(fr. Harpagon) Personaggio teatrale, protagonista dell'Avare (1668) di Molière, personificazione dell'avaro integrale, non solo geloso di quello che ha, ma cupido di accrescerlo; la sua stessa sensualità diviene cupidigia di possesso. Il nome harpăgo (-onis) nel senso figurato di "arraffatore" è già in Plauto, e un avaro di nome Arpago si trova nell'Emilia di L. Groto, di cui il Molière si era valso per l'Étoardi.