SIMINTENDI, Arrigo
– Nacque a Prato forse da Simintendi di ser Neri della famiglia magnatizia dei Pipini (I primi V libri delle Metamorfosi, 1846, p. XXI); ignoto invece il nome della madre.
Il padre fu priore per la porta di Capodiponte nel bimestre luglio-agosto del 1329 (Archivio di Stato di Prato, Comunale, 75, c. 29r) e l’anno seguente risulta implicato, il 30 gennaio, in una controversia contro un Cecco di Lippo ferraiolo (Archivio di Stato di Firenze, Mercanzia, Atti in cause ordinarie, 1050, c. 51r, già censito in Opere di Cesare Guasti, 1898, p. 23 nota 1), mentre il 10 maggio è registrato in un elenco di residenti della parte guelfa in Prato (Archivio di Stato di Prato, Comunale, 75, c. 64v).
Sconosciuta allo stato attuale delle ricerche è la sua data di nascita, così come difettano notizie sulla sua giovinezza e sulla sua formazione. Gli unici documenti noti che lo interessano direttamente risalgono all’aprile del 1345: in essi è citato come notaio e procuratore dei fratelli Bonaccorso, Ottone e Simone Frescobaldi nella lunga vertenza intentata dai tre, eredi del fratello Amerigo, contro il Comune di San Gimignano per recuperare un cospicuo credito vantato dal defunto (Archivio di Stato di Firenze, Mercanzia, Atti in cause ordinarie, 1092, cc. 12r-14v, 2 aprile 1345; c. 17rv, 4 aprile; cc. 33v-34r, 8 aprile; c. 64r, 16 aprile).
Tali atti assicurano da un lato che Simintendi si trasferì, almeno per un periodo, a Firenze, dove venne in contatto si direbbe non occasionale con la famiglia Frescobaldi, e dall’altro che svolse la professione di notaio, come peraltro ricavabile anche dal titolo di «ser» costantemente riservatogli dalle rubriche del mannello di codici che gli assegnano il volgarizzamento delle Metamorfosi ovidiane, tra i quali spicca l’autorevole e antico (prima metà del XIV secolo) codice Mannelli 1 della Biblioteca Medicea Laurenziana («ser Arigho Simintendi da Prato», c. 1r).
Il suo nome non compare invece tra le matricole dello Statuto dell’arte dei notai di Prato del 1332 né nelle successive integrazioni, a probabile testimonianza del fatto che Arrigo non esercitò mai la professione entro il territorio pratese, forse anche a causa del precoce trasferimento a Firenze di cui si è detto (d’altronde la città fiorentina mostrava una forte influenza sotto il rispetto sia culturale sia politico già prima della definitiva e pacifica annessione di Prato del 1351).
Come anticipato, Simintendi fu autore di un fortunatissimo volgarizzamento in prosa del cosiddetto Ovidio maggiore (ossia le Metamorfosi), tradito da ben ventiquattro manoscritti tre-quattrocenteschi, sei dei quali con esplicita attribuzione al notaio pratese (censimento da ultimo in Ovidio, Heroides. Volgarizzamento fiorentino..., 2009, pp. 41-43). La traduzione, che naturalmente non contiene alcun riferimento utile alla biografia di Simintendi, è senz’altro da collocare in anni anteriori al 1334, dal momento che il testo è più volte utilizzato come fonte entro la prima redazione dell’Ottimo Commento, che la critica più recente assegna con un buon margine di sicurezza a quella data.
Massimo Zaggia, ritenendo che non siano ancora del tutto risolte le questioni inerenti alla figura dell’Ottimo, afferma invece che «incerta rimane la datazione del volgarizzamento», al punto che per l’opera di Simintendi sarebbe opportuno «attenersi [...] a una collocazione prudenziale attorno al quarto o quinto decennio del Trecento» (ibid., p. 43). L’ipotesi di una così tarda sistemazione cronologica del volgarizzamento sembra però contraddetta dalla datazione pressoché certa almeno della prima redazione del commento all’Inferno, cantica in cui peraltro si trova un buon numero di citazioni dall’Ovidio volgare: in almeno due chiose (Inferno XIII, 144 e XIX, 115), infatti, l’ignoto commentatore dantesco conferma esplicitamente il 1334 quale anno di stesura della propria opera.
