Antropometria
La forma che il corpo umano assume durante le diverse fasi del ciclo vitale è la risultante dell'equilibrio tra le dimensioni assolute del corpo stesso e i rapporti dimensionali tra le sue varie parti. Affinché la definizione delle diverse forme (morfologia) sia espressa in termini obiettivi, occorre quantificare il dato di osservazione e cioè esprimere in unità di misura le dimensioni di lunghezza, larghezza e altezza (morfometria). Le misurazioni effettuate mediante uno specifico strumentario costituiscono il fondamento della scienza chiamata antropometria (dal greco ἄνθρωπος, "uomo", e -μετρία, derivato da μέτρον, "misura"), letteralmente la misurazione del corpo umano nel suo insieme (statura, peso) e nei suoi segmenti (testa, tronco, arti), di cui vengono rilevate le dimensioni misurate tra punti anatomici o architetturali di riferimento (punti cefalometrici e somatometrici) e calcolati i rapporti dimensionali reciproci espressi in percentuale (indici antropometrici). Questi si stabiliscono secondo determinate regole (o canoni), che definiscono le proporzioni corporee armoniche per una data statura e un peso corrispondente.
L'antropometria non è nata nel contesto delle scienze biomediche, ma nel campo dell'arte. Si è sviluppata, infatti, nel Rinascimento, conseguentemente alla necessità di pittori e scultori di trovare dei canoni per riprodurre la figura umana rispettando le giuste proporzioni tra gli arti e il tronco, tra la faccia e la testa, tra il bacino e le spalle, ai fini di mantenere l'armonia del corpo femminile e maschile secondo la concezione tradizionale del tipo ideale. Già Vitruvio nel De architectura aveva fissato le proporzioni e la simmetria del corpo secondo rapporti numerici teorici.
Con L.B. Alberti l'applicazione alle arti figurative di tecniche geometrico-matematiche si accompagnò per la prima volta alla misurazione diretta dell'altezza totale dell'individuo (statura) mediante un vero e proprio strumento di misura, un'asta graduata. Tuttavia, in campo artistico, in particolare con Leonardo da Vinci, la costruzione geometrica del corpo maschile e femminile prevaleva sulla misurazione diretta, tanto che A. Dürer si servì ancora di proporzioni teoriche per differenziare le diverse morfologie corporee del tipo snello (longilineo) e robusto (brevilineo).
L'inventore del termine antropometria viene considerato J.S. Elsholtz, un medico tedesco che alla fine del Seicento mise a punto il primo esemplare di antropometro, un regolo costituito da un'asticella trasversale rispetto alla quale scorreva un'asta verticale suddivisa in una scala numerica. Egli fece osservare che lo scostamento individuale delle dimensioni morfologiche dai valori teorici era associato alla suscettibilità ad alcune malattie, compiendo così un primo tentativo di mettere in relazione le dimensioni di strutture anatomiche con la funzione che esse esercitano.
Con l'introduzione del sistema metrico decimale (1795), le misurazioni del corpo umano furono poi standardizzate e l'antropometria acquistò validità scientifica. G.-L. Leclerc, conte de Buffon, fu il primo a recepire l'importanza che l'antropometria poteva acquistare nello studio sull'accrescimento umano. Egli indusse il suo amico Ph.G. de Montbéliard a misurare la statura di suo figlio ogni anno, dalla nascita fino alla maturità (18 anni). Ciò permise a Buffon di effettuare il primo studio longitudinale sulle modalità di accrescimento della statura, non solo valutandone l'incremento totale, ma anche il ritmo o velocità con cui aumentava ogni anno. Studi sulle modalità di accrescimento della statura furono in seguito condotti su campioni di popolazione in età scolare, mettendo in evidenza una correlazione tra ritmo dell'accrescimento e fattori ambientali (classe sociale, nutrizione, malattie). I primi studi sui coscritti della Marina inglese alla fine del Settecento confermarono l'importanza di tali fattori sull'accrescimento della statura.
Per tutto l'Ottocento, tuttavia, questi risvolti applicativi dell'antropometria vennero trascurati per dare spazio allo studio delle differenze morfologiche tra razze e, con la messa a punto di un ricchissimo strumentario antropometrico, soprattutto a opera di P.-P. Broca, il fondatore della scuola francese di antropologia (1859), principale scopo dell'antropometria fu quello di fornire un quadro obiettivo per la definizione della cosiddetta razziologia, o 'scienza delle razze'. La ricerca esasperata del 'tipo' ideale, che con A. Quetélet assunse la connotazione di 'uomo medio', portò a concettualizzare le misure antropometriche e segnò l'involuzione scientifica dell'antropometria nel contesto di un'antropologia dai connotati nettamente antievoluzionistici.
A dispetto delle riserve circa l'uso e l'abuso dell'antropometria nell'Ottocento, tale scienza riveste oggi un ruolo essenziale in diversi campi scientifici, permettendo di rispondere a molti quesiti teorici e pratici riguardanti la biologia umana. La buona riproducibilità delle misurazioni antropometriche, la relativa semplicità dello strumentario adottato (compassi e regoli) e il fatto che le rilevazioni non comportano pratiche invasive, fanno sì che la morfometria sia espressione fedele della forma; in tal modo questa può essere analizzata su basi oggettive nelle sue differenti componenti. In senso più restrittivo, l'antropometria è corpo dell'antropologia (fisica): essa è lo studio delle variazioni dimensionali dell'individuo in rapporto alla sua origine etnica, al sesso, all'età, allo stato fisico, alla condizione socioeconomica, allo stato di nutrizione e alla sua attività fisica. Lo studio dimensionale dei caratteri morfologici in popolazioni stanziate in regioni geograficamente molto diverse per clima e altitudine sul livello del mare mette in chiara evidenza la correlazione tra morfologia corporea (espressa dal rapporto statura/peso) e dette variabili geografiche: all'aumentare della latitudine o dell'altitudine aumenta la massa (espressa dal peso) in rapporto alla superficie (espressa dalla statura).
