PALACIO VALDÉS, Armando
Scrittore, nato nella borgata asturiana di Entralgo (da lui descritta ne La Aldea perdida) il 4 ottobre 1853. Passò l'infanzia ad Avilés (la Nieva di Marta y María), al cospetto dell'irrequieto Golfo di Guascogna, per seguire poi le scuole medie a Oviedo e l'università a Madrid, dove si addottorò in legge nel 1874. Egli è l'ultimo superstite della pleiade che fa capo a Pérez Galdós; ma forse nessuno al pari di lui ha sentito e posseduto l'arte genuina del romanzo: l'arte del raccontare. Dalle serene commoventi pagine dei suoi libri emana una simpatia cordiale e comunicativa, privilegio dello scrittore di razza, grazie specialmente a quella bonaria e pure arguta filosofia della vita che pervade tutta la sua opera.
Esordì in letteratura collaborando, con spigliata vena giornalistica, a Rabagás, Política, El Cronista, Revista Europea, con briosi profili di romanzieri, poeti, oratori, e pubblicando tre volumi di critica letteraria. Nel 1878 scrisse il suo primo romanzo, El señorito Octavio, nel quale è rappresentato il contrasto fra la vita romanzesca e la realtà, e nel 1883 pubblicò Marta y María, adattamento moderno dell'episodio biblico, generalmente considerato il suo capolavoro: ingenua storia di due sorelle, di cui l'una simboleggia l'amore divino, l'altra l'amore umano e l'adattamento alla vita terrena. Seguirono: El idilio de un enfermo (1884); Aguas fuertes (1884), squisiti bozzetti e novelle, ricchi di sottile psicologia e di amabile buonumore; José (1885), delizioso racconto d'un matrimonio contrastato, sullo sfondo della vita marinaresca delle Asturie; Riverita e Maximina (1886-87), che formano un solo romanzo, presumibilmente autobiografico; El cuarto poder (1888), poema eroicomico provinciale; La Hermana San Sulpicio (1889), uno dei suoi romanzi più coloriti e più tipici, che ha per ambiente l'Andalusia calda e luminosa; La espuma (1891), il romanzo dell'alta società madrilena; La Fe (1892), satira della falsa religiosità; El maestrante (1893), storia d'un adulterio fra nobili; El origen del pensamiento (1894), satira della falsa scienza; Los majos de Cádiz (1896), che l'autore giudica il suo migliore romanzo, mentre è stato uno dei meno favoriti dal pubblico; La alegría del Capitán Ribot (1899), storia dell'amore ingenuo, profondo e tenace d'un uomo di mare; La Aldea perdida (1903), elegia bucolica dell'antica pace villereccia, perturbata dalle passioni e dai vizî portati dall'industria; Tristán o el pesimismo (1906), tragedia d'un ipocondriaco volontariamente infelice Papeles del Doctor Angélico (1911) e Años de juventud del Doctor Angélico (1918), note e ricordi autobiografici; La novela de un novelista (1921), commoventi pagine d'infanzia e d'adolescenza; La hija de Natalia (1924); Santa Rogelia (1924); Los Cármenes de Granada (1927), suggestiva vicenda d'amore che ha per sfondo la bella città moresca; A cara o cruz (1929); Testamento literario (1929), confessioni letterarie piene di nobile sincerità; El gobierno de las mujeres (1932), libro in difesa del talento politico della donna; Sinfonía pastoral (1932), romanzo per signorine, tipo Octave Feuillet; Tiempos felices (1933), brillante rievocazione di episodî della giovinezza.
Per il limpido e vivace movimento stilistico, per il fine e delicato umorismo, per quella sua caratteristica tendenza agl'ideali cristiani ed evangelici, per la pienezza della sua saggia e armoniosa esperienza umana, il P. V. ha continuato la forte e lunga tradizione narrativa della Spagna.
Ediz.: Oltre alle varie edizioni di Obras completas, si veda: Páginas escogidas, ordinata dallo stesso autore con interessanti confidenze letterarie, Madrid 1917; Obras escogidas, che comprende 16 libri, con prologo di L. Astrana Maria, Madrid 1933.
Bibl.: González Blanco, Historia de la novela en España, Madrid 1909; H. Peseux-Richard, A. P. V., in Revue hisp., XLII (1918), pp. 305-480; Gómez de Baquero, El Renacimiento de la novela esp. en el siglo XIX, Madrid 1924; A. Gruz Ruead, A. P. V. (estudio biográfico), Parigi 1925; cfr. anche la prefaz. di C. Boselli alla sua traduz. di Marta e Maria, Milano 1928.