ALAGONA, Artale
Figlio primogenito di Manfredi, iniziò in Sicilia la ribellione contro i Martini, sia sotto lo stimolo dell'interesse personale, sia per le pressioni di Bonifacio IX. Da Catania, prima, il focolaio della rivolta si spostò con l'A. ad Aci e si diffuse in tutta la Sicilia centro-orientale (1392). Né le minacce, nè la promessa del duca Martino di concedergli l'investitura della contea di Malta valsero a piegarlo: ché, anzi, continuò la lotta per un triennio e pose in serie difficoltà il corpo di spedizione aragonese. Uscì dal suo castello di Aci nel 1395 per recarsi in cerca di aiuti a Genova ed a Milano. Alla corte viscontea riprese l'antico disegno dell'omonimo zio, di far intervenire Giangaleazzo Visconti negli affari siciliani. Tale progetto stava per realizzarsi, quando motivi politici sopravvenuti allontanarono il Visconti dall'impresa isolana. A., che, intanto, era tornato in Sicilia a rianimare la lotta, fu costretto ad esulare a Gaeta, donde continuò, con navi proprie, ad incrociare nei mari siciliani. Persa ogni speranza, si trasferì a Milano. Qui fu ammesso tra i familiari del duca e fu nominato podestà di Pavia (1401) e di Milano (1402).
Fonti e Bibl.: G. Zurita, Anales de la corona de Aragón, XI, Zaragoza 1s85, pp. 402, 404, 422; I. La Lumia, I quattro vicari, in Storie siciliane, II, Palermo 1882, pp. 337-468; G. Romano, I Visconti e la Sicilia, in Arch. stor. lomb., 3, IX (1896), pp. 5-56; I. Scaturro, Storia della città di Sciacca, I, Napoli 1925, pp. 505-511; C. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, Milano 1936, pp. 23-24; F. Giunta, Aragonesi e Catalani nel Mediterraneo, I, Palermo 1953, pp. 200, 219.