MELIS, Antonio
MELIS, Antonio. – Nacque a Ierzu (Nuoro) il 1° sett. 1891.
Dopo studi da autodidatta frequentò il seminario salesiano di Lanusei (pagava le rette con prestazioni di lavoro), terminando il corso all’età di 24 anni. Prese parte alla guerra del 1915-18 e fu fatto prigioniero. Nel dopoguerra si laureò in agraria a Pisa nel 1919. Assunto subito presso la cattedra ambulante di agricoltura dell’Università di Cagliari, conseguì in quell’ateneo una seconda laurea in scienze naturali (1922). Entrò poi nella stazione di entomologia agraria di Firenze, diretta da A. Berlese, che lo destinò alla lotta antidacica (campagna contro la mosca olearia) in Sardegna.
Assorbito per un quinquennio da quell’attività, il M. pubblicò solo alcuni articoli divulgativi e poche brevi note scientifiche che Berlese, di cui poté solo seguire da lontano il lavoro, non rivide e quasi mai ospitò nella propria rivista, Redia.
Eclettico per temperamento, il M. pubblicò anche un romanzo, Sardegna assassina! (Firenze 1924) e, dopo la morte di Berlese (1927), iniziò l’apprendistato che si avvia di solito nell’internato prelaurea, rivolgendosi senza remore ai migliori: dapprima all’entomologo F. Silvestri, poi all’indirizzo morfologico di G. Grandi e a quello anatomo-istologico di N. Beccari. Così, pur continuando la lotta antidacica in Sardegna, in dieci anni di duro lavoro migliorò lentamente la sua valutazione.
All’inizio subì critiche, per un’incauta generalizzazione (Tracce di un probabile carattere olopneustico in alcune larve di insetti appartenenti alla categoria anfipneustica ed emipneustica, in Riv. di biologia, X [1928], 5-6, pp. 1-30), un’indagine fitopatologica troppo vasta (Contribuzione alla conoscenza degli insetti dannosi alle piante agrarie e forestali della Sardegna, in Redia, 1929, vol. 18, pp. 1-20), una revisione affrettata (Tisanotteri italiani (Genus Melanthrips), ibid., 1931, vol. 20, pp. 1-143). Presto però apparvero le sue ricerche più originali: Il grillastro crociato (Dociostaurus maroccanus Thunb.) e le sue infestazioni in Sardegna (in Atti dell’Accademia dei Georgofili, s. 5, XXX [1934], pp. 399-504); Contributo alla conoscenza morfologica e biologica della Phytomiza atricornis Meig (in Redia, 1935, vol. 21, pp. 205-262); Contributo alla conoscenza morfo-biologica della Barathra (Mamestra) brassicae L. (ibid., 1936, vol. 22, pp. 33 s.); Tisanotteri italiani (Genus Taeniothrips) (ibid., pp. 53-95). Nel frattempo, le prove di lotta contro insetti nocivi divennero marginali nella sua attività.
Nel 1937, in seguito alla vittoria nel concorso bandito dopo un lungo periodo di vacanza succeduto alla morte di Berlese, il M. fu nominato direttore della stazione di entomologia agraria di Firenze.
Fra il 1938 e il 1942 il M. continuò le proprie monografie sistematiche sui Tisanotteri e quelle più ampie, morfologiche e biologiche, su importanti insetti agrari (Contributo alla conoscenza della cecidomia delle foglie del pero (Perrisia pyri Bouché), in Redia, 1938, vol. 24, pp. 219-283; Contributo alla conoscenza del bombice del pino (Dendrolimus pini L.), ibid., 1940, vol. 26, pp. 73-175), mentre i suoi collaboratori A. Servadei e F. Venturi proseguivano ricerche sulla entomofauna delle foraggere e delle graminacee. Anche l’indagine sperimentale su insetticidi vecchi e nuovi continuò con crescente rigore tecnico. Sugli allievi il M. esercitò una grande influenza, dedicando loro attenzione, tempo, fiducia e affetto.
Gli anni della seconda guerra mondiale furono particolarmente difficili per la stazione perché molti fra i collaboratori del M. furono richiamati alle armi e il materiale conservato presso di essa dovette essere spostato in sede più sicura. Rimasto solo, nel 1943 il M. dedicò l’intero volume XXIX di Redia a una propria monografia su un insetto nocivo entrato di recente in Italia, l’Aspidiotus perniciosus. Nello stesso anno la facoltà di agraria dell’Università di Firenze gli offrì l’insegnamento di entomologia agraria, ed egli pose mano a un manuale: La lotta razionale contro gli insetti nocivi all’agricoltura (Firenze 1944).