Tale forma risulta vantaggiosa nei climi freddi perché una superficie relativamente ridotta disperde meno calore. L'antropometria trova applicazione anche in campo biomedico, sociale e nello sport, al fine di valutare in che misura i fattori ambientali sensu lato interagiscano con i fattori genetici sul determinismo di una data morfologia. Stabiliti quali siano i parametri standard ottenuti misurando le dimensioni somatiche di campioni della popolazione di riferimento suddivisa per età, sesso, classe sociale, abitudini di vita, i dati individuali vengono confrontati con essi. È così possibile valutare se l'individuo rientri nei valori morfometrici del campione cui appartiene (nell'assunto che la distribuzione delle variabili dimensionali nella popolazione sia normale) o di quanto esso se ne discosti, eventualmente quale sintomo di una condizione di malessere fisico. Su tali basi è possibile intervenire sull'ambiente, per es. migliorando l'alimentazione durante la fase dell'accrescimento, affinché il genotipo possa esprimersi al meglio delle sue potenzialità a sufficiente garanzia di benessere fisico.Applicata allo studio della paleoantropologia, a partire dalla misurazione dei resti scheletrici e dei denti e dall'applicazione di opportune equazioni, l'antropometria permette di stimare quali fossero le dimensioni morfologiche degli Ominidi fossili, come viene fatto, per es., nella stima della statura e del peso corporei sulla base della morfometria di resti del femore. Nel contesto del processo dell'ominazione, il confronto metrico tra forme di differente grado evolutivo permette non solo di darne una collocazione paleoantropologica, ma anche di ricostruirne le abitudini di vita e il comportamento: per es., la grandezza e robustezza dell'apparato masticatorio indicano nell'Australopiteco una dieta essenzialmente vegetariana. Nello stesso contesto si inquadra lo studio sulla diminuzione della larghezza della pelvi (misurata tra le ali delle ossa iliache) e delle dimensioni della testa del femore - dimensioni indicative del grado complessivo di robustezza dello scheletro - che si è verificata nel corso dell'evoluzione, accompagnandosi allo straordinario aumento della capacità cranica che si è avuto a partire dall'Homo erectus di più di mezzo milione di anni fa.
Tale fenomeno è stato interpretato sulla base dell'evoluzione della cultura (industria litica, addomesticamento del fuoco, caccia attiva) che ha richiesto un adeguato sviluppo cerebrale. L'adattamento culturale che ne è conseguito ha reso meno essenziale ai fini della sopravvivenza un grande sviluppo dei muscoli, la cui massa è stata stimata a partire dalla notevole larghezza della testa del femore e della pelvi caratteristica delle prime forme di Ominidi.Un altro campo di applicazione della disciplina è la medicina forense: sebbene le tecniche di identificazione individuale si basino oggi soprattutto sull'identificazione molecolare (DNA), l'antropometria viene infatti ancora applicata per la ricostruzione al calcolatore degli identikit.In senso più strettamente tecnico l'antropometria è fondamentale per studiare le relazioni tra la morfometria dell'individuo e il suo ambiente di lavoro (ergonomia), allo scopo di arrivare allo sfruttamento più efficiente degli spazi naturali e artificiali (prossemica). Infine, essa trova largo impiego anche nel campo della moda per la standardizzazione di taglie 'normali' per sesso e per classe di età.
L'antropometria è largamente utilizzata nel contesto degli studi sull'accrescimento (auxologia) attraverso la misurazione diretta delle dimensioni somatiche di statura, peso, perimetro toracico, diametro del polso, perimetro del braccio e della coscia, spessore delle pliche cutanee, che sono le dimensioni più significative per seguire le fasi dell'accrescimento per quanto riguarda lo sviluppo della massa scheletrica e la distribuzione della massa muscolare e della massa grassa (v. crescita).
L'evoluzione di tali componenti nel bambino e nell'adolescente riflette le modificazioni della composizione corporea che si verificano sotto il controllo ormonale nel periodo prepubere e pubere con tempi e modalità diverse nei due sessi. Le variazioni del rapporto peso/statura, o indice di massa corporea (Body mass index, BMI), rappresentano in sintesi la forma del corpo nel suo insieme. Queste dimensioni nel loro complesso e i rapporti tra esse costituiscono pertanto degli utili indicatori che permettono di predire il tipo costituzionale dell'adulto e nello stesso tempo di proporre strategie d'intervento allo scopo di ridurre i fattori di rischio di varie patologie; per es., la malnutrizione o una dieta carente, condizione frequente nei paesi tropicali non industrializzati, induce ritardi nell'accrescimento e nell'insorgenza della pubertà, mentre un'alimentazione troppo ricca può portare a un eccesso di tessuto grasso con conseguente obesità.
Attualmente sono state introdotte nuove tecniche per definire la composizione del corpo, che si avvalgono di misurazioni fisico-chimiche, tra cui si va ampiamente diffondendo la tecnica dell'analisi dell'impedenza bioelettrica. Essa consiste nel misurare le variazioni di flusso, dovute alla diversa composizione in elettroliti e conduttività dei tessuti, di una debole corrente elettrica applicata al corpo.
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