Il volgarizzamento delle Metamorfosi, ancora privo di un’edizione affidabile (tale non si può dire quella di Basi-Guasti, 1846-1850), si tiene molto fedele al testo ovidiano, rispettandone la densità espressiva e l’elegante brevitas, e proponendo al contempo un modello di prosa ricercata, spesso ricalcata sul latino, specie sotto l’aspetto sintattico, in modo da risultare un documento particolarmente interessante nell’ambito del volgare di traduzione trecentesco (Marchesi, 1908, 1978, pp. 566 s.; Volgarizzamenti del Due e Trecento, a cura di C. Segre, 1953, pp. 39-42; Pelo, 1982-1987; Guthmüller, 1997, pp. 74 s.; Ovidio, Heroides. Volgarizzamento fiorentino..., 2009, p. 44).
A Simintendi è stato assegnato anche il volgarizzamento toscano (difficile dire se più propriamente fiorentino con venature occidentali o pratese) della Farsaglia di Lucano, tradito adespoto dal solo codice Riccardiano 1548, del quarto o quinto decennio del XIV secolo.
L’attribuzione fu comunicata per la prima volta da Gianfranco Contini in una riunione seminariale del 1969 (vi fece cenno poi in Contini, 1970, p. 700), secondo quanto ricordava Francisco Del Pino (1978, p. 330 nota): lo stesso Del Pino prometteva l’edizione dell’opera, che non vide però la luce a causa della sua prematura scomparsa.
In assenza di prove esterne, l’assegnazione dell’opera ad Arrigo si fonda sostanzialmente solo sui dati linguistici offerti dal Riccardiano 1548, che in effetti non ostano a una localizzazione pratese, e sul fatto – certo notevole, ma non decisivo – che il testimone appartenne a Berto di Simone dei Frescobaldi (stando alla nota di possesso datata 1361 leggibile a c. 122v), famiglia con la quale Simintendi fu in rapporto (proprio Simone è uno dei tre fratelli citati nei documenti dell’aprile del 1345).
Forte incertezza sulla paternità dell’opera rimane pertanto negli studi anche recenti, da ultimo nelle due edizioni critiche della Farsaglia volgare uscite a breve distanza di tempo: se Laura Allegri (Volgarizzamento pratese..., 2008) è propensa a ritenere «almeno plausibile l’ipotesi dell’attribuzione del volgarizzamento a ser Arrigo Simintendi» (p. XXV), al contrario Maria Carla Marinoni pare metterla decisamente più in dubbio, anche a seguito di un’articolata expertise stilistica comparativa tra le traduzioni della Farsaglia e delle Metamorfosi (Lucano, Pharsalia. Volgarizzamento toscano trecentesco, 2011, pp. 38-46).
La data di morte di Arrigo si può collocare tra il 1345, anno in cui egli era attivo a Firenze in qualità di procuratore per i Frescobaldi, e il 1356, quando risulta già deceduto in un documento estimale relativo ai figli Simintendi e Oddo, entrambi allora residenti a Prato in porta Gualdimare (Archivio di Stato di Firenze, Estimo, 282, c. 100r: «Semintendj, Oddo oli[m] s[er] Arighj», a suo tempo segnalato in Ser Lapo Mazzei, 1880, p. LIV nota 4).
Il figlio Simintendi, morto prima del 1394, fu probabilmente a sua volta notaio, essendogli talvolta attribuito nei documenti di estimo il titolo di «ser», benché anch’egli – come il padre – non risulti iscritto all’arte (Bettarini, 2013, p. 186); nel 1383, all’età di 41 anni, era padre di Lorenza, Domenica, Mattea, Gimignano e Arrigo (Archivio di Stato di Firenze, Estimo, 217, c. 355r): quest’ultimo testò il 13 novembre 1405, lasciando come erede universale dei suoi beni la madre Simona (Archivio di Stato di Firenze, Archivio Diplomatico, Opera del Cingolo di Prato).
