MUDÉJAR, Arte
L'aggettivo spagnolo mudéjar (dall'arabo mudajjan 'addomesticato') - che indica il musulmano convertito che vive nelle terre riconquistate dai cristiani - viene riferito alle manifestazioni artistiche per definire convenzionalmente una particolare fase dell'arte ispanica la cui produzione, realizzata in territorio cristiano, conserva tracce della particolare interpretazione che il fenomeno estetico ricevette nel mondo islamico. Ne furono esponenti musulmani sottomessi o artisti cristiani attratti da alcune soluzioni adottate nell'Andalus e in particolare nelle grandi realizzazioni califfali di Córdova nel sec. 10°, in quelle almohadi di Siviglia e in quelle nasridi di Granada tra il 13° e il 15° secolo.Le circostanze che favorirono lo sviluppo e la diffusione dell'arte m. furono molto diverse; fattore certamente importante fu quello economico, sia per quanto riguarda gli artefici che realizzavano le opere sia per i materiali richiesti dal loro lavoro. Gli artigiani, appartenenti a una classe sociale umile, erano capaci di realizzare costruzioni con piante e facciate poco complesse e con tetti lignei, ricollegabili a una tradizione secolare, ed erano abituati a lavorare con materiali economici e di facile reperibilità (pietra, legno, gesso, ceramica); la pietra di buona qualità, che frequentemente proveniva da cave lontane dal cantiere e che veniva tagliata da abili scalpellini, era invece impiegata per le costruzioni romaniche e gotiche.Dati questi presupposti, è chiaro che nell'arte m., da cui restarono praticamente escluse pittura e scultura, non è possibile rintracciare in campo architettonico la perfezione nelle proporzioni o nella pianificazione degli spazi. Per quanto riguarda l'edilizia religiosa, questi artefici si adattarono senza difficoltà agli schemi planimetrici romanici e gotici e alle soluzioni relative ai sostegni o ai contrafforti, adottando come unica variante una maggiore leggerezza, in funzione del minor peso delle coperture.Un altro aspetto che in linea generale è opportuno segnalare nell'arte m. è la caratteristica ornamentazione. Va ricordato che nell'arte islamica il repertorio ornamentale ruotava intorno a tre temi fondamentali: le lettere dell'alfabeto arabo, la stilizzazione di elementi vegetali e i motivi a intreccio di carattere geometrico e con solida base matematica, che offrivano ampie possibilità creative. Questo repertorio poteva adattarsi perfettamente a qualsiasi superficie, sia architettonica sia di altro tipo, ed essere facilmente realizzato con i materiali citati.Per quanto riguarda la distribuzione geografica, l'arte m. si sviluppò in modo intenso e caratteristico nelle pianure fluviali della penisola iberica, dove scarseggiava la pietra di buona qualità e le argille erano per contro eccellenti e dove era prevalentemente insediata la popolazione mudéjar, essenzialmente dedita all'agricoltura. Queste circostanze si verificarono soprattutto nella valle dell'Ebro e dei suoi affluenti, in Aragona, in alcuni luoghi delle conche del Duero e del Tago e nella zona vicino Siviglia. In ciascuna di queste aree l'architettura presentò caratteristiche del tutto locali e non si verificarono fenomeni di interscambio; pertanto in prospettiva non è possibile cogliere una chiara evoluzione stilistica. Questa circostanza determina la necessità di studiare la tipologia propria di ogni zona, tenendo conto che in tutte prevalse l'architettura religiosa. Per quanto riguarda la cronologia, elementi di origine mudéjar nelle strutture o nella decorazione sono presenti dalla fine del sec. 12°, con una intensificazione nelle fasi in cui più forte fu lo spirito anticlassico.L'architettura religiosa m. può essere localizzata soprattutto in tre zone: Castiglia-León, Andalusia e Aragona. Nella prima si distinguono i due nuclei base di Toledo, che si estende fino a Guadalajara e all'Estremadura, e della Castiglia-León, più rurale, con centri come Sahagún, Cuéllar, Arévalo, o Madrigal de las Altas Torres. Le