TANTARDINI, Antonio
Nacque a Milano il 12 giugno 1829 da Luigi, lavoratore del marmo, e da Caterina Teufich. A quattordici anni iniziò a frequentare i corsi di disegno all’Accademia di Brera, completando poi la formazione nello studio dello scultore Pompeo Marchesi. Alcune fonti riferiscono, inoltre, la notizia, difficilmente verificabile, di un alunnato fiorentino presso Lorenzo Bartolini.
I primi lavori – dopo un colossale Geremia non altrimenti documentato – sono quelli eseguiti per il palazzo milanese di Gian Giacomo Poldi Pezzoli entro il 1855: quattro putti in legno dorato e gli stucchi in stile neorococò che fino alla seconda guerra mondiale decoravano la sala Gialla. Nel 1857 eseguì i due Leoni per la scalinata della chiesa parrocchiale di Gussago (Brescia), richiestigli sin dal 1851 dal bresciano Paolo Richiedei tramite il pittore e amico comune Angelo Inganni. Lo stesso Richiedei nel 1860 donò ai Musei civici di Brescia il marmo della Venere, una delle prime repliche dell’opera esposta a Brera nel 1858 e 1859 col titolo di Bagnante e in seguito riproposta con successo alle esposizioni di Fi;renze (1861), Londra (1862), Filadelfia (1876): è evidente nella figura il riferimento alle coeve bagnanti hayeziane. Dell’opera sono noti un gesso preparatorio (coll. priv.) e molte repliche in marmo: si segnalano quelle per il barone Rothschild di Francoforte (1864) e per il marchese Antonio Marco Busca di Milano (1865), oltre a quella del Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires. Per il cimitero Vantiniano di Brescia Tantardini eseguì la Monumento di Cesare Arici (1841) e il Monumento di Teodoro Lechi (1867). Per la villa del conte bresciano Girolamo Fenaroli a Rezzato scolpì il gruppo marmoreo delle Divinità olimpiche.
La «coscienziosa imitazione del vero» (Caimi, 1862, p. 189) e la naturale affabilità nei rapporti interpersonali (unita alla conoscenza delle lingue straniere) fecero dello scultore il «creatore e motore e centro d’uno dei più operosi studi di scultura di Milano» (Antonio Tantardini, 1879, p. 184), assai richiesto da committenti privati per ritratti e sculture di genere, i cui modelli arredavano in modo scenografico lo studio milanese di via Montebello 3, aperto nel 1860. A questo indirizzo, che ospitava anche l’abitazione dello scultore, risultava domiciliato Aristide Tantardini – verosimilmente il figlio – quando espose nel 1874 a Brera un acquerello.
Nel 1865 fu inaugurato il Monumento a Cavour a Milano, dove l’Italia sedente (nota anche come Storia), che Tantardini aveva proposto al concorso del 1861, fu posta alla base della statua di Odoardo Tabacchi.
Nel 1861 Tantardini fu coinvolto dalla Fabbrica del duomo per il paliotto destinato all’altare della Presentazione della Vergine al Tempio, nel transetto Sud della cattedrale. Il bassorilievo marmoreo della Natività della Vergine fu collocato nel 1863, contestualmente al Miracolo di s. Agnese eseguito da Giovanni Strazza per l’altare adiacente, mentre Innocenzo Fraccaroli e Pietro Magni lavoravano ai paliotti di altri due altari nel transetto Nord. Nel frattempo, volendo sostituire le fatiscenti statue in gesso ai lati dell’altare della Madonna dell’Albero, accogliendo la proposta di Tantardini la Fabbrica gli commissionò il grande marmo del Mosè (modello presentato a Firenze nel 1861 e a Londra nel 1862). Poco dopo fu assegnata a Strazza l’analoga figura dell’Aronne. Le due statue, in marmo di Carrara (1867), trovarono stabile collocazione nel 1870 nel cortile dei canonici del palazzo dell’Arcivescovado, dopo ritardi e discussioni riguardanti la sistemazione più opportuna.
A Milano lo scultore eseguì la figura di Gian Domenico Romagnosi per la Galleria Vittorio Emanuele II (1867, gesso, distrutto), una Madonna per la chiesa di S. Giorgio al Palazzo, il busto di Carlo Possenti per il cortile di Brera (1874) e diverse opere al cimitero Monumentale: tombe Scorzino e Ignazio Prinetti (1869), Malinconia per la tomba Prandoni (1870, marmo originale alla Galleria d’arte moderna), Meditazione per la propria tomba (1878) e i tardi monumenti De Benedetti (Angelo del giudizio), di Elena Blum, De Luppis von Rammer. Fu attivo anche per i cimiteri di Como (tomba di Pietro Baragiola, 1866), Monza (tomba di Andrea Lissoni; in città Tantardini scolpì anche i quattro Leoni dell’omonimo ponte sul Lambro), Jerago con Orago (Angelo del sepolcro nel 1864, busto di Giovanni Bianchi, oltre al busto di Ippolita Bianchi Gori presso la locale Scuola materna), Casciago (Varese, tomba Tallachini, 1868), Trieste (tomba Voelkel), Cremella (Lecco, tomba Galliani, 1868), Soresina (Cremona, tomba di Antonio Bettoni, 1864), Garlasco (Pavia, busto dell’ing. Cappa), Vicenza (busti della famiglia Nievo), Buenos Aires e Il Cairo. Fra le ultime opere sono il Monumento Arnaboldi Cazzaniga per Carimate (Como) e il Cenotafio di Vratislav Vyborny (Palma di Maiorca, Valldemossa, Monasterio de Miramar).
