ARRAS
(lat. Nemetacum, Nemetocenna; fiammingo Atrecht)
Città della Francia settentrionale, capoluogo del dip. del Pas-de-Calais, sulle colline di Baudémont. La città, di origine romana, divenne in seguito sede vescovile. Il primo vescovo conosciuto in modo certo è s. Vedasto, vissuto intorno all'anno 500, ma il vescovado fu riunito a quello di Cambrai dalla metà del sec. 6° fino al 1093. Durante questo periodo il vescovo di Cambrai conservò una residenza nell'antica città romana. Dopo il 1093 la diocesi di A., come quella di Cambrai, venne aggregata alla provincia ecclesiastica di Reims. Nel sec. 7°, fuori dall'antica cinta di mura, fu fondata l'abbazia di Saint-Vaast e intorno a essa si sviluppò la città medievale che, dal sec. 10° alla fine del 12°, dipese dalla contea di Fiandra, prima di tornare alla corona di Francia.A. conobbe grande prosperità dall'inizio del sec. 11°, quando gli abitanti, famosi sia come cambiavalute sia come mercanti, tornarono a far fiorire l'industria della tessitura che ne aveva già assicurato la fortuna nell'Antichità. Lo scabinato, che amministrò la città con diritti limitati durante il sec. 12°, fu riorganizzato agli inizi del 13° dal re di Francia Filippo Augusto e il sistema di elezione venne imitato dalla maggior parte delle città del Nord. Alla fine del sec. 13° A. doveva contare ca. 20.000 abitanti.All'inizio del Trecento, con il declino dell'industria tessile, si sviluppò nella città, forse per impulso della contessa Mahaut d'Artois, una produzione di arazzi divenuta rapidamente celebre. Dopo la guerra dei Cento anni e il conflitto fra il re di Francia e il duca di Borgogna, Luigi XI occupò A. nel 1477, fece radere al suolo le sue mura ed espulse parte della popolazione: ciò provocò il declino irrimediabile anche della produzione degli arazzi.Della città medievale resta soprattutto - restaurato con intelligenza dopo le distruzioni della prima guerra mondiale - un insieme maestoso costituito dal beffroi, dal palazzo comunale, dalla Petite-Place, dalla Grand-Place e dalla rue de la Taillerie che le collega tra loro e ospitava il mercato dei tessuti, fra le due piazze.La chiesa dell'abbazia di Saint-Vaast, distrutta nel sec. 9° dai Normanni, fu ricostruita e consacrata il 18 marzo del 1032, quindi sostituita da una chiesa gotica iniziata nel 1259 e consacrata il 21 febbraio 1295. La chiesa attuale, divenuta cattedrale nel secolo scorso, è il risultato di un totale rifacimento verificatosi nel sec. 18° ed esteso anche agli edifici del monastero.L'antica cattedrale di Notre-Dame fu demolita fra il 1798 e il 1805. Alcuni documenti, oltreché il modello della città realizzato nel 1718, ne permettono tuttavia una parziale ricostruzione ideale. Il cartulario testimonia una traslazione di reliquie nel 1160 e di conseguenza si suppone, in genere, che sia quello il momento in cui si iniziò a erigere il presbiterio sopra la cripta, costruita per arginare la pendenza del terreno. Le inumazioni di Isabella di Vermandois (1182) e del vescovo Frumand (1183), entrambe nel coro, inducono a ritenere che la fabbrica fosse allora molto avanzata. Il transetto fu edificato subito dopo e doveva essere concluso verso il 1200, mentre la navata venne innalzata più lentamente, nel corso del sec. 13°, e le volte furono iniziate solo alla fine del 14° secolo. Il capocroce e il transetto, molto aggettante, rappresentavano uno dei maggiori monumenti degli inizi dell'arte gotica nel Nord della Francia. Il presbiterio si componeva di un coro e di un'abside circondati da navate laterali e deambulatorio. Le navate laterali si prolungavano tutt'intorno ai bracci del transetto, inglobandone le testate interne. Cappelle rettangolari sorgevano a E e a O di ciascun braccio delle navatelle laterali al coro, munite di un secondo piano a livello dei matronei. L'alzato comportava di fatto quattro livelli: arcate, matronei, triforio, finestre. I sostegni delle grandi arcate, molto slanciati, nell'abside erano costituiti da sottili colonne binate in pietra nera di Tournai; per il resto due coppie di colonne binate si alternavano a pilastri secondo un ritmo A-B-B-A. Nel presbiterio non vi era che un'unica finestra per campata, inquadrata da una doppia arcata; nel transetto le finestre erano riunite in gruppi di tre. Sulle alte navate le strette volte, rettangolari per il lungo, non erano in rapporto con l'alternarsi dei supporti, tanto che Héliot (1953), in accordo con la maggior parte degli studiosi, suppose che almeno due maestri avessero diretto i lavori nel corso del 12° secolo. All'esterno i matronei erano ornati di timpani e presentavano