Fin dalla prima stesura, rimaneggiata per l’edizione definitiva che uscì quattro anni dopo, il M. adottò un nuovo ordinamento della materia che si prestò bene all’uso dei pratici, cui era destinato, raggruppando per ogni insetticida gli insetti contro i quali poteva venire utilizzato. E, per quindici anni, gli studenti fiorentini si formarono sul suo manuale.
Finita la guerra, tornati in sede i collaboratori (a Servadei, Venturi e Carimini si aggiunse M. Martelli, pure di scuola bolognese) e i materiali scientifici, il M. poté ricominciare a lavorare su progetti di più ampio respiro. In Redia, che usciva in piccoli volumi e con periodicità irregolare, ripresero a comparire i lavori del gruppo e, con il 1946, iniziò una nuova serie che affiancava al normale volume (ancora esiguo) un’appendice nella quale il direttore denunciava i problemi più impellenti, dalle segnalazioni fitopatologiche essenziali per le diverse regioni alla carenza di fondi per la sperimentazione entomologico-agraria.
Alle sue ricerche sulla sistematica dei Tisanotteri si unirono quelle dei collaboratori su quella di Emitteri, Ditteri, Afidi, Formicidi. La sperimentazione sugli insetticidi proseguì soprattutto per opera del M., dapprima su linee tradizionali (Sulla convenienza economica di eseguire sempre la lotta contro la tignola dell’olivo (Prays oleellus F.), in Redia, 1945-46, vol. 31, pp. 3-52), poi con l’utilizzo degli insetticidi di sintesi giunti in Italia nel dopoguerra. L’istituto crebbe e altri giovani proseguirono la sperimentazione dei nuovi insetticidi, che l’industria proponeva con ritmo incalzante. Il M. credeva nei nuovi prodotti, con entusiasmo e fiducia nelle novità. Crescevano i fondi concessi dal ministero per le esperienze e la propensione dell’industria a chiedere la sua collaborazione, mentre i nuovi insetticidi offrivano nuovi temi sperimentali. Così egli testò fra i primi il D.D.T. (Contributo alla ricerca dei mezzi di lotta contro il Cleono ed altri insetti delle bietole con prodotti di sintesi [D.D.T.; C6H6Cl6] ed arsenicali, ibid., 1948, vol. 33, pp. 87-121) e l’esaclorocicloesano e, con altri, le esperienze sull’uso dei clorurati.
Presto, tuttavia, il M. modificò l’indirizzo di ricerche: l’antica specializzazione sistematica che aveva formato i primi suoi assistenti, oramai cattedratici, cedette alla sperimentazione pratica, anche per la necessità di controllare una nuova categoria di insetticidi, gli esteri fosforici, che si affiancavano alle formulazioni di clorurati. Coordinati da lui, giovani di varia provenienza (F. Pegazzano, M. Ciampolini, G. Faldi, U. Terrosi, G. Fenili, F. Beccari, G. Dal Monte, A. Marinari, G. Brizzi) condussero eccellenti esperienze sull’uso di fosforganici, specialmente contro le mosche della frutta, e sulla comparazione dei nuovi insetticidi di sintesi con i mezzi di lotta classici. Sensibilizzato da tali lavori e dal grido di allarme che da tempo G. Grandi aveva gettato sull’uso indiscriminato degli insetticidi, il M. divenne critico verso i nuovi prodotti, che pur aveva sperimentato fra i primi.
Ideò e seguì, affidandone la conduzione al figlio Raffaele, igienista, un Centro per lo studio dell’azione degli insetticidi sugli animali a sangue caldo, ancora oggi attivo presso l’istituto di igiene dell’Università di Firenze. Pensò quindi a una serie di ricerche anatomiche e fisiologiche sull’azione dei medesimi insetticidi sugli insetti, che però poté realizzare dopo diversi anni. Le nuove idee, intanto, riavvicinarono il M. alla ricerca scientifica pura, con studi sistematici (Tisanotteri italiani. IX. Genus Thrips, ibid., 1952, vol. 37, pp. 1-67) e un ampio supporto alle ricerche analoghe di allievi. Nel 1952, al IX congresso internazionale delle Industrie agrarie, rese di pubblica ragione i propri dubbi, consigliando cautela e oculatezza nell’uso delle nuove sostanze. Negli anni seguenti, con la spinta di nuove forze, la produzione della stazione crebbe costantemente. Iniziò una specializzazione (sistematica di Ortotteri, Coccidi, Nematodi, entomologia forestale) e nacquero gruppi di lavoro al modo delle istituzioni scientifiche più avanzate, ai quali il M. lasciò ampia libertà d’iniziativa. In quegli anni egli si occupò più degli allievi che di se stesso, e le sue pubblicazioni si ridussero alla annuale messa a punto delle esperienze di lotta antidacica.
