Appennino (Apennino)
Numerose sono in D. le citazioni dirette riguardanti l'A., senza contare quelle indirette che a esso si collegano. Sovente D. si serve di perifrasi per indicare la catena montuosa che più di ogni altra gli era nota. Così l'a. è 'l giogo di che Tever si diserra, in If XXVII 30; è il gran giogo, che si ammantò di nebbia il giorno della battaglia di Campaldino, in Pg V 116; è l'alpestro monte ond'è tronco Peloro, che ha cioè il suo naturale proseguimento nei Peloritani, in Pg XIV 32; è semplicemente 'l monte che con un suo settore chiude la Romagna, in Pg XIV 92; è lo dosso d'Italia, la catena montuosa che la divide in due parti (v. oltre la citazione in VE I X 6), in Pg XXX 86; è l'insieme dei sassi che surgon... tra' due liti d'Italia, in Pd XXI 106; è l'alpi, qui con il significato di monte, in Rime CXVI 61 Così m'hai concio, Amore, in mezzo l'alpi, / ne la valle del fiume.
È direttamente nominato, invece, nelle altre citazioni: in If XVI 96, nella descrizione dell'Acquacheta-Montone, D. ricorda che il fiume discende da la sinistra costa d'Apennino; in Pg V 96, ove dell'Archiano è detto che sovra l'Ermo nasce in Apennino (per ambedue queste citazioni della Commedia sono riportate, nell'edizione Petrocchi, alcune varianti: ‛ apenino ',‛ appennino ',‛ appenino '); in Eg I 42 Iam michi bellisonis horrent clangoribus aures: / quid parer Apenninus hiat?; in Ep VII 5 Cumque tu, Caesaris et Augusti successor, Apennini iuga transiliens veneranda signa Tarpeia retulisti, ove forse il termine A. è usato come sinonimo di un tratto dell'arco alpino (ipotesi questa avanzata dal Revelli [Italia 94-96], a proposito di Pennino e della citazione in VE I VIII 9).
Più importanti le due citazioni dell'A. nel De vulg. Eloquentia. In I X 6 iugum Apenini è la linea divisoria delle due parti, destra e sinistra, nelle quali è divisa l'Italia, quod, ceu fi[cti]le culmen hinc inde ad diversa stillicidia grundat aquas, ad alterna hinc inde litora per ymbricia longa distillat, ut Lucanus in secundo describit (cfr. Phars. II 429): lo spartiacque appenninico è una linea dividens, come per le acque, così per le stirpi e i linguaggi umani.
Anche se il criterio seguito da D., per cui la divisione fondamentale dei dialetti italiani è concepita in dipendenza della divisione fisica dell'Italia nei due versanti appenninici, non può essere assunto a fondamento della divisione dialettologica di tutta l'Italia, rimane sempre grande merito, come sottolinea il Marigo, l'aver tentato una divisione dei dialetti italiani sul fondamento della geografia fisica e dell'etnografia.
Per il Casella, ferma restando la funzione di spartiacque dell'A., ogni qual volta si trovano in D. le voci ‛ sinistra ' e ‛ destra ', esse servono a indicare, sia pure approssimativamente, " settentrione " e " mezzogiorno ". Così, anche nel succitato passo del De vulg. Eloq., come nella terzina ove si parla dell'Acquacheta-Montone (If XVI 94-96), nella quale la sinistra costa d'Apennino sta a indicare il lato settentrionale dell'Appennino.
Per quanto riguarda la citazione di VE I VIII 9 si veda la voce DEVEXIO APENNINI; per quanto riguarda Pennino in If XX 65, che alcuni leggono Apennino, si veda la voce PENNINO.
Bibl. - M. Casella, Questioni di geografia dantesca, in " Studi d. " XII (1927) 67-68; D.A., De vulg. Eloq., a c. di A. Marigo, con appendice di aggiornamento a c. di P. G. Ricci, Firenze 1957, ad l.