un tetto a due spioventi per ogni campata.Della cattedrale (collegabile a esempi sussistenti in Inghilterra e nella valle dell'Escaut, oltre che nella Francia settentrionale, quali le cattedrali di Cambrai, di Noyon, di Laon e la chiesa di Saint-Remi a Reims) rimangono oggi solo alcuni capitelli, conservati nel Mus. d'Arras.Sono da ricordare vari preziosi reliquiari. Nel tesoro dell'attuale cattedrale di A. si trova il reliquiario della Sainte-Chandelle (sec. 13°; restaurato nel sec. 19°), che un tempo si trovava nel Petit Marché. Nel convento delle Agostiniane se ne conserva un altro del sec. 13°, quello della Santa Spina, in argento dorato e cristallo di rocca. Alcuni di questi reliquiari erano di origine parigina ma si ricordano orafi anche ad Arras. Lestocquoy (1973), in particolare, ha dimostrato che lavorava in A., nel sec. 13°, Colart de Douai, uno degli autori della cassa di S. Gertrude conservata a Nivelles, nella chiesa dedicata alla santa. Anche una statua-reliquiario di S. Nicola, in argento, conservata nella chiesa di Avesnes-le-Comte, reca un punzone di A. del 15° secolo.Nella città furono attivi sicuramente anche scultori in legno. In un trittico dipinto degli inizi del sec. 16°, conservato nel tesoro della cattedrale e rappresentante il Miracolo della SainteChandelle, è raffigurato l'altare maggiore della cattedrale, attorno al quale sono posti sei angeli scolpiti in legno, su colonnette. Lestocquoy (1973) ha identificato queste statue con gli splendidi angeli sorridenti del sec. 13° di Sandémont, di Humbert (oggi a New York, Metropolitan Mus. of Art) e della Coll. Sachs del Louvre.
Bibl.: E. Lecesne, Histoire d'Arras depuis les temps les plus reculés jusqu'an 1789, 2 voll., Arras 1880; P. Paquet, H. Huignard, Arras, CAF 99, 1936, pp. 170-186; J. Lestocquoy, L'ancienne cathédrale d'Arras, RBAHA 9, 1939, pp. 97-107; id., Deux mille ans d'histoire, Arras au temps jadis, 3 voll., Arras 1943-1946; P. Héliot, Les anciennes cathédrales d'Arras, Bulletin de la Commission royale des monuments et des sites 4, 1953, pp. 7-109; Les Trésors des églises de France, cat., Paris 1965, nrr. 32-40; H. Gruy, Histoire d'Arras, Doullens 1967; J. Lestocquoy, L'art de l'Artois, études sur la tapisserie, la sculpture, l'orfèvrerie, la peinture, Mémoires de la Commission départementale des Monuments Historiques du Pas-de-Calais 15, 1973; Chefs-d'oeuvre de la tapisserie du XIVe au XVIe siècle, cat., Paris 1973, nrr. 5-6; J. Lestocquoy, Deux siècles d'histoire de la tapisserie (1300-1500), Mémoires de la Commission départementale des Monuments Historiques du Pas-de-Calais 19, 1978; F. Joubert, La tapisserie au XIVe siècle, in Les fastes du Gothique. Le siècle de Charles V, cat., Paris 1981, nr. 336, pp. 388-393.A. Prache
L'importanza di A. per la produzione di arazzi (v.), soprattutto nei secc. 14° e 15°, fu notevole, come dimostra del resto l'etimologia del termine italiano 'arazzo', derivante proprio dal nome della città.Attivo nella tessitura di arazzi probabilmente già nel sec. 13°, il centro si distinse, nel secolo successivo, in particolare nella lavorazione di panni ad alto liccio; ad A., comunque, almeno intorno al 1430, è documentato anche l'uso del basso liccio (Salet, 1988, p. 221). Impulso determinante per la diffusione di questo genere di manufatti, ed evidentemente delle stesse manifatture, fu dato, all'inizio del Trecento, dalla contessa Mahaut d'Artois (1302-1329) che fu committente di numerose serie di arazzi, a Parigi come ad Arras. Così, già dal 1313 l'espressione haute lice compare ad A. usata nel linguaggio corrente di un documento di quietanza, cosa che invece in quella data non si riscontra a Parigi (Souchal, 1965, p. 76). Ora, sia che per haute lice si intendesse la tessitura di arazzi su telaio verticale sia che si volesse indicare, come recentemente proposto (Salet, 1988, p. 217), genericamente una particolare finezza di lavorazione, si può ragionevolmente dedurre che A., all'epoca del documento, fosse padrona di una tecnica arazziera più avanzata rispetto a Parigi, dove la penetrazione dell'alto liccio fu più lenta e, probabilmente, conseguente all'allontanamento da A. di molti cittadini, tra cui di certo numerosi artigiani, per gli avvenimenti del 1285.Forte della sua posizione geografica, anche se spesso travolta dalle vicende politiche (come durante l'occupazione inglese, nel 1418, durante la guerra dei Cento anni), Parigi ebbe comunque spesso un ruolo di intermediazione commerciale tra la committenza e i centri di produzione, primo dei quali A., il che fece sì che non si creassero tra le due città rivalità