ARCEVIA (A. T., 24-25-26)
Comune della provincia di Ancona, della diocesi di Senigallia, situato nel bacino sorgivo del Misa. Il centro capoluogo sorge a 535 m. s. m. su d'un pittoresco dirupo, dal quale la vista spazia largamente sull'Appennino Marchigiano e sull'Adriatico; è provvisto d'un ospedale, d'un ospizio per i vecchi, del monte di pietà e si adorna di pregevoli opere d'arte. Nella cattedrale di S. Medardo sono notevoli: un polittico (1507) e una tavola della bottega dì Luca Signorelli entro belle cornici ogivali, una Madonna con Bambino e Santi di Gentile e Venanzio da Camerino, un altare (1513) disegnato da Giovanni dalla Robbia originariamente nell'Eremo di S. Girolamo del Sasso Rosso, un coro a stalli gotici (1490) di Corrado Teutonico, alcune statue di legno del '700, una croce argentea alterata (1524-26) del Roscetto e tele di Claudio Ridolfi e di Giampaolo Ramazzani da Arcevia. Le chiese di S. Maria delle Grazie e del Soccorso conservano ciascuna un'altra maiolica robbiana del secolo XVI, rappresentanti Gesù Crocifisso e l'Annunciazione. Elementi romanici si notano nella chiesa di S. Francesco.
La popolazione del comune era di 9.462 ab. nel 1881, di 10.831 nel 1901, di 11.965 nel 1921, distribuiti in 11 frazioni con una densità di 90 ab. per kmq.
Il territorio del comune, di bassa montagna, collina e alveo, hen irriguo, con quote estreme di m. 150 e 880, abbraccia una superficie di kmq. 126,47, dei quali ha. 12.113 occupati da foreste e messi a coltura. Fornisce legnami da costruzione e combustione, e poi grano, granoturco, uva. Notevoli le sorgenti salino-solforose di S. Ginesio e Colle Aprici, e una miniera di zolfo (Cabernardi). Arcevia è a km. 35 da Senigallia e dall'Adriatico, e a km. 64,1 da Ancona; stazioni ferroviarie prossime sono quelle di Sassoferrato e Serra S. Quirico.
Nei pressi di Arcevia (Conelle) si trovano una stazione preistorica, neolitica, e una necropoli gallica (Pianetto) dei Senoni con moltissime tombe e ori conservati nel Museo di Ancona; resti romani si conservano nelle frazioni Civitalba e Piticchio (Pitulum); nell'alto Medioevo Arcevia fu ingrandita dai Franchi e dai profughi delle invasioni saracene di Senigallia e Ancona; nelle Constiiutiones Aegidianae è fra le civitates mediocres; fu celehre rocca papale e sforzesca con il nome di Rocca Contrada, che poi cambiò in quello di Arcevia (1816; Pio VII).
Bibl.: L. Bettantii, La Rocca Contrada, prologo con l'annotationi di alcune cose spettanti all'historia, Iesi 1621; L. G. Florio, L'histoire romane... trad. italiana di Santi Conti dalla Rocca Contrada, Venezia 1673; Villes de l'État de l'Église dans la marche d'Ancone: veduta generale di Rocca Contrada a volo d'uccello, incis. in rame di J. Blaeu, cm. 42 × 50, con 36 richiami, Amsterdam 1690; Scienze ed arti nobili ravvivate in Arcevia, nell'Accademia Celebrata in Rocca Contrada l'anno 1752, Iesi 1752; F. Brunamonti, Dimostrazione storica del nobile sì antico che moderno stato di Rocca Contrada, in Rivista Picena di Camerino; A. Anselmi, Discorso con note ed appendice e bibliografia istorica di Arcevia, Fabriano 1882; G. Crocioni, Rocca Contrada ora Arcevia, Senigallia 1907; L. Serra, Elenco delle opere d'arte mobili delle Marche, in Rassegna marchigiana, III (1924-25), pp. 374-75; per le terrecotte robbiane di Arcevia vedi A. Marquand, The brothers of Giovanni della Robbia, Princeton 1928, pp. 8-12.