ARISTODEMO di Messene
Successe, non senza contrasto, nel regno di Messene a Eufae. In seguito a insuccessi nella loro lotta con Sparta, avendo, secondo la leggenda, i Messeni interrogato l'oracolo delfico, da questo ebbero il responso che bisognava sacrificare una fanciulla della stirpe degli Epitidi. La scelta fu affidata alla sorte, che designò come vittima la figlia di Licino; ma il vate Epebolo impedì il sacrifizio, dicendo che la fanciulla era suppositizia. A. allora sacrificò la propria figlia. Essendo caduto dopo una lotta di tredici anni il re Eufae, fu eletto re Aristodemo (731 a. C., secondo la tradizione), che nel 726 avrebbe riportato una vittoria sui Lacedemoni; ma due anni dopo, in seguito a insuccessi, si tolse la vita sulla tomba della figlia. La morte di Aristodemo avrebbe prodotto lo scoraggiamento tra i Messeni, sicché questi nel ventesimo anno di guerra avrebbero abbandonato Itome. Questa è la leggenda (nota a tutti per la tragedia di Vincenzo Monti), di cui uno scrittore del sec. III, Mirone di Priene, trovava gli elementi nella tradizione che si era formata intorno ai Messeni dopo la costituzione dello stato messenico nel 370 per opera di Epaminonda.
Fonti: Pausania, IV, 7,8,13-26.
Bibl.: G. Busolt, Griech. Geschichte, 2ª ed., Gotha 1893, I, p. 88 segg.; J. Beloch, Griechische Geschichte, 2ª ed., I, Strasburgo 1912-1913, i, p. 206; ii, p. 263; B. Niese, in Hermes, XXVI, pp. 16, 23 segg. e tutti gli altri scritti citati dal Niese, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, col. 921 segg.