ARGEADI ('Αργεάδαι, Argeadae)
Tale è il nome della dinastia dei re macedoni che regnarono fino ad Alessandro. Secondo la narrazione d'Erodoto tre fratelli argivi Gavane, Aeropo e Perdicca discendenti dall'Eraclide Temeno andarono tra gl'Illirî, donde passarono nella città di Lebea, della Macedonia superiore. Il re di questo paese li prese al suo servizio affidando a Gavane e Aeropo la custodia dei cavalli e dei buoi, a Perdicca, il più giovane, quella del piccolo bestiame. Essendosi per prodigio raddoppiato il pane che la moglie del re aveva offerto a Perdicca, il re, impressionato, comandò al giovane di allontanarsi. Perdicca e i fratelli chiesero la mercede, e il re ironicamente rispose che dava loro il sole, accennando al fascio di luce solare che dal camino si proiettava sul pavimento. Allora Perdicca con un coltello che aveva in mano circoscrisse lo spazio circondato dal sole e poscia ci si sporse tre volte per esserne rischiarato: quindi si allontanò insieme con i fratelli.
Uno dei compagni del re gli fece rilevare il significato grave dell'atto di Perdicca; onde egli mandò alcuni cavalieri per raggiungerli e ucciderli. Ma appena i fratelli ebbero passato il fiume (l'Erigone o l'Aliacmone) questo s'ingrossò tanto che i cavalieri non poterono passare, sicché ai fratelli fu possibile recarsi in un'altra parte della Macedonia vicino ai giardini di Mida, aì piedi del monte Bermio, donde avrebbero sottomesso la restante Macedonia. La tradizione posteriore ha fatto occupare la Macedonia direttamente da Carano, settimo discendente di Temeno e fratello di Fidone argivo. Secondo un'altra versione sfruttata dal poeta tragico Euripide, se pure egli stesso non la creò alterando e inventando, Archelao figlio di Temeno, cacciato dai fratelli, venne nella Macedonia e il re Cisseo gli promise in sposa la figlia se lo avesse difeso dai nemici. Archelao vinse, il re non mantenne la promessa e tentò d'uccidere Archelao con un'insidia, della quale egli, avvertito, si vendicò gettando il re nella fossa che aveva preparato per lui. In quale relazione questa leggenda fosse stata posta con l'erodotea, non si può stabilire: Carano invero era stato fatto il diretto predecessore di Perdicca.
Secondo l'interpretazione che si dà all'origine argiva dei fratelli Temenidi, ad Argo Orestico, da cui sarebbe oriunda la dinastia degli Argeadi, sarebbe stato sostituito Argo Peloponnesiaco nella tradizione. Ma va notato che il nome Argeadi difficilmente può essere riguardato come etnico, ma ha tutta l'aria di essere un patronimico: infatti Argeádes ha con Argéas la stessa relazione che Demádes con Deméas. Non è improbabile che il nome Argeades abbia fatto pensare ad Argo Orestico nelle tradizioni indigene, e che gli storici, in base a combinazioni non determinabili vi abbiano sostituita l'Argo Peloponnesiaco. In ogni modo qualunque cosa si pensi riguardo allo sviluppo di queste leggende e al lavoro di combinazione degli antichi storici, senza negare la possibilità che dalla Macedonia superiore sia partita una spedizione conquistatrice e si sia fissata nell'Emazia, cioè la terra tutta intorno all'Assio inferiore, la narrazione erodotea non riposa sopra una tradizione accreditata.
Il nome di Gavane non ricorre più nella dinastia dei re di Macedonia. Conoscendo poco l'origine della tradizione non siamo in grado di stabilire se egli fosse veramente un fratello di Perdicca, e fratello maggiore di tutti. Lo stesso va detto del secondogenito Aeropo; soltanto questo nome ricorre tra i re e i pretendenti al trono macedonico. Non è improbabile che i due fratelli maggiori perdessero il trono per un'usurpazione di Perdicca, o che il diritto dinastico in Macedonia non fosse ancora stabilito con norme rigide, sicché il voto del popolo, di cui abbiamo traccia anche nelle dinastie ellenistiche, non si limitasse a una conferma, ma si estendesse a una designazione tra i membri della stessa famiglia. Non è d'altra parte da escludere che la leggenda abbia associato a Perdicca, sopra elementi a noi non noti, questi due fratelli che potrebbero essere figure posticce.
