ARDUINICI
. Narra la cronaca della Novalesa che due fratelli, Rogerio ed Arduino (figli, a quanto sembra, di un primo Arduino, di stirpe comitale), vennero dai loro sterili monti in Italia, e furono accolti da Rodolfo conte di Auriate. Morto il quale, Rogerio ne sposò la vedova, e n'ebbe il comitato dal re. Rogerio ebbe parecchi figli, all'ultimo dei quali, Arduino, che diremo quindi III, soprannominato, perché senza peli al mento, Glabrione, il re Ugo concesse nel 942 il comitato di Torino. Più tardi troviamo Arduino progredito a dignità di marchese, sia che questo avvenisse ad opera di Berengario II, nel riordinamento delle marche a cui egli procedette dopo la sua elevazione al trono, sia che la dignità gli fosse conferita in premio della cacciata dei Saraceni dalla valle di Susa. I suoi poteri si estesero allora da Torino a tutta la valle di Susa; inoltre, con certezza, ai due comitati di Auriate ed Albenga, e con probabilità a quelli di Ventimiglia, Bredulo e Alba. Arduino III sposò una figlia di Manfredo di Mosezzo, e n'ebbe quattro figli: Manfredo I, Arduino, Oddone e Amizzone, poi vescovo di Torino; e tre figlie, di cui una andò sposa a Dadone, conte di Pombia, e fu madre del futuro re d'Italia, Arduino (v.). Manfredo I, primogenito di Arduino III, sposò Prangarda, figlia di Azzo Adalberto, conte di Modena e Reggio; e alla morte del padre (sembra prima dell'anno 975), gli succedette nella marca di Torino, che tenne finché morì, nel 1001. Lasciò numerosi figli: Olderico detto Manfredi, che gli succedette nella marca torinese; Alrico, vescovo d'Asti; Ugo, Oddone, Azzone e Guido, ricordati tutti nella carta di donazione del 9 luglio 1029 dei due primi fratelli al monastero di S. Giusto di Susa.
Olderico Manfredi, figlio di Manfredo I, portò la casa arduinica di Torino al suo maggior splendore. Resse da prima la marca paterna torinese; poi, dopo la morte di re Arduino (1015), s'impadronì di Ivrea, insieme con i figli del defunto re (1016), estendendo così i suoi poteri marchionali anche sopra la marca eporediese. Né minori dei suoi poteri politici furono le sue vaste fortune familiari: nel solo atto di vendita del 1021 al prete Sigefredo, i beni dedotti nel contratto assommano a un milione di iugeri e sono venduti per 100.000 libbre d'argento. Ebbe in moglie Berta, figlia del marchese Oberto III della Liguria orientale; e da essa gli nacque numerosa prole, e cioè un figlio, conte di Monte Bardone, che non gli sopravvisse che poco più d'un anno, e parecchie figlie, primogenita delle quali la famosa contessa Adelaide. Morì il 29 ottobre 1034. Adelaime è figura veramente dominante, per oltre cinquant'anni, nella storia dell'Italia subalpina, anzi in quella dell'Italia superiore. Sposò in prime nozze Ermanno di Svevia, morto poco dopo, a Trento, per l'epidemia scoppiata nell'esercito imperiale (28 luglio 1038); e in seconde nozze, Enrico, marchese del Monferrato, se pure, come credono il Provana e il Gabotto, la moglie di questo Enrico non fu una seconda Adelaide, sorella della prima, avente lo stesso nome di lei. Rimasta nuovamente vedova, andò sposa al conte Oddone di Savoia, figlio del conte Umberto Biancamano; e da queste fauste nozze ebbe inizio la storia della casa di Savoia nel nostro paese. Oddone e Adelaide ebbero varî figli; tre maschi: Pietro, Amedeo e Oddone II; e due femmine: Berta e Adelaide. Di queste, Berta andò sposa nel 1066 al figlio dell'imperatore Enrico III, futuro Enrico IV; e Adelaide a Rodolfo di Svevia, futuro oppositore di Enrico IV. Dei figli, Pietro succedette al padre nella marca di Torino nel 1058, e come marchese lo vediamo infatti presiedere, insieme con la madre, un placito in Cambiano. Morì nell'estate 1078. Amedeo gli succedette, ma per breve durata, poiché risulta che il 26 gennaio 1080 egli era già morto. La marca di Torino passò allora al genero di Pietro, Federico di Montbéliard. Ma in realtà, durante tutti questi anni e sino alla sua morte, la vera e grande ispiratrice della politica della famiglia continuò ad essere Adelaide, la quale seppe conciliare la sua devozione a Roma e al Pontefice con l'affetto per il genero Enrico IV, fu presente, insieme alla figlia Berta imperatrice, all'incontro tra Gregorio VII ed Enrico IV a Canossa, e in quel conflitto tra il pontificato e l'impero seppe condursi con tale sapienza, da ricevere lodi convinte così dagli scrittori curialisti come da quelli di parte imperiale. Morì il 25 dicembre 1091.
Bibl.: L. Terraneo, La principessa Adelaide illustrata, Torino 1759; F. Gabotto, L'abbazia e il comune di Pinerolo, in Bibl. Soc. Stor. Subalp., I, p. 89 segg.; Previté-Orton, The early history of the House of Savoy, Cambridge 1912; T. Rossi e F. Gabotto, Storia di Torino, I, Torino 1914, pp. 62 segg., 77 segg.