chiese, che si presentano come un adattamento di schemi romanici o gotici con pochi cambiamenti tra i secc. 12°-14°, sono in genere accompagnate da campanili a pianta quadrata, derivati in qualche caso dai minareti islamici, che si collocano in posizione variabile rispetto alla chiesa stessa. Si devono inoltre citare alcune cappelle di puro stile almohade (sec. 12°) nel Monasterio de Santa María la Real de Huelgas a Burgos e il monastero geronimita di Guadalupe (Cáceres), con l'ampio chiostro di forme totalmente musulmane.Notevoli sono anche in questa zona le due sinagoghe toledane, esempio della tolleranza dei secc. 13°-14°, oggi trasformate nelle chiese di Santa María la Blanca (sec. 13°) e di El Tránsito (1355-1357), di costruzione semplice e decorazione ricchissima, soprattutto di stucchi, con una singolare interpretazione dello spirito mudéjar.In Andalusia, in particolare nelle zone rurali delle province di Córdova e Siviglia, predominò nell'edificazione delle chiese l'influenza islamica, evidente anche in alcuni monumenti di entrambe le città; la cronologia di questi edifici è incerta e può essere collocata tra la metà del 13° e il 15° secolo. A Córdova è da segnalare la Capilla Real (sec. 13°), all'interno della moschea, che presenta una copertura ad archi intrecciati derivata da tipologie di epoca califfale. A Siviglia i migliori esempi di chiese mudéjares furono eretti verso il 1400, dopo la costruzione dell'alcazar, e tra essi il tipo più frequente è quello a una navata con tetto a due spioventi, risolto con armatura lignea. È opportuno segnalare nella zona anche l'uso nel sec. 14° di cappelle sepolcrali, che in genere presentano pianta quadrata e una cupola su pennacchi decorata nell'intradosso con motivi geometrici, come nella cappella della Quinta Angustia nella chiesa sivigliana di San Pablo. Carattere particolare presentano le torri campanarie, in posizione variabile rispetto alla chiesa, analoghe ai minareti, ma adattate alle nuove esigenze di culto con la creazione, nella parte alta, di aperture per le campane. In esse predomina la pianta quadrata e la maggior parte presenta sulla facciata una decorazione in mattoni a motivi romboidali, ispirata alla torre della Giralda di Siviglia o ai minareti sivigliani almohadi ormai scomparsi.Un'interpretazione molto particolare dell'arte m. si sviluppò, a partire dal sec. 13°, nelle terre aragonesi, dove maestranze cristiane o musulmane, in perfetta convivenza, edificarono numerose chiese aderenti nella tipologia agli schemi del Gotico catalano, stabilendo così un netto carattere differenziale, accentuato da altri aspetti; uno di questi si coglie nella realizzazione di terminazioni absidali complesse, come quella della cattedrale di Saragozza (inizi sec. 15°); un secondo si evidenzia nei tamburi delle cupole che coprono i transetti delle cattedrali di Saragozza, di Teruel e di Tarazona, già del sec. 16°, che chiudono la grande epoca dell'arte m. aragonese.Un alto livello venne raggiunto per imponenza, ricchezza di tipologie e aspetto pittoresco, dalle torri mudéjares di questa zona - decorate con motivi geometrici realizzati con mattoni sporgenti -, superiori a quelle castigliane o andaluse e di diretta derivazione islamica. Dal punto di vista strutturale queste torri possono essere classificate in tre tipologie: a pianta quadrata, come le tre di Teruel; a pianta ottagonale, come quelle, nella regione di Zaragoza, di Tauste, di San Pablo a Saragozza e di Santa María la Mayor e San Andrés a Calatayud; a soluzione mista, quadrata in basso e ottagonale in alto, come quella di Utebo (Zaragoza).Per quanto riguarda l'architettura civile, va rilevato in primo luogo che le abitazioni dei regni cristiani non potevano competere in comodità e in bellezza con quelle che, già da secoli, esistevano nell'Andalus, per es. a Córdova, Granada o Saragozza. Grande impressione e desiderio di emulazione suscitarono quindi gli edifici civili nei comandanti militari impegnati nella Reconquista, soprattutto