PACINI, Antonio
PACINI, Antonio. – Nacque nel primo ventennio del Quattrocento a Castelvecchio di Todi (od. frazione di Massa Martana), da cui il soprannome di «Tudertino».
Si trasferì presto a Firenze, dove fu auditor di Francesco Filelfo, che mantenne la cattedra di eloquenza dal 1429 al 1434. Dopo la partenza del maestro, divenne tutore di Giovanni de’ Medici, secondogenito di Cosimo il Vecchio: tra 1438 e 1441 risiedette nella casa vecchia dei Medici in via Larga a Firenze e nella villa di Careggi, dove trascorse anche un periodo di convalescenza dopo aver contratto la malaria. Contemporaneamente cercò di ottenere incarichi presso la Curia romana, come testimoniano i documenti epistolari di quegli anni (con tentativi di stabilire relazioni con personalità come Prospero Colonna e Tommaso Parentucelli da Sarzana), ma anche le dediche di alcune traduzioni dal greco in latino.
Tradusse sei delle Vite di Plutarco. Le traduzioni del Timoleone (dopo il 1435) e del Camillo (tra 1435 e 1436) furono dedicate rispettivamente a Cosimo de’ Medici e al fratello Lorenzo; quelle successive a esponenti della Curia romana: il Mario a Ludovico Scarampi Trevisan, arcivescovo di Firenze dal 1437 al 1439 (ma tra 1442 e 1447 la stessa Vita fu inviata anche al duca Humphrey di Gloucester, con cui Pacini era stato messo in contatto da Zanone Castiglioni), e, poco dopo, il Fabio Massimo al vescovo di Térouanne, Jean Lejeune (entrambe queste Vite sono ricordate da Pacini in una lettera indirizzata a Giovanni de’ Medici: cfr. Fabroni, 1789, pp. 224 s.). Il Pelopida è dedicato a Giuliano Cesarini, cardinale di Santa Sabina, titolo che il prelato conservò dal 1435 al 1444 (allo stesso prelato Pacini indirizzò l’Oratio in funere Laurentii de Medicis, composta all’indomani della morte del fratello di Cosimo, il 23 settembre 1440, alcuni brani della quale sono pubblicati in Ambrosii Traversarii generalis Camaldulensium aliorumque ad ipsum, et ad alios de eodem Ambrosio Latinae epistolae…, I, Firenze 1759, pp. XVIII s.). L’ultima delle Vite fu probabilmente il Teseo, dedicato al cardinale Nicola Acciapaccia, cui Pacini rivolse anche una consolatoria per la morte del fratello; la traduzione deve essere datata al 1440 o ai primi mesi dell’anno successivo, giacché, a partire dal 1441, il Tudertino fu segretario del cardinale capuano, presso la cui dimora si trasferì e al servizio del quale rimase per circa un anno.
Durante il periodo fiorentino Pacini compose ancora una Oratio in laudem Florentiae e altre traduzioni dal greco: quella in prosa del carme I, 2, 10 di Gregorio Nazianzeno (pubblicata in appendice a Sulla virtù: carme giambico [I 2, 10], a cura di di C. Crimi, Pisa 1995, pp. 435-457), dedicata a Eugenio IV intorno al 1439, e quelle di due opuscoli lucianei: il De sacrificiis, indirizzato a Ridolfo Lotti, e il De laudibus patriae, inviato a Piero de’ Pazzi.
A partire dall’anno accademico 1442-43 ricoprì alcuni incarichi presso lo Studio di Firenze, insegnando dapprima poetica e, nei tre anni successivi, anche retorica (lo testimoniano i pagamenti destinati ai lettori: K. Park, The readers at the Florentine Studio according to communal fiscal records (1357-1380, 1413-1446), in Rinascimento, s. 2, XX [1980], pp. 249-310, in partic. pp. 300-303). Continuò però a gravitare intorno all’Ateneo fiorentino almeno fino al 1450 (cfr. altri due pagamenti pubblicati da J. Davies, Florence and its University during the Early Renaissance, Leiden 1998, p. 175).
Nel 1450 rientrò a Todi, dove fondò l’Accademia dei Convivanti, mentre non ci sono conferme circa la sua appartenenza all’Accademia laurenziana, come ricordato nelle cronache locali. Sempre nella città natia fu precettore di Bartolomeo d’Alviano, nato nel 1455, e ricoprì alcuni incarichi nelle magistrature cittadine.