Come molti colleghi della Scuola di Milano, anche Tantardini si guadagnò la commissione di monumenti pubblici in varie località della penisola: i Monumenti ad Antonio Bordoni (1864) e Alessandro Volta (1878) per i cortili dell’Università di Pavia, il Monumento ai caduti della guerra d’Indipendenza a Rieti (1869), il Genio dell’insurrezione per quello di Vicenza (1871), l’Eroe per quello di Sant’Angelo Lomellina (Pavia). Per Bellano (Lecco) eseguì il Monumento a Tommaso Grossi (1876) e due figure di Dolenti per il locale cimitero. Nel 1878 consegnò due busti-ritratto di Vittorio Emanuele II per la sala del Consiglio provinciale e per quella del Consiglio comunale di Pavia: quest’ultimo marmo è ora nel locale Museo del Risorgimento, assieme al modello in gesso del Monumento al colonnello Giovanni Chiassi (Castiglione delle Stiviere, 1871).
Presente negli anni Cinquanta e Sessanta alle esposizioni dell’Accademia di Brera (di cui fu socio onorario dal 1861), Tantardini partecipò alle esposizioni di Firenze (1861, con Mosè legislatore, Bagnante, Nostalgia), Londra (1862, con Bagnante, e negli anni Settanta), Dublino (1865, con La leggitrice e Beatrice), Parigi (1867, con Arnaldo da Brescia, Schiava, Vanità, Lettrice; 1878, col Bacio). Membro del giurì all’Esposizione di Filadelfia (1876), ricevette medaglie a Oporto (1865), Berlino (1866), Vienna. Da queste circostanze derivano le ben quattordici repliche della Bagnante, le sei del Primo dolore, le nove della Lettrice, fortunate immagini ricordate dalle fonti, delle quali ben poche sono oggi rintracciabili in collezioni pubbliche e private, come il caso del pendant composto da S’il vous plaît e da Malheureuse, coppia di putti in marmo (1870) per l’imprenditore lombardo Francesco Turati.
Da un modello del 1861 deriva il gruppo marmoreo Faust e Margherita o Il bacio, eseguito per l’avvocato Giovanni Antona Traversi per la sua villa di Desio (Monza): i differenti titoli segnalano, alternativamente, il riferimento originario al Faust di Goethe o a un più semplice e scoperto omaggio al celebre dipinto di Hayez. Il marmo Antona Traversi, esposto a Brera nel 1864, è stato venduto all’asta nel 1997. Nuove versioni di dimensioni ridotte, e prive del medaglione-ritratto di Goethe sul basamento, apparvero a Monaco (1869, acquistato dal re Ludovico II di Baviera), Filadelfia (1876 e 1878), Parigi (1876). Esemplari in marmo sono all’Hotel Cavalieri di Roma e alla Galleria d’arte moderna di Milano, dove si conserva anche il modello in gesso dell’Arnaldo da Brescia, il cui marmo (1866) è tuttora nella villa Cusani Tittoni Traversi per la quale fu ideato (Cucciniello, 2017). Già nel 1861 lo scultore aveva inviato al comitato esecutivo bresciano, senza successo, due bozzetti per il Monumento ad Arnaldo da Brescia, poi assegnato a Tabacchi.
È datato 1865 il marmo noto come Due principini nella culla, oppure Orfani o Due fanciulli (Madrid, Prado), una cui prima versione fu esposta a Brera nel 1863.
Sono ricordati dalle fonti anche un’allegoria dell’Industria tessile realizzata nel 1870 per l’industriale Alessandro Rossi di Schio (Vicenza), la Nostalgia di Caino e i busti-ritratti di Angelo Maj (Bergamo, Biblioteca civica), di Goethe, di Vincenzo Monti, di Dante, di Beatrice, e dello zar Alessandro II, e ritratti femminili più volte riproposti quali La modestia, Vergine velata, Mendicante.
Colpito da improvvisa malattia, dopo tre mesi di sofferenze Tantardini morì a Milano il 7 marzo 1879. Al funerale parteciparono i sindaci di Milano e Pavia, artisti, amici e committenti, che ricordarono anche l’impegno patriottico del defunto, combattente nelle Cinque giornate di Milano (1848) e al seguito di Garibaldi nel 1859. La sua salma, inizialmente posta nella tomba tuttora conservata al cimitero Monumentale, fu poi traslata nella cripta del Famedio. Della sua copiosa produzione, interrotta dalla precoce morte e stimata in circa trecento opere (Sebregondi, 1879), restò nello studio una sessantina fra marmi e bronzi (Antonio Tantardini, 1879).
