ARSAGO SEPRIO
Piccolo centro collinare in prov. di Varese, a S del lago Maggiore e a km. 2,5 ca. a E di Somma Lombardo. Il nome Arsago, citato in un atto del 976 (Rota, 1931) come Arciaco e successivamente anche Arziacum, Artiagum e Arsagum, deriva dall'aggettivo lat. artiacus, da artum 'luogo angusto'; Seprium viene invece da Sibrium, termine che discende forse dal nome dei Galli Insubri. A. fu un pagus romano, come testimonia la necropoli dei secc. 1° a.C.-1° d.C., e centro religioso pagano (CIL, V,2, 1877, nr. 5535).La primitiva chiesa di S. Vittore probabilmente risale al sec. 5° o ai primi decenni del 6° e sarebbe una delle più antiche chiese plebane della diocesi ambrosiana, capoluogo di un grande distretto frazionato in seguito alla privatizzazione delle chiese (Palestra, 1963; Sironi, 1964-1965; Vigotti, 1974). Una necropoli longobarda con sepolture 'a fila' del sec. 7° è stata rinvenuta nel 1972 (Visite pastorali alle pievi milanesi) e i suoi reperti sono conservati nel Civ. Mus. Archeologico. Nei secc. 9° e 10° A. fu feudo di una famiglia locale, come attesta la lapide datata all'893 che commemora il giovane Arnolfo (Giulini, 1760; Vigotti, 1974); alla stessa casata appartennero (Savio, 1913) i due arcivescovi milanesi Arnolfo I (970-974) e Arnolfo II (998-1018). All'ordinamento ecclesiastico plebano (Gli atti privati milanesi e comaschi del sec. XI) seguì tra i secc. 11° e 12° la costituzione del collegio canonicale presso S. Vittore (Notitia cleri mediolanensis de anno 1398). Durante l'età comunale fu compreso nel Comitato del Seprio, poi, come parte del feudo di Somma, nel 1129 divenne proprietà di Guido Visconti, alla famiglia del quale, attraverso rami collaterali, appartenne fino al 1751.I resti della torre quadrangolare sulla collina al centro dell'abitato sembrerebbero appartenere al castello visconteo del sec. 14°; accanto sorge il palazzo-residenza dei Visconti d'Arsago, più volte restaurato. Al margine occidentale di A., in una piazza, sorgono isolati la chiesa di S. Vittore e il battistero di S. Giovanni. La chiesa (Porter, 1916; Roveda, 1962; Chierici, 1978; La Lombardia, 1984), dall'impianto basilicale a tre navate e tre absidi, è il rifacimento dell'antica pieve paleocristiana, di cui permangono frammenti lapidei inglobati nei muri absidali. Esili colonne, coronate da capitelli romani di reimpiego o di imitazione corinzia, alternate a massicci pilastri quadrangolari, sorreggono il tetto a capriate lignee. Le pareti delle navate laterali e dell'alto cleristorio, a corsi di pietre irregolari, sono interrotte da strette monofore centinate e concluse da cornici continue ad archetti pensili e a denti di sega; il portale originario, di cui restano tracce della ghiera, è stato sostituito da uno barocco nel 1759. Nelle campagne di restauro della fine del sec. 19° e del 1934 sono state tolte le sovrastrutture posteriori alla fase romanica, ricostruiti le cornici ad archetti, i semicatini absidali e alcune finestre, intonacate le pareti interne; le aperture dell'area absidale sono state inoltre riportate alle proporzioni originarie durante i lavori del 1958 (Degani, 1958). Il campanile quadrangolare, addossato al fianco nord, è spartito in tre piani illuminati da oculi, serrati da larghe lesene angolari e segnati da cornici a denti di sega e da cinque archetti pensili; la cella campanaria, con una bassa bifora per lato, è stata murata nel 1872. Tale esempio rientra nella tipologia dei campanili di ascendenza milanese eretti nei primi decenni del sec. 12°, tra i quali sono da annoverare quelli di Ganna, Luvinate e Arcisate: ciò confermerebbe l'ipotesi di datazione di S. Vittore al 1120 ca., proposta da Porter (1916), in base all'analogia di pianta e di