Negli ultimi anni la fama di Pacini tornò a legarsi alle sue traduzioni di Plutarco, pubblicate nella prima edizione latina delle Vite (Plutarchi vitae parallelae, a diversis interpretibus latinae factae, [Romae, Udalricus Gallus, 1470]); alcune errate attribuzioni nella stampa spinsero tuttavia Alamanno Rinuccini a rivendicare la paternità dei propri testi attribuiti al Tudertino, dapprima in una lettera indirizzata a Federico da Montefeltro nel 1473, e quindi in una nota datata 1484 apposta a una copia dell’edizione oggi conservata nella Biblioteca Trivulziana di Milano (l’incunabolo Af, c. Iv: la nota si legge in V.R. Giustiniani, Alamanno Rinuccini 1426-1499. Materialen und Forschungen zur Geschichte des florentinishen Humanismus, Köln 1965, p. 66 n. 33). Anche Francesco Filelfo affrontò la questione delle attribuzioni in un’epistola a Giovanni Andrea Bussi del 1471 in cui paragonò Pacini a un altro allievo, Lapo da Castiglionchio, giudicandolo inferiore in intelligenza ed eloquenza. Parere altrettanto critico fu espresso da Giacomo Ammannati in una lettera a Donato Acciaiuoli del 1465; Paolo Cortesi, Marcantonio Sabellico ed Erasmo da Rotterdam formularono altri giudizi non sempre positivi sul Tudertino.
Morì nel 1489 a Todi e fu sepolto nella chiesa di S. Nicolò.
Opere: Un repertorio dei manoscritti delle traduzioni plutarchee è stilato da Pade, 2007, II, ad ind., che pubblica anche le lettere di dedica; alcune di queste erano già comparse in Bibliotheca Smithiana seu Catalogus D. Josephi Smithii Angli per cognomina authorum dispositus, Venezia 1755, pp. 337, 341, e in Giustiniani, 1961, pp. 51-55, 57-59. Le traduzioni degli opuscoli di Luciano si leggono rispett. in: Ravenna, Casa Cavalli, s.n., cc. 51r-57r (De sacrificiis); cc. 57v-62v (De laudibus patriae); Genova, Biblioteca universitaria, E.VII.24, cc. 82v-84v (De sacrificiis); cc. 85r-86v (De laudibus patriae). L’Oratioin laudem Florentiae e l’Oratio in funere Laurentii de Medicis sono conservate in: Lucca, Biblioteca governativa, mss. 1394, cc. 182v-184v; 1460, cc. 1r-11v; la prima anche in Biblioteca apost. Vaticana, Ottoboniano latino, 2112, cc. 122v-125v; la seconda anche a Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. 928, cc. 2r-14v. La Consolatio ad cardinalem Capuanum in obitum fratris sui si trova a Londra, British Library, Cotton Cleopatra, CV, cc. 162v-166v.
Epistole e lettere di Pacini si leggono in: Napoli, Biblioteca nazionale, VII.E.2, c. 12r (a Cosimo il Vecchio); Siena, Biblioteca comunale, D.V.5, cc. 25r-26r (a Barnaba da Siena; in Ferraù, 1979, pp. 65 s.); Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. 834, c. 118v (a Nicodemo Tranchedino); Arch. di Stato di Firenze, Archivio Mediceo avanti il Principato, VII, 93, 209, 222, 254, 317, 356; VIII, 458; CXXXVII 803, 811 (tutte indirizzate a Giovanni de’ Medici: alcune in Pintor, 1960, pp. 200-204); LXVI; 460 (minuta di lettera scritta da Pacini come segretario del cardinale Acciapaccia); Carte Strozziane, CXXXVI, c. 11 (a Giovanni de’ Medici). Sono invece indirizzate a Pacini le seguenti epistole e lettere: Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Marc. lat., XIV.219 (=4631), c. 96 (da Antonio Illicino); Arch. di Stato di Firenze, Archivio Mediceo avanti il Principato, LXVI 32, 61, 66, 73, 74, 76, 100, 115, 132, 207, 214, 327 (da Agnus Deus di Todi, tra 1441 e 1443), 69 (da Barnaba de’ Trentaquattro di Todi, 1441), 129 (dal napoletano Pollio de’ Conti, 1442), 131, 322, 405 (da membri della famiglia tuderte degli Atti, tra 1442 e 1443), 105, 136 (da Pietro Tudertino, 1442), 164 (dal conte Pietro dei Tebaldeschi di Norcia, 1443), 361 (da Tommaso di Giovanni da Todi), 392, 410, 549 (dal camaldolese Michele di Giovanni: datate tra 1439 e 1441, sono pubblicate da Iaria, 2004, pp. 273-277); CXXXIX, 100 (dal francescano Tommaso da Pescia); ma cfr. anche VII, 195 (in cui Roberto Martelli scrive a Giovanni de’ Medici nel 1438 a proposito di Pacini: la lettera è in parte pubblicata da Boschetto, 2012, p. 455 n. 106).
