Scialoja, Antonio
Economista e uomo politico (S. Giovanni a Teduccio, Napoli, 1817 - Procida 1877). Si laureò in giurisprudenza a Napoli nel 1841 dopo aver già raggiunto la notorietà con la pubblicazione dei Principii di economia sociale esposti in ordine ideologico (1840). La sua avversione al protezionismo è testimoniata nello scritto Industria e protezione, ossia intorno alle riforme di R. Peel applicate alle condizioni dell’industria napolitana, dove viene caldeggiata la rottura delle rigide barriere doganali regionali. Nel 1846 fu nominato professore di Economia politica all’università di Torino. Nel 1848, quando Ferdinando II elargì lo Statuto, fece ritorno a Napoli dove divenne ministro dell’Agricoltura e del commercio e fu promotore dell’alleanza con Carlo Alberto e della partecipazione alla guerra contro l’Austria. Dopo la restaurazione dei Borbone fu arrestato nel settembre del 1849 e condannato a nove anni di reclusione, commutati nell’esilio perpetuo dal Regno di Napoli per intercessione di Napoleone III. Tornato a Torino, assunse diversi incarichi e fu uno dei tanti intellettuali impegnati nell’opera di rinnovamento del Piemonte avviata da Cavour, contribuendo a far convergere verso la monarchia sabauda le speranze dei moderati meridionali (Note e confronti dei bilanci del Regno di Napoli e degli Stati Sardi, 1857). Tornato a Napoli durante la dittatura di Garibaldi, ricoprì la carica di ministro delle Finanze. Eletto deputato nella VII (1860) e VIII (1861) legislatura, segretario generale del ministero dell’Agricoltura, industria e commercio (marzo-giugno 1861) e segretario generale del ministero delle Finanze (giugno 1861-settembre 1862). Nominato senatore nel 1862, fu poi ministro delle Finanze nel ministero La Marmora (dicembre 1865-giugno 1866) e nel governo Ricasoli (giugno 1866-febbraio 1867), sostituito da Agostino Depretis. Durante questo ultimo incarico, infatti, alla vigilia della guerra del 1866 non esitò a decretare il corso forzoso della lira per scongiurare il fallimento finanziario dello Stato, ma fu costretto a dimettersi per la sfiducia delle Camere verso la sua politica di risanamento. Ministro della Pubblica istruzione tra l’agosto 1872 e il febbraio 1874, fu socio nazionale dei Lincei (1875).