forma con S. Giovanni in Valle e S. Pietro in Castello a Verona, edifici del sec. 12° (Finocchi, 1966b; Chierici, 1978).Il battistero ottagonale vicino alla facciata della chiesa, ma non completamente in asse con quest'ultima, si articola su due piani ed è costruito con blocchi squadrati di pietra, sovrapposti in corsi orizzontali. Sul tetto in pietra si imposta un tamburo a sedici lati alleggeriti da altrettante grandi arcatelle cieche, in cui s'aprono oculi, finestre a croce e monofore ad arco; un tetto conico, attorno al quale è ripresa la cornice ad archetti pensili, ingloba la cupola interna. Due porte strombate s'aprono a N e a S. Nell'interno, di tradizione lombarda (Chierici, 1978), è mantenuta la pianta ottagonale, ma negli spessi muri sono ricavate, al piano terreno, sette grandi nicchie trapezoidali irregolari e, a E, una nicchia curvilinea per la collocazione dell'altare (Campana, 1784). Al centro è posta una vasca ottagonale con due gradini. Le arcate a tutto sesto delle nicchie sono inquadrate da semicolonne angolari su cui s'impostano colonnine di dimensioni ridotte, munite di rozzi capitellini zoomorfi e fitomorfi a sostegno della cornice di restauro ad archetti in cotto della galleria superiore; a questa si accede attraverso due scalette ricavate ai lati degli ingressi. Il matroneo si apre sul vano centrale con arcate, ampie quanto quelle inferiori e di poco più basse, che poggiano su colonnine con capitelli a cubo scantonato e pulvini. Il matroneo è coperto da volte a crociera trapezoidali quasi cupolate (Porter, 1916); nel muro orientale è ricavata una piccola nicchia. Sopra le arcate superiori è impostato, per mezzo di pennacchi a gradini, il tamburo a sedici lati su cui gravita la cupola, di base quasi circolare. Di derivazione ambrosiana sia per la planimetria sia per la soluzione dell'alzato e confrontabile con i tre battisteri paleocristiani milanesi (Roveda, 1962; Coppadoro, 1965; De Angelis d'Ossat, 1969; Mirabella Roberti, 1974), la costruzione è generalmente ritenuta della prima metà del sec. 12° (Porter, 1916; Reggiori, 1935; Coppadoro, 1965; Perogalli 1974; Chierici, 1978) e probabilmente costruita dalle stesse maestranze che avevano eretto la basilica (Finocchi, 1966a), entrambi gli edifici essendo caratterizzati da potenti e compatte volumetrie e da muratura piena e a vista.Fuori dell'abitato è il piccolo oratorio dei Ss. Cosma e Damiano, ad aula unica absidata, piuttosto rimaneggiata: risultano rifatte porta e aperture della facciata intonacata, murate le aperture originali a doppio strombo nel lato meridionale e nell'abside. Quest'ultima - la parte meglio conservata dell'edificio - presenta due lesene alle estremità, sulle quali poggia la cornice ad archetti che corre intorno a lunette. La muratura in pietre rozzamente squadrate non indica una datazione alta; probabilmente l'oratorio è stato eretto nel sec. 12° da maestranze locali sul modello del S. Vittore, di cui riprende la tecnica edilizia, le finestre dell'abside minore e il fregio di archetti in pietra e laterizio (Finocchi, 1966a).
Bibl.:
Fonti. - CIL, V, 2, 1877, nrr. 5533-5542; Gli atti privati milanesi e comaschi del sec. XI, a cura di C. Manaresi, C. Santoro, II, (a. 1026-1050), Milano 1960, doc. 340; Notitia cleri mediolanensis de anno 1398, a cura di M. Magistretti, Archivio Storico Lombardo, s. III, 27, 1900, 2, pp. 9-57, 257-304; G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e della campagna di Milano ne' secoli bassi, Milano 1760, II, pp. 27-29; F. Campana, Monumenta Somae locorumque circumjacentium, Milano 1784; Visite pastorali alle pievi milanesi (1423-1856), a cura di A. Palestra, I (Monumenta Italiae Ecclesiastica, Visitationes, 2), Firenze 1977, p. 178 ss.