Dando seguito alle ultime volontà del marito, il 12 dicembre 1879 la vedova Giuseppina Opizzi versò al Comune di Milano la somma di centomila lire per l’istituzione di una fondazione artistica, che si occupasse di assegnare un riconoscimento annuale a scultori lombardi aventi meno di trentacinque anni. Il premio Tantardini si svolse dal 1891 al 1957, costituendo un’importante occasione di affermazione per giovani scultori esordienti sulla scena milanese.
Artista operosissimo e apprezzato durante la sua intensa ma breve carriera, Tantardini scontò ben presto un rapido e pressoché generalizzato declino nelle valutazioni critiche successive. Se negli esiti migliori della produzione è riscontrabile un sapiente intreccio fra la solida formazione ricevuta da Marchesi e la successiva adesione a un linguaggio più incline al romanticismo hayeziano, pur tuttavia il numero elevato di commissioni e il conseguente necessario impiego di molteplici aiuti anonimi possono in parte giustificare quella certa rigidità nel modellato spesso evidenziata dalla critica.
Esposizione delle opere di belle arti nelle gallerie dell’i.r. Accademia per l’anno 1853, Milano 1853, p. 37; A. Caimi, Delle arti del disegno e degli artisti nelle provincie di Lombardia dal 1777 al 1862, Milano 1862, p. 189; Esposizione […], Milano 1863, pp. 50, 59; Esposizione […], Milano 1864, pp. 81 s.; Esposizione […], Milano 1865, p. 68; Esposizione […], Milano 1866, pp. 52 s., 63, 66; Esposizione […], Milano 1867, pp. 56 s.; Esposizione […], Milano 1868, pp. 65 s.; Esposizione […], Milano 1869, p. 62; Esposizione […], Milano 1870, pp. 36, 72; Esposizione […], Milano 1874, p. 42; A.T., in L’illustrazione italiana, VI (1879), n. 12, pp. 184-186; F. Sebregondi, Necrologio, in Atti della Regia Accademia di belle arti in Milano, Milano 1879, pp. 169-177; Regia Accademia di belle arti in Milano. Esposizione 1880. Catalogo ufficiale, Milano 1880, pp. 69-71; L. Callari, Storia dell’arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 29; N. Tarchiani, La scultura italiana dell’Ottocento, Firenze 1936, p. 38; T., A., in U. Thieme - T. Becker, Allgemeines Lexicon der bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, XXXII, Leipzig 1938, pp. 434 s.; F. Sapori, Scultura italiana moderna, Roma 1949, pp. 26, 42, 473; E. Lavagnino, L’arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, Torino 1956, p. 389; E. Piceni - M. Cinotti, La scultura a Milano dal 1815 al 1915, in Storia di Milano, XV, Milano 1959, pp. 592 s.; M. De Micheli, La scultura dell’Ottocento, Torino 1992, pp. 100 s.; V. Vicario, Gli scultori italiani dal neoclassicismo al liberty, II, Lodi 1994, pp. 1021-1024; A. Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. Da Canova ad Arturo Martini, II, Torino 2003, p. 902; A. Borghi, Gli interventi di Giovanni Strazza e A.T. per la decorazione scultorea degli altari del Duomo di Milano, tesi di laurea, Università degli Studi di Milano, a.a. 2003-2004, relatori G. Zanchetti - A. Negri; L. Azcue Brea, La escultura del siglo XIX en Madrid y el coleccionismo privado (II). Pietro Tenerani, Scipione Tadolini, Giuseppe Lazzerini, A.T., Carlo Nicoli y otros escultores de finales del siglo XIX, in Boletín de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, 2009, nn. 108-109, pp. 141-192 (in partic. pp. 161-163); A. Panzetta, in Ricerche di un antiquario. Dipinti, sculture, oggetti dal XVI al XX secolo, a cura di E. Busmanti - M. Nobile, [Torino] 2009, n. 21; T. Rota, Scultura all’aperto a Lecco e provincia, Lecco 2009, pp. 43 s.; A. Ballabio, Premio della Fondazione artistica A.T.: un concorso per giovani scultori lombardi, tesi di laurea, Università degli Studi di Milano, a.a. 2009-2010, relatori S. Bignami - G. Zanchetti; Variazioni sul classico. Sculture dell’Otto e Novecento nei Musei Civici di Brescia (catal.), a cura di E. Lucchesi Ragni - M. Mondini, Brescia 2013, pp. 43 s.; M. Brioschi - P. Conte - L. Tosi, Le delizie della villeggiatura. Villa e giardino Cusani Traversi Antona Tittoni di Desio: da Bernabò Visconti a proprietà pubblica, Desio 2017, pp. 96 s., figg. 84-85, 103-105, 117; O. Cucciniello, in 100 anni Scultura a Milano, 1815-1915, (catal.), a cura di O. Cucciniello - A. Oldani - P. Zatti, Milano 2017, pp. 106 s., n. 14; G. Petriglieri, A.T., ibid., pp. 285 s.