Sulla stazione cominciarono a gravitare anatomisti e istologi, biochimici e ultramicroscopisti; ripresero anche precedenti contatti con l’istituto di anatomia comparata. Dal 1957 l’indagine istofisiologica si estese all’azione degli insetticidi e alla fine dell’anno il M. completò con B. Baccetti una ricerca sull’azione del parathion. Da allora l’indagine istologica fu parte cospicua della produzione scientifica della stazione, con prove di lotta rivolte sempre più sui nematocidi e gli acaricidi, che l’industria gettava sul mercato con crescente intensità.
Circa trenta altri lavori del M., in gran parte monografie su specie o generi di insetti, apparvero in Redia, nell’intero arco della sua carriera: dal Contributo alla conoscenza dell’anatomia degli stigmi degli insetti, 1930, vol. 18, pp. 125-162 a La difesa dell’olivo nell’attuale momento, 1962, vol. 47, pp. 1-79. Tra quelli apparsi altrove: L’olivicoltura in Italia. La Sardegna, in VIII Congresso internazionale di olivicoltura, Roma…, Bari 1926, pp. 1-29; La lotta antidacica in Sardegna nel 1925, in Agricoltura sarda, V (1926), 8-10, pp. 3-14; Osservazioni sulla biologia della mosca olearia in Sardegna, ibid., 11, pp. 3-6; La mosca delle arance (Ceratitis capitata Wied.), in Riv. di agricoltura, 1927, n. 14, pp. 1-8; La tignola dell’olivo (Prays oleellus F.), ibid., n. 18, pp. 3-8; Osservazioni anatomo-morfologiche sulle larve del Dacus oleae Rossi e del Bibio hortulanus L., in Riv. di biologia, X (1928), 3-4, pp. 3-43; Realizzazioni sulla lotta contro le cavallette in Sardegna, in Agricoltura sarda, XXI (1942), 6, pp. 138-143; Osservazioni sugli sfarfallamenti invernali e primaverili del Dacus oleae in Toscana, in Olearia, 1951, n. 1-2.; Il contributo dell’Italia alla ricerca per la utilizzazione della energia nucleare nella lotta contro gli insetti, in Atti dell’Acc. nazionale italiana di entomologia. Rendiconti, X (1962), pp. 32-41; Introduzione, in Atti del IV Congresso nazionale italiano di entomologia, ibid., p. 52.
Dal 1959 il M. si gettò in tre nuove avventure: un trattato completo sui Tisanotteri italiani; i primi esperimenti europei di lotta agli insetti dannosi per mezzo dell’energia atomica, sul modello di quelli compiuti poco prima negli Stati Uniti; nonché, infine, l’allestimento d’un laboratorio di microscopia elettronica.
La prima parte generale del trattato I Tisanotteri italiani (f. speciale: I, in Redia, 1959, vol. 44, pp. 1-184) fu seguita da due sul sottordine dei Terebranti (I Tisanotteri italiani, f. speciale: II, ibid., 1960, vol. 45, pp. 185-329; e f. speciale: III, ibid., 1961, vol. 46, pp. 331-530).
Nel 1960, allestito il laboratorio di microscopia elettronica, uscirono in Redia un primo lavoro sull’argomento e uno sul primo esperimento di irraggiamento sulla mosca olearia.
Il M. angustiato dai rischi che riscontrava nei nuovi insetticidi e che non poteva valutare concretamente per la difficoltà di una sperimentazione adeguata, nell’attesa di conferme sperimentali delle sue asserzioni, in simposi, congressi e articoli raccomandò cautela nell’impiego dei nuovi insetticidi, acaricidi, nematocidi, mentre gioì per alcuni successi della lotta biologica (con Fenili e Pegazzano acclimatò l’Opius concolor all’Elba; l’International Atomic Energy Agency [IAEA] adottò il suo piano di lotta contro il Dacus con i maschi irradiati, affidando a Baccetti la parte citologica della ricerca e usando come partenza un loro esperimento del 1960).
Il M. morì a Roma il 7 marzo 1963 cadendo da un treno in corsa.
Fondatore dell’Accademia nazionale italiana di entomologia, il M. fu membro corrispondente (1947) poi ordinario (1954) dell’Accademia dei Georgofili, e membro del Consiglio superiore dell’Agricoltura.
Fonti e Bibl.: B. Baccetti, Ricordo del prof. A. M., in Boll. dell’Ist. di patologia del libro Alfonso Gallo, XXII (1963), pp. 211-213; F. Venturi, A. M., in Atti dell’Acc. nazionale italiana di entomologia, XII (1964), pp. 24-26; B. Baccetti, La vita scientifica di A. M., in Atti dell’Accademia dei Georgofili, s. 7, XII (1965), pp. 69-89.
B. Baccetti