RÒITI, Antonio. –
Nacque ad Argenta (Ferrara) il 26 maggio 1843 da Antonio e da Elena De Mori.
Dopo aver studiato a Venezia e a Lubiana, ebbe un primo impiego al ministero delle Finanze a Torino; fu poi insegnante di lingua italiana in Germania e precettore in un collegio di Milano.
Alla fine del 1864 si iscrisse al corso di laurea in matematiche pure dell’Università di Pisa. Studente brillante, nel novembre del 1865 divenne assistente di chimica generale. Tenne l’incarico fino al 1868, salvo una breve parentesi nell’estate 1866, quando partecipò alla terza guerra d’indipendenza nel Corpo volontari italiani di Giuseppe Garibaldi; fu decorato con la medaglia d’argento al valor militare per essersi distinto nel combattimento durante la battaglia di Condino del 16 luglio 1866.
Nel novembre 1868 diventò aiuto alla cattedra di fisica di Riccardo Felici. Nello stesso mese si laureò a pieni voti con lode. Ammesso alla Scuola normale superiore, ottene l’abilitazione all’insegnamento nel 1871. Lasciato l’incarico universitario, nel maggio dello stesso anno diventò professore di fisica e meteorologia e di chimica all’Istituto di marina mercantile di Livorno. Vinse poi il concorso come professore titolare di fisica generale e applicata all’Istituto tecnico di Firenze, dove iniziò a insegnare nel novembre del 1871.
Nei suoi primi lavori, Ròiti si occupò di idrodinamica, acustica ed elettricità. Nella tesi presentata per l’abilitazione all’insegnamento, Del movimento dei liquidi nei tubi cilindrici (in Nuovo Cimento, s. 2, 1870, vol. 4, pp. 215-253), studiò il movimento dell’acqua in un tubo verticale utilizzando le attrezzature del laboratorio di Felici. In Dell’azione elettromotrice dei solenoidi neutri (ibid., 1874, vol. 11, pp. 35-56) analizzò i fenomeni di induzione elettromagnetica in un solenoide toroidale; le misure furono eseguite nel laboratorio dell’Istituto tecnico di Firenze, che Ròiti contribuì ad ampliare con strumenti per la ricerca e la didattica. In La viscosità e l’elasticità susseguente nei liquidi (ibid., s. 3, 1878, vol. 3, pp. 5-49), studiò lo smorzamento di oscillazioni di torsione in acqua. In questo lavoro si avvalse dell’aiuto di Vito Volterra, studente dell’Istituto, del quale sostenne poi gli inizi della carriera universitaria. La didattica e la promozione di giovani allievi furono costanti durante tutta la sua attività.
Nel settembre del 1878 Ròiti fu nominato, in seguito a concorso, professore ordinario di fisica sperimentale all’Università di Palermo; ebbe anche l’incarico di fisica tecnica nella locale Scuola d’applicazione per ingegneri. Alla fine del 1879 si trovava in congedo per motivi personali a Firenze, quando Emilio Villari, vincitore del concorso per la cattedra di fisica dell’Istituto di studi superiori, rinunciò all’incarico. Ròiti, che si era classificato secondo, ne assunse brevemente la supplenza, per poi diventare lui stesso titolare, nel febbraio 1880. Con Ròiti gli studi di fisica a Firenze presero un nuovo avvio, dopo che la cattedra era rimasta vacante per undici anni. Riuscì ad attrarre numerosi giovani aiuti e assistenti, molti dei quali proseguirono la loro carriera come professori di scuole superiori o universitari: fra questi Vincenzo Rosa, insegnante privato di Guglielmo Marconi, e Luigi Puccianti, professore di Enrico Fermi.
Nei primi anni all’Istituto di Firenze, Ròiti si interessò principalmente a misure elettriche commissionategli dal ministero della Pubblica Istruzione; delegato alla Commissione internazionale per la definizione dell’unità di misura della resistenza, l’ohm, eseguì le misure descritte in Determinazione della resistenza elettrica di un filo in misura assoluta (in Nuovo Cimento, s. 3, 1884, vol. 15, pp. 97-114) e presentate alla conferenza di Parigi dell’aprile 1884 (Della conferenza internazionale per la determinazione delle unità elettriche adunatasi a Parigi nel 1884: ragguaglio fatto a S.E. il Ministro dell’ Istruzione Pubblica, ibid., 1884, vol. 16, pp. 5-27).
Al ritorno dalla conferenza propose la costruzione di un istituto per le misure elettriche assolute e la taratura degli strumenti, isolato dalle attività cittadine (problema già evidenziato in La viscosità e l’elasticità susseguente nei liquidi) e da altri movimenti (come gli spostamenti di masse metalliche eseguiti di proposito dal collega Hugo Schiff e denunciati in Determinazione della resistenza elettrica di un filo in misura assoluta). Il progetto non andò in porto, ma il terreno scelto da Ròiti, in prossimità dell’osservatorio astronomico sulla collina di Arcetri, fu utilizzato per il nuovo Istituto di fisica inaugurato nel 1921. Ròiti fu delegato italiano e membro del Comitato scientifico internazionale per le unità e i campioni elettrici anche nel 1908 (A. Ròiti, Conferenza internazionale per le unità ed i campioni elettrici tenuta a Londra nell’ottobre 1908. Relazione a s.e. il Ministro di agricoltura, industria e commercio, Roma 1909).
Scrisse un apprezzato libro di testo, Elementi di fisica (Firenze 1880), a uso dei licei ma adoperato anche in ambito universitario. Ne curò varie edizioni e ampliamenti. Con Guido Alessandri, già suo aiuto all’Istituto di Firenze, pubblicò poi Nozioni di fisica e chimica (Firenze 1891), dove le parti relative alla fisica compendiavano gli Elementi in conformità ai nuovi programmi ministeriali per le scuole superiori; anche questo testo vide numerose edizioni.