Perdicca, ritenuto secondo la tradizione il terzo dei fratelli, è presentato dalla tradizione più antica come il primo re di Macedonia. Di lui conosciamo soltanto la poetica spedizione narrata da Erodoto, di cui abbiamo fatto cenno sopra, e la notizia anch'essa leggendaria, che morendo avrebbe destinato il luogo della sepoltura sua e dei discendenti e l'avrebbe indicata al figlio Argeo, suo successore, con l'assicurazione che il regno di Macedonia durerebbe sino a quando le salme dei re macedoni fossero colà conservate. Di Argeo, che avrebbe secondo i cronografi regnato dal 652 al 621, non abbiamo altra informazione che quella problematica di Giustino secondo, il quale avrebbe mostrato saggezza di governo. Di Filippo suo figlio e successore ci è riferito che dopo un regno di 33 anni cadde in una battaglia contro gl'Illirî (621-598) e lasciò erede Aeropo ancor fanciullo. Secondo una tradizione abbastanza sospetta, gli Illirî, profittando dell'infanzia del re, avrebbero assalita la Macedonia: allora portato in culla sul campo il piccolo re e collocatolo a tergo dell'esercito, questo rianimato avrebbe ritentata la fortuna delle armi e avrebbe sconfitto gl'Illirî. Del successore Alceta che avrebbe regnato 28 anni (568-540) nulla si sa di preciso. Notizie invece più sicure abbiamo per il suo successore Aminta I (v.). Se è probabile che i vuoti delle tradizioni siano stati colmati mediante combinazioni e false proiezioni, non ci può esser dubbio sull'entità della lista, essendo risaputo che il patronimico era un complemento necessario della designazione personale. Sorge invece la questione come la dinastia si sia chiamata degli Argeadi, quando il primo re sarebbe stato Perdicca; ma questa difficoltà è solo apparente. Riteniamo che non si possa invocare l'analogia della dinastia spartana chiamata degli Agiadi ed Euripontidi, invece di Euristénidi e Proclidi, giacché quivi è evidente la connessione artificiale delle dinastie spartane con i presunti nipoti di Herakles; da quanto poi abbiamo detto sopra si deve escludere che il capostipite sia stato un Argeo; perché il nome di Argeadi presuppone un Argeas. A prima vista calzerebbe l'analogia delle dinastie dei Dinomenidi e dei Lagidi, per le quali sappiamo che né Dinomene fu sovrano di Gela, né Lago sovrano d'Egitto, ma forse sarebbe questa un'analogia illusoria. Argeas molto più probabilmente sarebbe una divinità o l'ipostasi d'una divinità, come Perseo, Herakles, Pelope.
La dinastia degli Argeadi, pur con qualche lotta ed usurpazione tra i membri della stessa dinastia, regnò ininterrottamente sino alla dissoluzione effettiva se non formale, dell'impero fondato da Alessandro, e gli ultimi rappresentanti di essa furono Filippo Arrideo, fratello d'Alessandro per parte di padre, Alessandro, figlio di Rossane, trucidato da Cassandro nel 316 a. C. insieme con Olimpiade, madre del grande Alessandro, ed Eracle, figlio di Alessandro Magno e di Barsine, sollevato al trono da Poliperconte e ucciso da questo stesso l'anno seguente.
Fonti: Erodoto, VIII, 137-139; Tucidide, II, 99; V, 80; Isocrate, Filippo, 32; Strabone, p. 326 segg.; Appiano, Cose siriache, 63; Cose macedoniche, 1. Per Carano, Diodoro, VII, 16, 17; Sincello, p. 262; Giustino, I, 7; Pausania, IX, 40, 8, ecc.
Bibl.: Oltre all'Abel, Makedonien vor König Philipp (1847) e alle opere generali di B. Niese, E. Meyer e G. Beloch, vedi la letteratura citata dal Kärst, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, coll. 688-689, dal Kahrstedt, ibid., X, col. 688; Hoffmann, Die Makedonen, (Gottinga 906), p. 121-129. Per la fine del regno degli Argeadi oltre le note storie ellenistiche del Droysen e del Niese, vedi la più recente, Beloch, Griech. Geschichte, 2ª ed., IV, i, pp. 139-146; ii, p. 243.