Letteratura critica. - F. De Dartein, Etude sur l'architecture lombarde et sur les origines de l'architecture romano-byzantine, I, Paris 1865, pp. 395-398; P.F. Fontana, Illustrazione del Battistero di Arsago Lombardo, Milano 1876; R. Cattaneo, L'architecture en Italie du VIe au XIe siècle, Venezia 1891, p. 223; G. Moretti, La conservazione dei monumenti della Lombardia, Milano 1908, pp. 140-143; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300. La Lombardia, Milano-Firenze 1913; U. Monneret de Villard, Note di archeologia lombarda, Archivio Storico Lombardo, s.V, 41, 1914, pp. 5-70:31; A.K. Porter, Lombard Architecture, II, New Haven-London-Oxford 1916, pp. 67-70; A. Bellini, Le antichità di Arsago, Archivio Storico Lombardo, s.V, 48, 1921, pp. 1-38; C.M. Rota, Origine e significato dei nomi di Arsago, Mezzana, Somma e Sesto Calende, Rassegna Gallaratese di Storia e d'Arte 2, 1931, p. 38; M. Bertolone, I restauri del battistero e della basilica di Arsago, ivi, 5, 1934, pp. 13-22; F. Reggiori, Dieci battisteri lombardi minori dal sec. V al sec. XII (I monumenti italiani, s. I, 4), Roma 1935; A. Passerini, Il territorio insubre nell'età romana, in Storia di Milano, I, Milano 1953, pp. 113-214:129, 185, 208-209; E. Arslan, L'architettura romanica milanese, ivi, III, Milano 1954, pp. 397-521:496; A. Degani, Restauro. Arsago Seprio: chiesa parrocchiale di S. Vittore e Battistero, Arte Lombarda 3, 1958, p. 127; C. Perogalli, Contributo alla documentazione sui battisteri medioevali lombardi e piemontesi, "Atti del X Congresso di Storia dell'Architettura, Torino 1957", Roma 1959, pp. 267-275:273-274; C. Villa, Il battistero di Arsago, Architettura 5, 1959, 47, pp. 346-349; G. Crestani, Arsago Seprio, Arsago Seprio 1960; A. Palestra, Il culto dei santi come fonte per la storia delle chiese rurali, Archivio Storico Lombardo, s. VIII, 87, 1960, pp. 74-88; G.P. Bognetti, Castelseprio e altre glorie varesine, Milano 1961, pp. 11-12; D. Olivieri, Dizionario di toponomastica lombarda, Milano 19612; P. Roveda, Il Battistero di Arsago, Diocesi di Milano 3, 1962, 1, pp. 32-35; P.G. Sironi, Sulla via romana Mediolanum-Verbanus, Archivio Storico Lombardo, s. IX, 89, 1962, pp. 199-214:206-207; A. Palestra, L'origine e l'ordinamento della pieve in Lombardia, ivi, 90, 1963, pp. 359-398:395-396; P.G. Sironi, Osservazioni ed ipotesi sull'origine dell'antica pieve di Sibrium e lo svilupparsi dell'organizzazione plebana nel milanese e nel comasco, ivi, 91-92, 1964-1965, pp. 264-336:320-325; F. Coppadoro, Battisteri lombardi dalle origini al XII secolo, AC 53, 1965, pp. 235-252; P.G. Sironi, Sulla probabile origine e datazione delle pievi di Gallarate, Arsago Mezzana e Somma, Gallarate 1965; A. Finocchi, Note su edifici romanici nel Varesotto, BArte 51, 1966a, pp. 70-81:70-71; id., Architettura romanica nel territorio di Varese, Milano 1966b, pp. 16-24; G. De Angelis d'Ossat, Origine e fortuna dei battisteri ambrosiani, Arte Lombarda 14, 1969, pp. 1-20:17; M. Mirabella Roberti, Il battistero ambrosiano di S. Giovanni alle Fonti, Milano 1974, p. 27; C. Perogalli, Architettura dell'altomedioevo occidentale dall'età paleocristiana alla romanica, Milano 1974, p. 21; G. Vigotti, La Diocesi di Milano alla fine del sec. XIII, Roma 1974, pp. 119-123; S. Chierici, La Lombardia (Italia Romanica, 1), Milano 1978, pp. 247-252; s.v. Arsago Seprio, in La Lombardia paese per paese (Enciclopedia dei comuni d'Italia, 1), Firenze 1984, pp. 163-164; M. Mirabella Roberti, Milano romana, Milano 1984, pp. 96-102, 115-119.P. Strada