Fonti e Bibl.: F. Filelfo, Epistolarum familiarum libri XXXVII, Venetiis, Ioannis et Gregorii de Gregoriis, 1502, c. 238r; I. Ammannati Piccolomini, Epistolae et Commentarii, Mediolani, apud Alexandrum Minutianum, 1506, c. 65r; A. Rinuccini, Lettere ed orazioni, a cura di V.R. Giustiniani, Firenze 1953: ep. XXXII, p. 113; P. Cortesi, De hominibus doctis dialogus, testo, trad. e commento a cura di M.T. Graziosi, Roma 1973, pp. 44, 98 n. 82; D. Erasmo da Rotterdam, Ciceronianus, a cura di A.H.T. Levi, in Collected works of Erasmus, XXVIII, Toronto 1986, p. 415; M. Sabellico, De Latinae linguae reparatione, a cura di G. Bottari, Messina 1999, pp. 119 s.; J. Pits, Relationum historicarum de rebus Anglicis tomus primus quatuor partes complectens, I, Paris 1619, p. 825; P. Cesi, In Tuderti priscum decorem, nuperum decus aphoristica acroasis excellentium virorum iudicio ornata, Todi 1632, c. B3v; G. Lauro, Todi antichissima città nell’Umbria, Roma 1633, c. A4v; C.G. Jöcher, Allgemeines Gelehrten-Lexicon, darinne die Gelehrten aller Stände…, III, Leipzig 1750-51, p. 1169; A. Zeno, Dissertazioni Vossiane... ossia giunte e osservazioni intorno agli storici italiani che hanno scritto latinamente, rammentati dal Vossio nel III libro de Historicis Latinis, I, Venezia 1752-53, pp. 358-360; A. Fabroni, Magni Cosmi Medicei vita, Pisa 1789, pp. 223-225; D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, II, Firenze 1805, p. 143; Id., Serie d’autori di opere risguardanti la celebre famiglia Medici, Firenze 1826, pp. 243 s.; G.A. Fabricius, Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis, I, Firenze 1858, p. 124; L. Leônij, Vita di Bartolommeo di Alviano, Todi 1858, pp. 139 s.; V. Rossi, L’indole e gli studi di Giovanni di Cosimo de’ Medici, in Atti della r. Acc. dei Lincei, Rendiconti, cl. di scienze morali, storiche e filologiche, V (1893), 2, pp. 38-60 (in partic. pp. 40 s.); U. Chevalier, Répertoire des sources historiques du moyen âge. Bio-bibliographie, I, Paris 1905-07, p. 3571; G. Pieraccini, La Stirpe de’ Medici di Cafaggiolo, I, Firenze 1925, pp. 22, 44; M. Maylender, Storia delle accademie d’Italia, II, Bologna 1927, pp. 81 s.; A. Sammut, Unfredo duca di Gloucester e gli umanisti italiani, Padova 1980, p. 28; F. Pintor, Per una storia della libreria Medicea nel Rinascimento. Appunti d’archivio, in Italia medioevale e umanistica, III (1960), pp. 189-210 (in partic. pp. 200-204); V.R. Giustiniani, Sulle traduzioni latine delle ‘Vite’ di Plutarco nel Quattrocento, in Rinascimento, n.s., I (1961), pp. 3-62; A. Brown, The humanist portrait of Cosimo de’ Medici, Pater Patriae, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XXIV (1961), 3-4, pp. 186-221 (in partic. pp. 188-190); M.E. Cosenza, Biographical and bibliographical Dictionary of the Italian Humanists, III, Boston 1962, p. 2533; A.C. Way, Gregorius Nazianzenus, in Catalogus translationum et commentariorum: Mediaeval and Renaissance Latin translations and commentaries, II, Washington 1971, pp. 43-192 (in partic. pp. 63 s.); G. Ferraù, Barnaba Senese, Epistolario, Palermo 1979, p. 66 n. 30; P. Cherubini, Giacomo Ammannati Piccolomini: libri, biblioteca e umanisti, in Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento, Atti del 2° Seminario… 1982, a cura di M. Miglio - P. Farenga - A. Modigliani, Città del Vaticano 1983, pp. 175-256 (in partic. pp. 182 s.); K. Sidwell, Manoscritti umanistici di Luciano in Italia nel Quattrocento, in Res publica litterarum, IX (1986), pp. 241-253 (in partic. pp. 244 s.); F. Mancini, Todi e i suoi castelli. Pagine di storia e d’arte, 2a ed., Perugia 1986, ad ind.; P.G. Bietenholz, Contemporaries of Erasmus: A biographical register of the Renaissance and Reformation, III, Toronto 1987, p. 52; C. Crimi, A. P. traduttore del carme giambico «De virtute» di Gregorio Nazianzeno, in Tradizioni patristiche nell’Umanesimo. Atti del convegno… 1997, a cura di M. Cortesi - C. Leonardi, Firenze 2000, pp. 295-315; S. Saygin, Humphrey, Duke of Gloucester (1390-1447) and the Italian Humanists, Leiden 2002, pp. 232-237; J. Hankins, Humanism and Platonism in the Italian Renaissance, I, Humanism, Roma 2003, pp. 432, 446; S. Iaria, Un discepolo di Ambrogio Traversari: fra’ Michele di Giovanni camaldolese, in Italia medioevale e umanistica, XLV (2004), pp. 243-294 (in partic. pp. 258-262); M. Pade, The reception of Plutarch’s Lives in fifteenth-century Italy, I-II, Copenhagen 2007, ad ind.; L. Boschetto, Società e cultura a Firenze al tempo del Concilio. Eugenio IV tra curiali, mercanti e umanisti (1434-1443), Roma 2012, ad indicem.