dopo la presa di Córdova (1236) e di Siviglia (1248). Merita una segnalazione il palazzo che Alfonso XI fece costruire tra il 1340 e il 1344 a Tordesillas (Valladolid), molto ben conservato e poi trasformato nel convento di Santa Clara. Di dimensioni maggiori è l'alcazar di Siviglia, costruito dal re Pietro I a partire dal 1360; con la facciata, i patii - in particolare il Patio de las Muñecas ('patio delle bambole') e il Patio de las Doncellas ('patio delle fanciulle') -, i saloni, come il Salón de Embajadores ('salone degli ambasciatori'), e i giardini, esso raggiunge quasi il livello del suo modello, l'Alhambra di Granada.Nella Toledo dei secc. 14°-16° abbondavano i palazzi mudéjares, semplici all'esterno ma confortevoli e sontuosi all'interno, come quello in seguito trasformato nel convento di Santa Isabel la Real. Zone residenziali di stile m. esistevano anche all'interno di castelli, come quello di Escalona o nell'alcazar di Segovia, e nel sec. 15° questo stile giunse fino in Catalogna e in Navarra. Nei grandi palazzi di Siviglia del sec. 16° elementi mudéjares e rinascimentali si combinano a creare opere assai suggestive, come il Palacio de las Dueñas o la c.d. casa di Pilato.Tratti caratteristici dell'arte m. si colgono anche nella decorazione architettonica e nelle arti suntuarie. Per quanto riguarda la decorazione architettonica, benché modificati in senso naturalista dallo stile gotico, si notano elementi di stilizzazione vegetale, motivi a intreccio e motivi epigrafici. Questi caratteri si apprezzano soprattutto nelle coperture lignee, ricche, variate e dalle soluzioni ingegnose (per es. Santo Domingo de Silos, monastero; Teruel, cattedrale; Saragozza, palazzo dell'Aljafería e cattedrale), nella decorazione delle superfici con mattoni leggermente aggettanti, nell'applicazione di maioliche o di altri elementi di ceramica, nel rivestimento delle volte e delle cupole delle chiese con gesso o stucco, nell'uso di decorazioni graffite - che nascondono con una decorazione facile, rapida ed economica l'umile materiale utilizzato -, nell'ampio uso del legno, decorato con i tipici motivi mudéjares, per realizzare gronde, mensoloni, balconi, persiane e porte.Maggior importanza ebbe l'applicazione di questi motivi ai prodotti dell'artigianato artistico, che, nei regni cristiani della penisola iberica, attesta la perfezione raggiunta dagli artefici ispano-musulmani, leggibile nei pochi tessuti e ricami conservati che recano testimonianza dell'attività delle botteghe di Granada, di Siviglia e di Toledo; nei tappeti fabbricati nella provincia di Albacete, a Chinchilla de Monte-Aragón o ad Alcaraz, secondo tipologie caratteristiche, appartenenti al gruppo detto del Almirante o Holbein; nei cuoi detti di Córdova o guadamecí, arricchiti da decorazioni dipinte o dorate e applicati per es. a legature, casse, retabli o paliotti di altare, che trovarono larga diffusione in tutta Europa. Grande sviluppo ebbe anche l'arte della fabbricazione di vasellame pregiato da mensa, con la produzione di ceramiche invetriate in verde o in bianco, o policrome come quelle delle manifatture di Paterna e Teruel, del tipo cuerda seca di Toledo e Siviglia, o a lustro metallico dorato di Manises. Seguirono le tradizioni musulmane anche i vetri di Granada del sec. 16°, fabbricati a Puebla de Don Fadrigue o a Castril de la Peña, i mobili decorati a intarsio e le numerose realizzazioni degli artigiani che lavorarono il metallo (serrature di porte, oggetti di rame e ottone, lavori di oreficeria, armi).
Bibl.: M. Gómez Moreno, Arte mudéjar toledano, Madrid 1916; F. Iñiguez, Torres mudéjares aragonesas, AEA 13, 1937, pp. 173-189; L. Torres Balbás, Arte almohade. Arte nazarí. Arte mudéjar (Ars Hispaniae, 4), Madrid 1949; H. Terrasse, Formación y fuentes del arte mudéjar toledano, AEA 43, 1970, pp. 385-393; G.M. Borrás Gualis, El mudéjar como constante artística, Teruel 1975; id., Arte mudéjar aragonés, Zaragoza 1978; id., Arte mudéjar, Teruel 1990.S. Alcolea Gil