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ARMANNINO da Bologna

di Ghino Ghinassi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)
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ARMANNINO da Bologna

Ghino Ghinassi

Figlio di Tommasino di Armannino, notaio e dettatore bolognese autore di una Ars dictandi dal titolo Microcosmus, dovette nascere prima del 1260, se fin dal 1285 lo vediamo comparire come testimone in atti pubblici. Dal 1297 gli è attribuito il titolo di iudex nei documenti che lo riguardano ed è quindi probabile che poco prima (tra il 1295 e il 1297 presumibilmente) compisse il corso degli studi legali. Tra il 1297 e il 1299 dimorò a Viterbo per un periodo di tempo imprecisabile, forse come giudice al seguito di qualche podestà. Dopo essere stato ammogliato con una Antonia, si risposò con Pellegrina di Ruggero Foscardi nel maggio 1299. La sua dimora rimase Bologna (anche se il suo ufficio di giudice poté portarlo temporancamente altrove) almeno fino al 1310, anno nel quale comprava un podere con case e annessi per la somma di 558 libbre di bolognini: il che dimostra che aveva raggiunto una condizione di notevole agiatezza. Dal 1320 lo troviamo a Fabriano, dove giunse come a luogo di riposo dopo "avere sostenuto gravi disagi di lungo tempo" (così si esprime egli stesso nel prologo della Fiorita);qui ebbe l'ufficio di notaro, essendo podestà di quel Comune Tommaso di Albergato de' Chiavelli e giudice Gerolamo Fiorani da Iesi. A Fabriano scrisse la Fiorita terminandola nel 1325 (come attestano quasi concordemente i manoscritti) e dedicandola a Bosone da Gubbio. È ignota la data della sua morte.

La Fiorita, di cui non sono stati ancora editi che singoli brani, ebbe larga diffusione nel Trecento e nel Quattrocento. Essa è una vasta raccolta storico-leggendaria, che va dalla creazione del mondo ai fatti di Tebe, di Troia, d'Enea, fino a un breve accenno alla Tavola Rotonda. Nel prologo l'autore indica le sue fonti nelle opere "de' poeti e di savi parlatori e Josepho Josue Moise Josia Petro li quali furono isponitori della Bibbia, e di Vergilio Istazio Homero e Lucano poeti, e di Terenzio Boezio Orazio Isidoro Cassiodoro profeti e recitatori delle cose latine greche ebraiche ecc." e altrove cita Ovidio e i libri di Ditti e Darete sulle storie di Troia. Spesso allude a passi della Divina Commedia, soprattutto per chiarirne il contenuto. Tutti questi materiali sono organizzati in trentatré "conti" e da ogni "conto" la Fiorita, cioè la Poesia personificata, che spinge l'autore a intraprendere il suo lavoro, trae le conclusioni e gli insegnamenti morali e religiosi. L'opera è redatta in prosa con solo qualche brano in versi.

Bibl.: G. Mazzatinti, La Fiorita di Armannino giudice, in Giornale di Filologia Romanza, III(1881), pp. 1-51; G. Zaccagnini, Per la storia letteraria del Duecento, in Il Libro e la Stampa, VI (1912), pp. 113-160 (a pp. 126 s. si parla di Tommaso di Armannino padre dell'autore della Fiorita);Id., Notizie ed appunti per la storia letteraria del secolo XIV, in Giorn. stor. d. letter. ital.,LXV (1915), pp. 334-339; Id., Poeti e prosatori delle origini. Spigolature d'archivio,in Giornale dantesco, XXVIII(1925), p. 173. Per le parti edite della Fiorita o di suoi rifacimenti: G. Mazzatinti, cit., p. 5; Id., Inventario dei manoscritti italiani delle Biblioteche di Francia, II,Roma, 1887, pp. 11-13; E. Gorra, Testi inediti di storia troiana, Torino 1887; E. Minozzi, Dalla "Fiorita" di Armannino giudice, Padova 1893; P. Savi Lopez, Storie tebane in Italia, Bergamo 1905; A. Medin, Una redazione abruzzese della "Fiorita" di Armannino, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere e arti, LVII, parte 2 (1917-1918), pp. 487-547. Sulla duplice redazione della Fiorita v. E. G. Parodi, I rifacimenti e le traduzioni italiane dell'"Eneide" di Virgilio prima del Rinascimento, in Studi di filologia romanza, II (1887), pp. 101-130; Id., Le storie di Cesare nella letteratura italiana dei primi secoli,ibid., IV (1889), pp. 431-458.

Vedi anche
Publio Ovìdio Nasóne Ovìdio Nasóne, Publio (lat. Publius Ovidius Naso). - Poeta latino (Sulmona 43 a. C. - Tomi, sul Mar Nero, 17 d. C.). Venuto giovanissimo a Roma, vi studiò retorica, ma passò presto alla poesia. Fu a contatto con i maggiori letterati e poeti del suo tempo, come Messalla, Cornelio Gallo, Properzio, Orazio, ... poesia Arte di produrre composizioni verbali in versi, cioè secondo determinate leggi metriche, o secondo altri tipi di restrizione; con una certa approssimazione si può dire che il significato di poesia è individuabile, nell’uso corrente e tradizionale, nella sua contrapposizione a prosa, in quanto i due termini ... Màssimo il Greco Màssimo il Greco (russo Maksim Grek). - Monaco ortodosso e umanista (Arta, Grecia, 1475 circa - Troice-Sergieva Lavra, Kiev, 1556). Dopo aver studiato in Italia, dove ebbe contatti con A. Manuzio e subì l'influenza di G. Savonarola, nel 1507 si fece monaco in un convento del Massimo il Greco Àthos. Qui ... Quinto Oràzio Flacco Oràzio Flacco, Quinto (lat. Quintus Horatius Flaccus). - Poeta latino (Venosa 65 a. C. - Roma 8 a. C.). Nacque da padre libertinus, come egli stesso dice, e fu educato a Roma, dove ebbe come primo maestro Orbilio; compiuti i vent'anni si recò ad Atene, a completare gli studî retorici. Prima o dopo questo ...
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bolognare
bolognare v. tr. (io bológno, ecc.), settentr. – Forma meno com. di sbolognare.
da’
da' da’ prep. – Forma tronca, di uso tosc. o letter., della prep. articolata dai (= da i).
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