Dal settembre 1888 al novembre 1890 fu membro del Consiglio comunale di Firenze. Fu assessore alla Pubblica Istruzione dal dicembre 1889 al settembre 1890, nella giunta del sindaco Francesco Guicciardini.
Membro di una commissione speciale per la luce elettrica, dette pareri tecnici sui progetti del primo impianto di illuminazione elettrica della città del luglio 1890. A tematiche connesse all’uso dell’elettricità per l’illuminazione pubblica, Ròiti dedicò anche alcuni studi e pubblicazioni (Di un elettrocalorimetro e di alcune misure fatte con esso intorno al generatore secondario Gaulard e Gibbs, in Nuovo Cimento, s. 3, 1885, vol. 17, pp. 185-217; Rapport sur l’éclairage électrique de la ville de Rome, in La Lumière électrique, 1890, vol. 35, n. 9, pp. 436-441).
Dopo la caduta della giunta Guicciardini, si presentò alle elezioni politiche nelle liste del Partito radicale storico, ma non venne eletto (La Nazione, 21-24 novembre 1890).
Sull’onda della sensazione causata dai risultati di Wilhelm Röntgen alla fine del 1895, Ròiti si dedicò allo studio dell’emissione dei raggi X prodotti dalle scariche nei tubi a vuoto. A partire da Alcune esperienze coi tubi di Hittorf e coi raggi di Röntgen (Nuovo Cimento, s. 4, 1896, vol. 3, pp. 173-176), pubblicò i risultati di varie esperienze di laboratorio volte a studiare la natura e le proprietà dei raggi.
Furono questi i suoi ultimi lavori scientifici in quanto fu in seguito sempre più impegnato in incarichi istituzionali. Fu membro del Consiglio superiore per la Pubblica Istruzione per più mandati dal luglio 1892 e venne chiamato a far parte della sua giunta nel luglio 1911; fu vicepresidente e presidente della Società italiana di fisica, e condirettore del Nuovo Cimento; vicepresidente dell’Accademia dei Lincei; membro della Commissione reale per la riforma universitaria istituita nel 1910 (Corriere della sera, 18 giugno 1913). Per l’Istituto di studi superiori di Firenze fu direttore del Museo degli antichi strumenti di fisica e astronomia dal gennaio 1894; preside della sezione di scienze fisiche e naturali dal novembre 1894; preside della Scuola di geografia dal novembre 1902. Da questi tre incarichi si dimise nel 1908 per motivi di salute e nel giugno 1911 chiese anticipatamente di essere collocato a riposo, richiesta accolta nel novembre del 1913. Nominato professore emerito in dicembre, si ritirò poi a vita privata.
Ebbe un figlio, Luciano, nato a Pisa nel 1869; ufficiale di artiglieria e professore di meccanica applicata della Scuola d’applicazione di artiglieria e genio a Torino, è ricordato fra i pionieri dell’utilizzo degli sci in Italia.
Ròiti morì a Roma l’8 novembre 1921.
Lasciò disposizioni testamentarie in cui chiese di non avere «nessuna commemorazione, né parlata, né stampata» (G. Bolla, Commemorazione degli Accademici defunti, in Atti dell’Accademia dei Georgofili, s. 5, XIX (1922), p. LVIII). Fu cavaliere dell’Ordine del merito civile di Savoia, grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, cavaliere della Legione d’onore di Francia, ufficiale dell’Ordine di Leopoldo del Belgio; socio dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Accademia dei XL, dell’Accademia dei Georgofili; corrispondente e socio onorario di numerose altre accademie.
Fonti e Bibl.: Argenta, Archivio storico del Comune, Brevi cenni storici del prof. Antonio Ròiti, dattiloscritto, p. 2, s.d.; Pisa, Archivio storico dell’Università, Processi verbali degli esami di laurea, fascicoli docente; Firenze, Archivio storico dell’Università, Carteggi della Soprintendenza, anni: 1879, f. 386, 1880, f. 47, 1882, f. 328, 1884, f. 243, 1894, f. 77, 1908, f. 61, 1908, f. 188, 1911, f. 180; Fascicoli docente, ad nomen. Elenco delle ricompense speciali accordate da S.M. con decreto 6 dicembre 1866 a coloro che maggiormente si distinsero nella campagna di guerra del 1866, Firenze s.d., pp. 614 s.; Atti del consiglio comunale di Firenze, anni dal 1888 al 1890; R. Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento in Firenze, annuario per l’anno accademico 1914-1915, Firenze 1915, p. 19; Annuario militare del Regno d’Italia, Roma 1923.
D. Gambioli, Appendici sull’Accademia del Cimento, sui fisici matematici, sui fisici italiani dei tempi recenti, sulle radiocomunicazioni, in F. Caiori, Storia della Fisica elementare con l’evoluzione dei laboratori fisici, Palermo 1930, pp. 527-530; M. Mandò, Notizie sugli studi di fisica (1859-1949), in Storia dell’Ateneo fiorentino: contributi di studio, I, Firenze 1986, pp. 596-599; S. Selleri, Pietro Blaserna, Stanislao Cannizzaro, A. R. and Giovanni Schiaparelli: Marconi’s nominators who didn’t make it, in A wireless world. One hundred years since the Nobel prize to Guglielmo Marconi, a cura di K. Grandin et al., Firenze 2012, pp. 215-221; A. Guerraggio - G. Paoloni, Vito Volterra, Berlin-Heidelberg 2013, pp. 5-9.