Edizioni. I primi V libri delle Metamorfosi d’Ovidio volgarizzate da ser Arrigo Simintendi da Prato, a cura di C. Basi - C. Guasti, Prato 1846; Saggio d’un volgarizzamento inedito delle Metamorfosi d’Ovidio fatto nel buon secolo della lingua, a cura di F. Zambrini, Faenza 1846; Cinque altri libri delle Metamorfosi d’Ovidio volgarizzate da ser Arrigo Simintendi da Prato, a cura di C. Basi - C. Guasti, Prato 1848; Supplemento ai primi dieci libri dell’Ovidio Maggiore, a cura di C. Basi - C. Guasti, Prato 1848; Gli ultimi cinque libri delle Metamorfosi d’Ovidio volgarizzate da ser Arrigo Simintendi da Prato, a cura di C. Basi - C. Guasti, Prato 1850; Supplemento agli ultimi cinque libri dell’Ovidio Maggiore, a cura di C. Basi - C. Guasti, Prato 1850; Volgarizzamenti del Due e Trecento, a cura di C. Segre, Torino 1953, pp. 515-564; Volgarizzamento pratese della “Farsaglia” di Lucano, a cura di L. Allegri, Firenze 2008; Lucano, Pharsalia. Volgarizzamento toscano trecentesco, a cura di M.C. Marinoni, Firenze 2011.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Archivio Diplomatico Opera del Cingolo di Prato, Atti in cause ordinarie, 1050, c. 51r, 1092, cc. 12r-14v, 17rv, 33v-34r, 64r; Estimo, 217, c. 355r, 282, c. 100r; Archivio di Stato di Prato, Comunale, 75, cc. 29r, 64v.
F. Frediani, Spoglio all’Ovidio Maggiore, Prato 1852; Ser Lapo Mazzei. Lettere di un notaro a un mercante del secolo XIV con altre lettere e documenti, a cura di C. Guasti, I, Firenze 1880, p. LIV; Opere di Cesare Guasti. Letteratura, storia, critica, parte I, Prato 1898, pp. 18-36 (riproposizione delle prefazioni dell’edizione del 1846-1850, ma con note inedite); C. Marchesi, Volgarizzamenti ovidiani nel secolo decimoquarto (1908), in Id., Scritti minori di filologia e di letteratura, Firenze 1978, II, pp. 563-573; G. Contini, Letteratura italiana delle origini, Firenze 1970, p. 700; F. Del Pino, «Poi volan più a fretta e vanno in filo» (Purg. XXIV 66), in Testi e interpretazioni. Studi del Seminario di filologia romanza dell’Università di Firenze, Milano-Napoli 1978, pp. 327-336; B. Guthmüller, Ovidio metamorphoseos vulgare. Formen und Funktionen der volkssprachlichen Wiedergabe klassischer Dichtung in der italienischen Renaissance, Boppard am Rhein 1981, pp. 104-108, 263-271; A. Pelo, Articolazione e connessione delle frasi dal latino al volgare: le “Metamorfosi” di Arrigo Simintendi, in Helikon, XXII-XXVII (1982-1987), pp. 395-435; B. Guthmüller, Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Roma 1997, pp. 73-75; R. Nanni, Ovidio Metamorfoseos, in Letteratura italiana antica. Rivista annuale di testi e studi, III (2002), pp. 375-402; E. Ardissino, Narrare i miti in volgare. Le “Metamorfosi” tra A. S. da Prato e Giovanni di Bonsignori da Città di Castello, in Le “Metamorfosi” di Ovidio nella letteratura tra Medioevo e Rinascimento, a cura di G.M. Anselmi - M. Guerra, Bologna 2006, pp. 55-74; Ovidio, Heroides. Volgarizzamento fiorentino trecentesco di Filippo Ceffi, I, Introduzione, testo secondo l’autografo e glossario, a cura di M. Zaggia, Firenze 2009, pp. 40-44; F. Bettarini, Notai pratesi (1351-1430). Schede biografiche, in Archivio storico pratese, 2013, vol. 89, pp. 79-198; G. Frosini, Volgarizzamenti, in Storia dell’italiano scritto, II, Prosa letteraria, a cura di G. Antonelli - M. Motolese - L. Tomasin, Roma 2014, p. 44.