Falconi, Armando
Attore cinematografico e teatrale, nato a Roma il 10 luglio 1871 e morto a Milano il 10 settembre 1954. Si affermò nel teatro e nel cinema dando vita con la sua creativa maestria a personaggi rimasti nella storia dello spettacolo.
Figlio dell'attore Pietro e della prima attrice Adelaide Negri, cominciò la carriera teatrale dopo essere stato impiegato e ufficiale. Nel 1897 con la cugina Tina Di Lorenzo, che avrebbe sposato nel 1901, costituì una compagnia, e recitò con la moglie sino al 1920, anno in cui l'attrice abbandonò le scene. Tra il 1913 e il 1919 affrontò l'esperienza del cinema muto in sette film, due dei quali (La mamma bella e La scintilla, entrambi del 1915) diretti da Eleuterio Rodolfi. Guidò poi varie compagnie riscuotendo ampio successo anche in America Latina e recitando fra gli altri con Dora Menichelli Migliari, Paola Borboni, Sarah Ferrati, Evi Maltagliati. Dal 1931 ebbe inizio un secondo periodo cinematografico di F. che, con l'avvento del sonoro e all'apice della carriera teatrale, si lasciò attrarre, al pari di altri grandi attori del palcoscenico, dal nuovo mezzo espressivo. Con Rubacuori (1931) di Guido Brignone, in cui definì il tipo del maturo dongiovanni, del resto già apparso sulle scene, spregiudicato ma simpatico in virtù soprattutto della resa finale di fronte ai diritti della giovinezza, prese l'avvio una serie di film su soggetto soprattutto del figlio Dino che lo videro magnifico interprete, fra l'altro, di due impenitenti aristocratici in Patatrac di Gennaro Righelli, sempre del 1931, e, l'anno successivo, in L'ultima avventura di Mario Camerini. Tre film ricavati da omonime commedie, Re burlone (1935) di Enrico Guazzoni, che esalta nel modo migliore voce e mimica dell'attore grazie alla regia molto curata, Joe il rosso (1936) ed È tornato carnevale (1937) di Raffaello Matarazzo (quest'ultimo meno accattivante rispetto al soggetto originale), segnarono il vertice delle sue prestazioni cinematografiche prima dell'abbandono del teatro.
Dal 1939 al 1943 affrontò una serie di film, diretti spesso in modo disinvolto, tipici prodotti consolatori del tempo di guerra dove, però, esercitò il mestiere da maestro: Il documento (1939) di Camerini; Nascita di Salomè (1940) di Jean Choux; Don Pasquale (1940) di Camillo Mastrocinque; L'elisir d'amore (1941) di Amleto Palermi; I promessi sposi (1941) di Camerini, in cui è uno splendido Don Abbondio; Sancta Maria (1942) di Pier Luigi Faraldo ed Edgar Neville. Ma il film testamento della sua carriera rimane Se non son matti non li vogliamo (1941) di Esodo Pratelli, dalla commedia omonima in dialetto veneto di G. Rocca, con Ruggero Ruggeri e Antonio Gandusio, con i quali costituì un trio di memorabile bravura.Colpito da malattia nel 1943 si ritirò in maniera definitiva da tutte le attività dello spettacolo.
A. Lanocita, Attrici e attori in pigiama, Milano 1926, pp. 113-18; F. Savio, Cinecittà anni Trenta, I, Roma 1979, p. 330; S. Sallusti, Falconi, Armando, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 44° vol., Roma 1994, ad vocem.