861 e 1862). Fu rappresentante presso il Consiglio dell'Impero nel 1867, e nel 1871 in occasione della costruzione della prima tratta ferroviaria in Dalmazia.
Il 21 genn. 1875 ottenne il pensionamento. Volle stabilirsi in una città dal clima più mite e la scelta cadde su Venezia; successivamente si spostò a Padova e quindi a Firenze. Gli anni trascorsi a Graz avevano però radicato in lui abitudini di vita che lo indussero a farvi ritorno. Volle poi rivedere la sua Traù e vi si trattenne a lungo per poi fare nuovamente ritorno a Graz, finché nel dicembre 1899, avanti negli anni, quasi cieco e sofferente per una caduta, decise di stabilirsi definitivamente nella città natale.
Il L. si impose all'attenzione degli studiosi e dei letterati del suo tempo con gli studi su Dante: Intorno all'epoca della Vita Nuova di Dante Alighieri (Graz 1862) e l'Allegoria morale, ecclesiastica, politica, nelle due prime cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri, ovvero, Dei vantaggi che per l'intelligenza della Divina Commedia si possono trarre dalla conoscenza della cultura del suo autore (ibid. 1864). Quest'ultimo scritto lo coinvolse in una polemica con i Blätter für literarische Unterhaltung di Theodor Paur (1866, n. 40): il L. rispose con uno scritto (Zur Antwort auf die Besprechung meiner Schrift: "Allegoria", Wien 1866), che dovette pubblicare a parte, giacché il periodico di Paur non volle ospitarlo.
Durante il soggiorno a Venezia il L. pubblicò la Scena della terza cantica e sua ragione (1877), ritoccata poi nel Soggetto e piano della terza cantica (1878): tali studi costituirono la fase preparatoria al suo lavoro principale, il commento al poema dantesco la Commedia di Dante Alighieri, preceduta dalla vita e da studi preparatori illustrativi, esposta e commentata (Padova 1881), certamente uno fra i lavori più importanti su tale argomento.
Nell'introduzione veniva tracciata la biografia di Dante ed erano presentati alcuni studi preparatori alla lettura, ritenuti utili per una migliore comprensione dell'opera dantesca; seguivano quattro litografie, che rappresentavano gli spazi celesti e astronomici, per far conoscere al lettore l'architettura dell'universo e facilitargli la comprensione di alcuni quesiti astronomici; seguivano quadri sinottici dell'intero carme, con il riassunto di alcuni canti e una versione in prosa del poema, così da sollevare il lettore dal continuo ricorso alle note.
Il lavoro raccolse grandi consensi tra i letterati, e ancor oggi particolarmente gli Studi che precedono il Commento mantengono intatta la loro ricchezza di spunti e tratti originali. Non mancarono tuttavia le critiche, specie per la soverchia facilità nell'individuare ovunque allegorie e simboli, critiche rivoltegli da un giovane ma già affermato studioso, il napoletano Francesco D'Ovidio, noto per le sue indagini di carattere filologico-linguistico sulle opere di Dante. L'asprezza dei toni usati da D'Ovidio spinse il L. a pubblicare, poco dopo, il Dante spiegato con Dante e polemiche dantesche (Trieste 1884), in cui dava ragione del suo commento riportando fonti letterarie e ribattendo con vigore alle critiche rivoltegli.
Il L. commentò anche le opere minori di Dante e complessivamente dedicò al poeta circa 1500 pagine. Consultò tutte le fonti disponibili, studiò a fondo la Bibbia, esaminò il testo di Dante da positivista, desiderando trovare a tutto una spiegazione e questo gli guadagnò il favore dei dantisti tedeschi. Collegati a tali studi sono gli opuscoli di carattere astronomico: Il cerchio che, secondo Dante, fa parere Venere serotina e mattutina, secondo i due diversi tempi e deduzioni che se ne traggono (Bologna 1892), Dante e gli astronomi italiani (Trieste 1895) e soprattutto Il pianeta Venere e la Dama filosofica (ibid. 1898), che incontrò l'approvazione degli astronomi del tempo.
Sebbene lontano dalla natia Dalmazia, mantenne vivo il ricordo della sua terra e fu sempre pronto ad aiutare gli studenti dalmati, a indirizzarli negli studi. I contrasti politici tra Italiani e Slavi che andavano emergendo negli anni Sessanta e che erano destinati ad acuirsi successivamente lo videro coinvolto nella difesa della lingua italiana e nella battaglia per l'autonomia della Dalmazia e non vi fu commemorazione politica in cui il L. non facesse giungere la sua voce, né necessità del partito autonomista cui facesse mancare la sua cooperazione. Quasi novantenne raccolse le sue riflessioni in uno studio Contro l'annessione della Dalmazia alla Croazia incidentemente contro la slavizzazione delle provincie tedesche e italiane dell'Austria (Trieste 1898), che volle tradotto anche in lingua tedesca.
Il L. morì a Traù il 21 giugno 1900.
Fonti e Bibl.: A. L., in Il Dalmata, 25 luglio 1900; Un ammiratore, ibid., 4 ag. 1900; T. Erber, Storia del ginnasio superiore di Zara, Zara 1903, pp. 327-331; I. Tacconi, Contributo della Dalmazia alla vita e alla cultura italiana, in Atti e memorie della Soc. dalmata di storia patria, V (1966), p. 90; J. Lehner, Die Geschichte der Romanistik an der Universität Graz, diss., Karl-Franzens-Universität, Graz 1980; M. Slade-Šilović, L. A., in Leksikon pisana Jugoslavije, a cura di Ž. Boškov, III, Novi Sad 1987, p. 687; F. Semi, A. L. e Donato Fabianich, in Istria e Dalmazia. Uomini e tempi, II, Dalmazia(, a cura di F. Semi - V. Tacconi, Udine 1992, pp. 388 s.; N. Tomasović, A. L., dantolog iz Trogira (A. L., dantologo di Traù), in Mogućnosti, XLIII (1996), 7-9, pp. 114-120; D. Radić, Knjižnica A. L. u Muzeju grada Trogira (Scritti di A. L. nel Museo civico di Traù), in Informatica museologica, XXIX (1998), pp. 59-62; Ž. Muljačić, Novi podaci o ·životu i radu A. L. (Nuovi dati sulla vita e sulle opere di A. L.), in Mogućnosti, XLVI (1999), 4-6, pp. 92-98; N. Veselić, Intuicija i oprez u dantizmu A. L. (Intuizione e prudenza nello studio di Dante di A. L.), in Vartal, XI (2002), 11-12, pp. 95-100; Enc. dantesca, III, pp. 695 s.