eccessive, ma che si instaurasse piuttosto un rapporto di interscambio e collaborazione. Perfino la tessitura di uno dei capolavori dell'arte arazziera, l'Apocalisse di Angers (Angers, Château, Mus. des Tapisseries, Gal. de l'Apocalypse), approntata tra il 1373 e il 1380 per Luigi d'Angiò, fu eseguita a Parigi, ma probabilmente nell'atelier di un arazziere di A., Robert Poinçon. Del resto, era risaputo che nel centro dell'Artois si tesseva con materiali di qualità superiore - fil o fillé fin d'Arras, era sinonimo del migliore filato - oltre che con un supporto tecnico capace di risultati eccellenti.Un ruolo importante nello sviluppo e diffusione della produzione arazziera di A. fu esercitato dal mecenatismo dei duchi di Borgogna, soprattutto a partire dal 1384, quando Filippo l'Ardito, avendo sposato due anni prima Margherita di Fiandra, figlia del conte Luigi II di Mâle, ereditò dal suocero l'Artois. Per Filippo l'Ardito furono tessuti, tra i tanti, i perduti panni "de hautelice de l'ystoire de la bataille de Rosebeke" (Dehaisnes, 1886, II, p. 639), di Michel Bernard di A., e della Battaglia di Trento; inoltre per eseguire arazzi con le sue armi, Jehan Cosset, "tappisier et bourgeois d'Arras" (Dehaisnes, 1886, II, p. 738), si associò nel 1396-1397 al parigino Pierre de Beaumetz. Per Toussaint Prier, canonico di Tournai e antico elemosiniere di Filippo l'Ardito, Pierrot Féré eseguì invece i celeberrimi pezzi con le Storie dei ss. Piato ed Eleuterio (Tournai, Trésor de la Cathédrale Notre-Dame), terminati nel 1402. Anche dopo il disastro di Nicopoli (1396), l'attività arazziera di A. procedeva dunque senza troppo risentire delle alterne vicende politiche; anzi fu proprio grazie a una serie di arazzi ad alto liccio di A. che Filippo poté riscattare uno dei suoi figli, tenuto prigioniero dal sultano Beyazit I, che dichiarò agli ambasciatori del duca di essere un estimatore dei bei panni di A. (Chefs-d'oeuvre, 1973, p. 18).Prospera e felicemente attiva nella tessitura di arazzi A. si mantenne particolarmente nella prima metà del sec. 15°, quando, dopo la morte di Filippo l'Ardito nel 1405, l'Artois fu formalmente annesso al ducato di Borgogna. Esempi di questo felice momento sono gli arazzi di soggetto cortese, come quelli rappresentanti un signore e la sua dama seduti in un boschetto (New York, Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters), un altro di analoga iconografia e una dama con il falcone (New York, Metropolitan Mus. of Art), tutti tessuti verso il 1420-1430.Il declino della produzione di A. fu determinato dalla sconfitta del duca Carlo il Temerario a Grandson nel 1476 e dal successivo saccheggio di A. voluto da Luigi XI di Francia nel 1477. Economicamente devastata, la città fu abbandonata dalle sue migliori maestranze, che si spostarono in altri centri più prosperi e tranquilli, in Francia, nei Paesi Bassi, come pure in Italia, impiantando nuove manifatture e contribuendo alla nascita di nuove tradizioni arazziere. In seguito, la produzione di arazzi di A., pur numericamente rilevante, non si distinse più per quella colta e originale scelta di temi e per la perfezione tecnica che ne avevano decretato la fortuna per oltre un secolo e mezzo, ma rientrò piuttosto nel genere della produzione corrente destinata soprattutto all'esportazione.Oltre agli esempi citati, tra gli arazzi attribuiti ai telai di A. sono da ricordare il panno con Storie di Jourdan de Blaye del Mus. Civ. di Padova, databile alla fine del sec. 14°, che presenta analogie tecniche e stilistiche con le Storie dei ss. Piato ed Eleuterio, mentre forse già al secolo successivo è ascrivibile l'Offerta del cuore del Mus. des Arts Décoratifs di Parigi; non oltre il terzo decennio del sec. 15° è invece databile l'Annunciazione di New York (Metropolitan Mus. of Art).Per altri arazzi del sec. 15° non è sempre agevole distinguere con certezza il luogo di produzione; oltre infatti agli spostamenti degli artigiani, bisogna considerare la comune appartenenza di A. e di Tournai alla corona dei duchi di Borgogna, che determinò una sorta di koinè stilistica nella produzione arazziera dei due centri e che, dopo il declino di A., vide Tournai assurgere a un indiscusso primato. Significativi esempi di questo linguaggio comune sono tra gli altri il panno con la Crocifissione di s. Pietro (Beauvais, Trésor de la Cathédrale) del 1460 ca.; quello con un gruppo di cavalieri (Baltimora, Walters Art Gall.) e quello con Carlo Magno di Digione (Mus. des Beaux-Arts), questi ultimi della metà del sec. 15° o poco oltre.
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