armi
Strumenti per difendersi, cacciare, ma anche per offendere e uccidere, le a. hanno accompagnato l’intera vicenda della storia umana. Sembra che le prime a. usate dall’uomo abbiano fatto la loro comparsa circa 70.000 anni fa. La lancia fu la prima a. «costruita»; seguirono l’arco, la fionda, la daga e la mazza. L’introduzione del rame e poi del bronzo permise di produrre a. più resistenti, che furono impiegate così come le nuove a. difensive (elmo e corazza) dai grandi eserciti egiziani. Cambiamenti rilevanti furono l’uso del ferro, da parte degli assiri, che introdussero anche l’ariete, la torre da assedio e la scala portatile, e l’apparizione delle prime navi da guerra, costruite dai persiani. La storia delle a. è strettamente legata alla ricerca scientifica. Nell’antichità gli scienziati e gli ingegneri erano spesso dediti alla costruzione di macchine da guerra, e gli antichi sovrani utilizzavano quanto scoperto dagli uomini di scienza per aumentare la loro potenza militare. Un’accelerazione tecnologica si registrò in età ellenistica, quando furono perfezionate la balestra e la catapulta. Il funzionamento di molte a. si basa sulla produzione di un’elevata energia cinetica, per poter lanciare oggetti di vario tipo sul nemico. Inizialmente ci si servì della forza muscolare umana o dell’uso di leve semplici o di materiali elastici, come nel caso delle catapulte, per poter trasformare in maniera più efficiente l’energia potenziale immagazzinata in movimento. Nel Medioevo apparvero nuove a.: la francesca, inventata dai franchi, era una scure a manico corto da cui si svilupparono l’alabarda, a doppia lama, e l’ascia ricurva a lama tripla, e soprattutto la polvere da sparo, inventata in Cina e introdotta in Europa nel 13° sec., assieme ai mortai, sviluppati dai mongoli. La polvere da sparo, tra il 15° e il 16° sec., trasformò radicalmente lo scenario della guerra; permise di trasformare in maniera estremamente efficace e rapida l’energia chimica in energia cinetica attraverso esplosioni controllate, aumentando quindi la potenza offensiva. L’assedio di Costantinopoli a opera dei saraceni (1453) mise in luce il potere distruttivo dell’ (➔) e da allora la tecnica fu rapidamente imitata da tutti gli eserciti feudali. La comparsa del moschetto rese possibile l’annientamento a distanza di formazioni di fanteria, prima che queste potessero entrare a diretto contatto col nemico. Il mortaio da assedio cominciò a essere rimpiazzato dal cannone da campo, che svolgeva le funzioni di un’autentica artiglieria campale, in quanto colpiva la fanteria avversaria prima che questa potesse ingaggiare un combattimento corpo a corpo. Naturalmente queste a. erano anche in grado di distruggere con estrema facilità formazioni di cavalleria pesante. In seguito, il moschetto fu sostituito dall’archibugio. I conflitti tra Stati nazionali nel 17° sec. favorirono lo sviluppo di nuove a. dotate di un maggiore potere distruttivo e, sotto l’incalzare della tecnologia, l’arte della guerra subì una trasformazione di portata rivoluzionaria: iniziava l’era delle a. moderne. Nel corso del 19° sec. il meccanismo dell’archibugio fu sostituito dalla capsula a percussione. Analoghi perfezionamenti furono applicati alle pistole e ai cannoni: a. da fuoco precise e micidiali furono impiegate nella guerra civile americana (1860-65), quando fece la sua comparsa la moderna cartuccia interamente autonoma, contenente sia la polvere sia il proiettile. A fine Ottocento fu rivoluzionato il settore delle a. navali, che tra il 15° e il 18° sec. aveva registrato progressi di modestissima entità, con l’introduzione del fasciame metallico e del sommergibile. In Libia, durante la guerra turco-italiana del 1911-12, si assisté al primo impiego degli aeroplani in guerra. Da quel momento la tecnologia bellica ebbe uno sviluppo rapidissimo che culminò nella Prima guerra mondiale, che vide tra l’altro l’apparizione della mitragliatrice, dei gas venefici, dei cannoni antiaerei, del carro armato. La scoperta delle leggi che regolano il comportamento degli atomi permise di utilizzare l’energia contenuta in una massa, aprendo la strada, durante la Seconda guerra mondiale, alla realizzazione della bomba atomica. Durante questo conflitto furono impiegati la portaerei, il fucile semiautomatico, il bazooka, gli aerei bombardieri. Dopo la Seconda guerra mondiale lo sviluppo e la diffusione delle a. sono proseguiti. A partire dagli anni Cinquanta si è scatenata, nell’ambito della cosiddetta Guerra fredda, una corsa agli armamenti, che ha arricchito principalmente, ma non solo, gli arsenali delle due superpotenze di allora: Stati Uniti e Unione Sovietica. A partire dal secolo scorso hanno acquistato un grande peso le a. di tipo chimico, bandite definitivamente dalla convenzione di Parigi (1993), ma tuttora conservate in molti depositi, prodotte e anche utilizzate, come è avvenuto per es. nella guerra fra Iran e Iraq (1980-88). Anche le a. batteriologiche sono state messe al bando da una convenzione internazionale (1972) firmata da Londra, Mosca e Washington, tuttavia molti Stati hanno proseguito le ricerche su questo tipo di arma. Negli ultimi decenni si è aggiunto il timore che le a. di tipo NBC (nucleari, biologiche e chimiche) possano essere prodotte non solo da Stati sovrani, ma anche da organizzazioni terroristiche, soprattutto grazie alla diffusione delle conoscenze scientifiche. Attualmente molti Paesi, per quanto privi delle risorse per sostenere un apparato militare di vaste dimensioni, riescono, anche grazie a un mercato non controllato, ad acquistare a. in quantità sufficienti per fare della guerra un aspetto costante della propria esistenza.
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